La Russia è sempre più colpita dalle sanzioni occidentali, ma preferisce vendere il suo oro e concentrarsi sulla guerra.
La Russia sta puntando tutto sulle riserve auree, che si rivelano fondamentali anche quando è ora di passare a soluzioni disperate. Indipendentemente dallo straordinario record raggiunto, Putin ha deciso di vendere l’oro mettendo per la prima volta in assoluto mano alle riserve fisiche del metallo prezioso. Non si tratta più delle normali transazioni virtuali che lasciano intatte le preziose riserve nazionali, ma di veri e propri trasferimenti di oro fisico che rappresentano un chiaro segnale.
Se Putin è costretto a vendere il suo oro vuol dire che le sanzioni occidentali e il proseguimento della guerra hanno effettivamente messo Mosca in grosse difficoltà, sicuramente più di quanto il Cremlino non voglia ammettere. Già dall’inizio della guerra l’Occidente tiene i fari accesi sulla strategia russa riguardante l’oro, una cartina di tornasole per capire la strategia di Putin e la salute economica della nazione. Spesso si è parlato di come la Russia, sottovalutata dalla maggior parte dei Paesi, abbia sorpreso tutti scegliendo di aumentare le riserve d’oro anziché cominciare a venderlo.
Una strada che si è rivelata vincente, contribuendo notevolmente alla capacità della Russia di sopportare le misure occidentali e aumentare la ricchezza nazionale grazie all’aumento del prezzo dell’oro. Anche se Mosca diminuisce le proprie riserve e arriva a vendere direttamente l’oro, il valore del metallo prezioso compensa ampiamente la perdita. A conti fatti, il Cremlino è più che avvantaggiato da questo punto di vista, ma il fatto che sia stato costretto dalle circostanze a prendere questa decisione è significativo.
Putin costretto a vendere il suo oro (ma non molla)
L’oro è un elemento chiave nella stabilizzazione finanziaria della Russia, già da molto tempo prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina. È sintomatico che il Paese stia affrontando il settimo anno consecutivo con un deficit di bilancio, una gravità che non si vedeva dallo scorso secolo. Un problema enorme sia dal punto di vista economico che da quello politico, come sottolineato anche dagli economisti russi, ma che non impedisce a Putin di continuare a destinare oltre il 40% del bilancio federale alla difesa e alla sicurezza, vale a dire alla guerra in Ucraina.
Eppure, si prevede per il 2026 un deficit di circa 3,8 milioni di rubli, che con la svalutazione attuale sono poco più di 40mila euro, ma è evidente che per la Russia rappresentano un’enorme lacuna. Basti pensare che il Cremlino ha ufficialmente rinunciato a mantenere il deficit sotto l’1% del Pil, anche perché le difficoltà sono destinate ad aumentare. La nazione è fortemente isolata, anche Paesi amici come la Cina non concedono prestiti statali per evitare contrapposizioni aperte con l’Occidente, mentre le principali fonti di sostentamento del Paese vengono colpite direttamente dalle sanzioni.
La produzione energetica è ostacolata dalle rappresaglie ucraine contro gli impianti, la vendita è limitata e poco conveniente a causa delle sanzioni che colpiscono le importazioni, mentre l’accesso ai mercati finanziari internazionali viene impedito. Naturale che in questo contesto Mosca abbia rafforzato il proprio interesse per l’oro, unico mezzo per costruire un’indipendenza dal dollaro statunitense e salvaguardare la stabilità finanziaria interna.
E di fatto la strategia ha funzionato, anche grazie all’imprevedibile importanza dell’oro nell’attuale instabilità, ma è difficile dire per quanto tempo ciò sarà sufficiente. Ad oggi, il ministero delle Finanze russo ha venduto più della metà delle riserve di oro fisico per coprire il deficit di bilancio. Dalle oltre 405,5 tonnellate che facevano della Russia la quinta nazione al mondo per riserve di oro si è arrivati a 173 tonnellate.
Grazie al prezzo attuale del metallo prezioso valgono moltissimo, ma a prescindere da quale sarà l’andamento futuro non potranno bastare per sempre. Non a caso gli economisti pensano che possano esaurirsi tra uno o al massimo due anni, confermando di fatto tutte le stime sulla capacità di resistenza della Russia.
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