Previdenza complementare per dipendenti: come funziona

Claudio Garau

19/08/2021

25/10/2022 - 12:08

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La previdenza complementare è uno strumento di risparmio e investimento che consente di colmare la differenza tra pensione obbligatoria di base e ultimo reddito.

Previdenza complementare per dipendenti: come funziona

La previdenza complementare può rivelarsi cruciale per il futuro di molti lavoratori. Trova la sua disciplina normativa nel noto D.lgs. n. 252 del 2005 e rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano, con l’obiettivo d’integrare la previdenza di base obbligatoria, detta anche primo pilastro.

Di seguito intendiamo dare qualche informazione generale circa il funzionamento della previdenza complementare dipendenti, onde rimarcarne gli aspetti cruciali e far capire perché è importante sottoscrivere una “pensione di scorta” appunto una forma pensionistica integrativa (i cd. “fondi pensione”).

Pensione complementare dipendenti: che cos’è in breve

La previdenza complementare è un meccanismo grazie al quale il lavoratore dipendente raggiunge un livello adeguato di tutela pensionistica, unitamente alle prestazioni previste dal sistema pubblico di base.

È ben noto il dibattito odierno sul tema pensioni e sui progetti di riforma. Sullo sfondo, c’è pur sempre la consapevolezza degli esperti del settore, ma anche degli stessi lavoratori, che optare per le forme di previdenza complementari, e dunque per i fondi pensione, potrebbe rivelarsi cruciale per avere un trattamento pensionistico dignitoso in futuro.

La previdenza complementare è una forma di previdenza che si somma a quella obbligatoria e che di fatto non la sostituisce. Il principio di funzionamento è fondato su un sistema di finanziamento a capitalizzazione. In buona sostanza, per ciascun lavoratore dipendente iscritto viene creato un conto individuale in cui confluiscono i versamenti, in un secondo tempo investiti (ad es. in titoli obbligazionari o azioni) nel mercato finanziario, da gestori specializzati. Questi versamenti sono in grado di produrre rendimento di diverso ammontare nel corso del tempo, in rapporto alle scelte di gestione e all’andamento dei mercati.

Anche per la previdenza complementare dipendenti esiste un organo di controllo: si tratta della cd. Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP). Essa ha il ruolo di vigilare e garantire trasparenza e correttezza dei comportamenti delle forme pensionistiche complementari.

Previdenza complementare dipendenti: il meccanismo

Ci si potrebbe certamente chiedere come funziona in concreto il sistema della cd. previdenza complementare dipendenti: ebbene, in estrema sintesi, la posizione individuale del lavoratore è costituita dai contributi versati da questi e dall’azienda alla forma pensionistica complementare e dai rendimenti conseguiti, al netto dei costi, tramite l’investimento sui mercati finanziari dei contributi stessi. Il meccanismo è dunque molto lineare e agevolmente comprensibile anche da chi non è esperto di previdenza.

Il meccanismo della previdenza complementare dipendenti, quindi, è legato strettamente non soltanto alla variabile rappresentata dall’importo dei contributi versati e dei rendimenti ottenuti, ma anche alla durata del periodo di versamento. Per cui maggiore è detto periodo, maggiore sarà l’ammontare della pensione integrativa.

Il finanziamento della previdenza complementare è da intendersi a carico del lavoratore dipendente, che intende ottenere la prestazione, e in parte anche a carico del datore di lavoro. Da ricordare che i lavoratori dipendenti possono scegliere di integrare i versamenti contributivi anche attraverso il conferimento al Fondo del trattamento di fine rapporto (TFR).

Nell’ambito del meccanismo della previdenza complementare, sono incluse diverse agevolazioni fiscali, assegnate anche a favore dei familiari fiscalmente a carico, che costituiscono una supplementare opportunità di risparmio.

Pensione complementare dipendenti: che succede al momento del pensionamento?

La pensione complementare dipendenti darà i suoi frutti alla data dell’effettivo pensionamento. Infatti, all’iscritto sarà conferita una rendita aggiuntiva alla pensione, come detto formata dai contributi versati, e inclusiva dei risultati di gestione. Ad alcune condizioni, la legge ammette la possibilità di percepire in capitale la prestazione maturata, grazie al meccanismo della previdenza complementare dipendenti.

Va altresì rimarcato che l’interessato può conseguire la prestazione integrativa anche in mancanza di pensione derivante dalla cd. previdenza pubblica, ossia erogata per legge dagli enti previdenziali obbligatori.

Previdenza complementare dipendenti: i vantaggi fiscali dei fondi pensione

Dal punto di vista fiscale, il regime applicato ai fondi pensione, e dunque alla previdenza complementare dipendenti comporta più vantaggi, che non si trovano negli altri tipi di risparmio. Ciò si può notare nelle tre fasi del rapporto previdenziale, come di seguito evidenziato:

  • nella fase di contribuzione. I contributi pagati per il meccanismo della previdenza complementare sono deducibili dal reddito complessivo fino a un limite massimo stabilito dalla legge vigente;
  • nella fase dei rendimenti. I rendimenti conseguiti anno dopo anno sono caratterizzati da un’imposta sostitutiva con aliquota inferiore se considerata in rapporto a buona parte delle altre tipologie di risparmio;
  • nella fase dell’erogazione delle prestazioni. Le prestazioni, per la porzione che non ha subito la tassazione nel periodo di accumulo, sono caratterizzate da un’imposizione fiscale con un’aliquota che cala all’aumentare degli anni di partecipazione al meccanismo di previdenza complementare, per quanto attiene alle pensioni versate ai lavoratori del settore privato. Invece per coloro che lavorano nel settore pubblico, vale la tassazione ordinaria sulle rendite e quella separata sulla prestazione in capitale.

Previdenza complementare dipendenti e previdenza obbligatoria: quali sono le differenze?

A questo punto, onde contribuire a fare ulteriore chiarezza circa questa delicata materia, vediamo in sintesi quali sono le differenze tra previdenza complementare dipendenti e previdenza pubblica obbligatoria:

  • a differenza di quella obbligatoria, la previdenza complementare è gestita da soggetti ed enti di diritto privato;
  • la previdenza complementare dipendenti comporta una contribuzione definita, ossia è noto quanto si versa e la prestazione finale è collegata alle somme effettivamente messe in gioco e alla resa dell’investimento;
  • la previdenza complementare integrativa è del tutto volontaria;
  • a differenza di quella obbligatoria, il sistema è a capitalizzazione individuale. Pertanto, i singoli versamenti sono diretti in conti individuali intestati ai singoli iscritti e sono così investiti dal fondo di previdenza. Alla data dell’effettivo pensionamento sono restituiti al lavoratore dipendente, con i rendimenti maturati con gli investimenti, aggiunti alla prestazione della previdenza obbligatoria di base.
  • Lascelta di attivare un piano individuale di previdenza complementare dipendenti può certamente rivelarsi efficace per avere, in futuro, un trattamento pensionistico più proporzionato ai propri bisogni ed esigenze.

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