Altro che “francescani”, ecco i privilegi e gli stipendi dei collaboratori dei 5 Stelle

Alessandro Cipolla

17 Agosto 2017 - 16:21

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L’Espresso pubblica un’inchiesta dove emergerebbero i benefit e gli stipendi per i collaboratori parlamentari dei senatori del Movimento 5 Stelle.

Altro che “francescani”, ecco i privilegi e gli stipendi dei collaboratori dei 5 Stelle

Per il Movimento 5 Stelle in Italia è possibile fare politica guadagnando 3.000 euro al mese. Questo è il mantra che i pentastellati ripetono fin dalla propria nascita, mantenendo fede all’impegno anche quando sono sbarcati in Parlamento.

Una scelta questa fatta per restituire quello che viene considerato superfluo ai cittadini, specie in iniziative in favore del microcredito, ma anche per porre ancor di più l’accento sulla differenza tra il Movimento 5 Stelle e i partiti tradizionali.

Gli stipendi dei parlamentari pentastellati però da tempo sono oggetto anche di critiche. In molti fanno notare infatti come, riconosciuto comunque un effettivo taglio degli stipendi, i grillini intascano mensilmente anche lauti rimborsi spese.

Un’inchiesta de L’Espresso quindi ci svela come, secondo i dati snocciolati dal settimanale, analizzando gli introiti dei dipendenti e dei collaboratori al Senato dei 5 Stelle tra benefit e stipendi, si vanno a riscontrare privilegi molto simili a quelli combattuti da sempre dai grillini.

Quanto guadagnano i collaboratori del Movimento 5 Stelle?

Al Senato il Movimento 5 Stelle può contare su 35 senatori. In virtù di questo corposo gruppo a Palazzo Madama, i pentastellati incassano ogni anno dallo Stato 2,4 milioni. La quasi totalità di questa somma viene impiegata per pagare i 31 tra dipendenti e collaboratori.

Il più famoso sicuramente tra i collaboratori al Senato è Rocco Casalino, già star del Grande Fratello e da qualche tempo a capo, con molto potere secondo i beninformati, dell’ufficio comunicazione del Movimento 5 Stelle.

Secondo l’Espresso, lo stipendio medio dei dipendenti del Movimento 5 Stelle al Senato si aggira sui 5.000 euro, per un totale annuo complessivo di oltre 1,9 milioni, mentre per le partite IVA il salario arriva anche a 7.000 euro, per un totale di 291.000 euro annui.

Ma oltre al lauto stipendio ci sono pure diversi benefit. Con canoni che vanno dai 900 ai 2.500 euro al mese, i 5 Stelle pagano l’affitto ai propri collaboratori, comprensivo anche di condominio e bollette di acqua, luce, gas e Tari.

Un modus questo che non va a differenziarsi molto da quello dei partiti tradizionali, da sempre visti dai pentastellati, spesso a ragione, come una sorta di sanguisughe pronte a spolpare le casse dello Stato.

Diversi dagli altri partiti?

Ogni anno uno degli appuntamenti fondamentali per il Movimento 5 Stelle è il Restitution Day. Si tratta del momento dove i parlamentari e consiglieri pentastellati consegnano dei simbolici assegni con le somme degli stipendi decurtati ogni mese.

Secondo Beppe Grillo, in tutti questi anni di attività politica il Movimento 5 Stelle avrebbe restituito ai cittadini circa 80 milioni di euro. Una cifra considerevole e che ci fa capire anche a quanto ammontino attualmente i costi della politica.

Il taglio dello stipendio da parte dei parlamentari dei 5 Stelle è un dato di fatto, ma quando siamo andati ad analizzare per esempio quanto guadagna Alessandro Di Battista abbiamo notato che la cifra totale percepita ogni mese è ben superiore ai famigerati 3.000 euro.

Nel 2016 infatti Di Battista ha percepito mediamente poco più di 3.000 euro al mese, molto meno di circa 5.000 che gli spetterebbero, ai quali però vanno aggiunti sui 7.000 euro di rimborsi. Il totale quindi si aggira sui 10.000 euro.

Gran parte di questi rimborsi vengono usati appunto per le spese dei collaboratori, ma anche per organizzare eventi sul territorio. Alla prova del Parlamento quindi, anche per il Movimento 5 Stelle è apparso impossibile fare politica con 3.000 euro al mese.

Alla fine basterebbe soltanto essere un po’ più chiari, anche se ormai questa politica tutta giocata sugli strilli via social danza sempre in maniera pericolosa sul labile filo che separa la verità dalla propaganda.

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