Quando dovresti dichiarare (e giustificare) un bonifico ricevuto?

Simone Micocci

29/05/2025

Ecco quando potrebbe essere necessario dichiarare e giustificare un bonifico ricevuto. A cosa fare attenzione e come.

Quando dovresti dichiarare (e giustificare) un bonifico ricevuto?

Ci sono diverse situazioni in cui si riceve un bonifico, come può essere un pagamento, la restituzione di un prestito, un regalo e così via. Distinguere tra le varie casistiche e poter dimostrare il motivo del pagamento è fondamentale, perché potrebbe essere richiesto di giustificare il bonifico ricevuto.

Il fatto che si tratti di un mezzo di trasferimento tracciabile, infatti, non è sempre sufficiente a chiarire la situazione in caso di controlli. Ogni correntista potrebbe essere chiamato a dichiarare il motivo del bonifico - e soprattutto a dimostrarlo - in diversi contesti. Si va dai controlli fiscali, per esempio in caso di presunti redditi in nero, alla repressione di reati come riciclaggio.

Anche la donazione, un prestito o la sua restituzione devono però poter essere provati all’occorrenza. In linea generale, sarebbe opportuno avere tutta la documentazione necessaria a spiegare i movimenti sui propri conti correnti, per autotutela. Vediamo però quali sono le situazioni più critiche e cosa si deve fare.

Giustificare un bonifico ai controlli fiscali e antiriciclaggio

Il primo aspetto che ogni correntista deve considerare quando riceve un bonifico sono i controlli fiscali, visto che l’Agenzia delle entrate può usufruire dei dati relativi ai conti correnti per accertare eventuali illeciti. Ciò riguarda principalmente i lavoratori autonomi e le imprese, ma non bisogna credere che le persone fisiche siano del tutto esenti dai controlli. In determinate circostanze anche i privati possono finire sotto la lente dell’Ader, soprattutto se i bonifici ricevuti sono frequenti e i trasferimenti ingenti.

A tal proposito, è bene sapere che ogni versamento o accredito sul conto corrente viene considerato come un ricavo o un compenso non dichiarato, salvo prova contraria. Opera infatti una presunzione legale relativa, che il contribuente può superarla e dimostrare il contrario con i propri mezzi di prova. Chi ha ricevuto un bonifico può quindi esser chiamato a dimostrare che la somma è già stata dichiarata, che non è imponibile o che comunque non è rilevante dal punto di vista fiscale.

Secondo la giurisprudenza devono essere presentate prove precise e determinanti per ogni movimento, qualora richiesto. Non è quindi possibile giustificare un insieme di pagamenti in modo univoco, a meno che ognuno di questi non sia motivato nella documentazione. Per esempio, pensiamo alla scrittura privata di un prestito infruttifero tra amici o familiari. Il documento serve a provare il trasferimento della somma prestata e anche la restituzione, che per esempio potrebbe avvenire in più rate.

Potrebbe anche trattarsi di una donazione, che dal punto di vista fiscale non può essere solo presunta, nemmeno se si tratta di familiari. Se si tratta di donazioni di modico valore, che non necessitano dell’atto notarile, fanno fede le dichiarazioni testimoniali e la corrispondenza. Sopra un importo di 2,50 euro, tuttavia, in sede giudiziale non sono ammessi i testimoni, a meno che sia spiegato in modo concludente perché mancano le prove scritte. Ovviamente, se si tratta di parenti stretti è molto facile, facendo riferimento anche all’uso comune. Non dimentichiamo comunque che anche la causale del bonifico contribuisce alla valutazione.

La necessità di provare la causale del bonifico potrebbe inoltre derivare dai controlli antiriciclaggio, che vengono operati in prima istanza proprio dalla banca. Ricordiamo, infatti, che quest’ultima è tenuta a inviare una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) all’Unità di informazione finanziaria (Uif) in caso di anomalie. L’istituto di credito potrebbe quindi chiedere al cliente delle spiegazioni sui movimenti sospetti, per importi, frequenza o altri dettagli.

Poter provare il motivo dei bonifici in entrata, quindi, può rivelarsi molto utile, per evitare in primo luogo la segnalazione quando la documentazione è esaustiva o per chiarire la propria posizione con l’Uif in caso contrario (o segnalazione obbligatoria).

Donazioni, prestiti ed eredità

Giustificare un bonifico ricevuto potrebbe essere necessario a prescindere dai controlli fiscali, soprattutto nelle cause ereditarie. Riuscire a provare la donazione, per esempio, è necessario per dimostrare di non esser tenuti alla restituzione.

Secondo il recente orientamento della Corte di Cassazione, infatti, è chi riceve il bonifico a dover provare che si tratta di una donazione, altrimenti viene considerato come prestito.

Al contrario, se il bonifico non è avvenuto come donazione potrebbe essere utile provare questa circostanza, ad esempio in caso di liti ereditarie. Gli eredi legittimari potrebbero difatti pretendere la restituzione delle somme, considerate donazioni, se sembrano violare le quote ereditarie previste dalla legge. Bisogna quindi munirsi della documentazione a disposizione a seconda del caso, per esempio provando che si tratta di un pagamento, del contributo per un acquisto comune o ancora della restituzione di un prestito.

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