Le Borse seguono logiche distorte: dazi che penalizzano chi li impone, dollaro debole che non premia Wall Street, innovazione che contagia anche chi non ne è protagonista diretto.
Un tempo i mercati azionari, nelle loro vicende ordinarie, erano più “leggibili”: i dati sull’economia, le decisioni sui tassi, le notizie geopolitiche davano segnali chiari e in parte prevedibili. Diverso era il discorso per le vicende straordinarie – guerre, pandemie, persino eventi traumatici come l’attacco alle Torri Gemelle – che portavano a movimenti strani, spesso fuori da ogni logica apparente.
Oggi, invece, il paradosso è che anche nelle situazioni ordinarie le Borse si muovono come se fossero attraversate da quelle stesse logiche distorte tipiche delle emergenze.
Prendiamo i dazi. La guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti con l’obiettivo di colpire la Cina avrebbe dovuto rafforzare i listini americani e indebolire quelli asiatici. E invece no. I grafici mostrano che gli effetti sono stati opposti: i Paesi colpiti dai dazi non si sono piegati, mentre Wall Street non ha raccolto i frutti che ci si aspettava. È la prima stranezza: la misura che avrebbe dovuto premiare chi la impone finisce per zavorrarlo. [...]
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