Il petrolio sta volando: Trump vuole bloccare accordi con Iran

C. G.

07/05/2018

Il prezzo del petrolio schizza sui livelli del 2014. Il motivo? Da ricercare negli incandescenti rapporti tra gli USA di Trump e l’Iran, ma non solo.

Il petrolio sta volando: Trump vuole bloccare accordi con Iran

Il prezzo del petrolio sta letteralmente decollando grazie agli USA di Donald Trump e grazie ancora all’Iran.

Una nuova ondata di tensioni internazionali, tutta nuova rispetto a quella che ha fatto temere una guerra commerciale USA-Russia, sta ora permettendo alle quotazioni di greggio di risalire ben oltre i $70 al barile.

La prossima settimana, infatti, Donald Trump potrebbe scegliere di congelare tutti gli accordi con l’Iran. Una decisione, questa, che potrebbe addirittura bloccare l’export di oro nero, con ovvie ripercussioni sullo stesso prezzo del petrolio.

USA e Iran fanno decollare il petrolio, ma non sono i soli

Tra le principali ragioni del rally del prezzo del petrolio sicuramente le già citate tensioni tra gli Stati Uniti d’America e l’Iran. Stando a quanto emerso nelle ultime infuocate giornate, Donald Trump sarebbe intenzionato a bloccare tutti gli accordi con il Paese, semplicemente non estendendoli oltre il 12 maggio prossimo.

Il congelamento dell’accordo nucleare del 2015 impedirebbe così a Teheran di esportare greggio, un’eventualità che ha già permesso al prezzo del petrolio di riportarsi sopra i massimi di novembre 2014.

“Abbiamo piani per resistere a qualsiasi decisione di Trump sull’accordo nucleare. Se gli Stati Uniti lo abbandoneranno, vedrete molto presto che se ne pentiranno come mai prima nella storia”,

ha tuonato il presidente della Repubblica islamica.

Non sono stati soltanto gli USA e l’Iran a far decollare il prezzo del petrolio nelle ultime giornate. Anche Caracas ha contribuito al rally delle quotazioni di Brent e Wti. Si ricordi, infatti, come il Venezuela sia seduto sulle più grandi riserve di greggio al mondo, ma la terribile recessione che ha colpito l’economia di Nicolas Maduro ha imposto di tagliare le esportazioni a 1,5 milioni di barili al giorno.

Anche in questo caso, la riduzione dell’offerta di greggio ha supportato i prezzi di Brent e Wti, ma al momento la vera preoccupazione degli investitori pare essere la partita tra USA e Iran.

“L’attenzione del mercato petrolifero è oggi tutta sulla decisione del presidente USA relativa al destino dell’accordo nucleare con l’Iran”,

ha affermato Victor Shum, analista di IHS Markit.

Il presidente avrà tempo fino al prossimo 12 maggio per prendere una posizione.

“Vedremo cosa accadrà. Non vi dirò ciò che ho intenzione di fare, eppure in molti pensano di saperlo”,

ha affermato l’inquilino della Casa Bianca la scorsa settimana. Le sanzioni sull’Iran potrebbero impattare circa 1 milione di barili al giorno.

L’ipotesi di un blocco degli accordi ha permesso al prezzo del petrolio di schizzare ben oltre i massimi del 2014. Al momento della scrittura, il Brent sta viaggiando sopra i $75,54, mentre il Wti sta scambiando su quota $70,38.

Argomenti

# Brent
# WTI

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it