Uno dei più grandi produttori di automobili cinesi ha deciso di abbandonare il mercato russo. Pesano i dazi russi e le sanzioni occidentali.
Vladimir Putin è stato tradito, considerando l’alleanza che intercorre con la Cina. Tuttavia, Chery, la seconda casa automobilistica cinese dopo Byd, ha appena deciso di abbandonare il mercato russo, nonostante questo sia diventato uno dei più grandi e redditizi per l’azienda, con il 25,5% del fatturato dello scorso anno proveniente proprio dalla Russia. L’anno precedente era pari al 17%. I grandi marchi cinesi hanno approfittato del vuoto lasciato dalle case europee e statunitensi dopo le sanzioni legate alla guerra in Ucraina, conquistando una quota significativa di mercato e imponendosi come protagonisti in un settore fino a quel momento dominato quasi esclusivamente dai produttori occidentali.
Ma nonostante numeri in crescita e in positivo, Chery ha deciso di lasciare la Russia ridimensionando drasticamente le sue attività. La filiale locale, attiva dal 2005, ha raggiunto ad aprile un accordo con tre società, i cui nomi non sono stati resi noti, per il trasferimento di inventario, obblighi di garanzia e reti di distribuzione. A fine marzo, Chery contava 372 concessionari e 687 showroom nel Paese, diventando in pochi anni uno dei marchi più visibili nelle principali città russe.
Chery dice addio alla Russia: i motivi
Le ragioni di questo addio risiedono nelle sanzioni occidentali comminate alle aziende operanti in Russia e nei dazi locali introdotti per proteggere il mercato automobilistico interno. Due elementi che hanno pesato sulla decisione di Chery, soprattutto considerando che l’azienda non dispone di capacità produttiva nel Paese. Importando tutti i veicoli dall’estero, risultava inevitabilmente soggetta a pesanti dazi e sanzioni che ne hanno reso insostenibile la permanenza.
L’obiettivo principale di Chery resta comunque il mercato europeo. Dopo Byd, che sta progressivamente conquistando spazi nel settore elettrico europeo, anche Chery punta a commercializzare i propri modelli elettrici e ibridi plug-in nel Vecchio Continente, puntando sull’ottimo rapporto qualità-prezzo e su strategie di marketing sempre più aggressive.
leggi anche
BYD abbatte i prezzi e conquista il mondo: inizia la guerra globale delle auto elettriche

Attualmente la quota di mercato europea di Chery si attesta al 5%, ma già lo scorso anno l’azienda ha inaugurato un impianto produttivo in Spagna. La scalata è appena iniziata e, nel frattempo, il gruppo ha voltato le spalle alla Russia, preferendo concentrare risorse e investimenti sul futuro europeo.
Il prossimo passo per rafforzare ulteriormente lo sviluppo sarà la quotazione alla borsa di Hong Kong. Chery prevede di raccogliere 9,1 miliardi di dollari di Hong Kong (quasi 1 miliardo di euro) quotandosi sul listino della città. Nel corso dell’IPO, il prezzo delle azioni sarà compreso tra 27,75 e 30,75 dollari di Hong Kong. La casa automobilistica ha annunciato che il 20% dei proventi sarà destinato all’espansione della gamma di veicoli elettrici e ibridi plug-in, mentre un altro 20% verrà investito per accelerare la crescita sui mercati esteri. Già nella seconda metà dell’anno, l’azienda conta di introdurre oltre otto nuovi modelli elettrificati. L’avvio delle contrattazioni è previsto per giovedì prossimo e rappresenterà un passaggio decisivo per le ambizioni globali del marchio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA