I porti chiusi di Salvini: no ai migranti

Ludovica Ranaldi

23/12/2018

23/12/2018 - 14:43

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Continuano i porti chiusi di Salvini che imperterrito nega il consenso alle navi di migranti ad attraccare al suolo italiano.

I porti chiusi di Salvini: no ai migranti

Una nuova richiesta da parte delle Ong (Organizzazione non governativa) di far sbarcare sulle coste italiane i 33 migranti che si trovano sulla nave olandese Sea Watch 3, ma vengono confermati i porti chiusi di Salvini.

Una decisione che sta dividendo il popolo italiano, tra chi lo appoggia per un’Italia libera dal sovraffollamento dei migranti e per rendere più responsabile la Libia e coloro che invece si dimostrano indignati di fronte all’indifferenza del valore umano.

I porti chiusi di Salvini: una situazione irreversibile

La scelta di non ricevere i migranti in Italia era già avvenuta ieri sera quando Open Arms ha fatto l’appello di far sbarcare circa 300 persone tratte in salvo al largo della Libia. Salvini ha giustificato così la decisione:

I porti italiani sono chiusi! Per i trafficanti di esseri umani e per chi li aiuta, la pacchia è finita

Anche Malta si è opposta, quindi la Spagna si è vista costretta ad accettare le richieste di attracco da Open Arms.

Sembrava una vicenda finita, ma da poche ore è arrivata un’altra richiesta da parte di Sea Watch 3, imbarcazione olandese, che ha con sé ben 33 migranti. Salvini non si smuove dalla sua posizione, continua così l’#portichiusi che sta spopolando su Twitter.

La richiesta disperata della barca è di trovare una costa sicura, in quanto in Libia si stanno verificando indicibili orrori. Ruben Neugebauer, portavoce della Sea Watch 3, lancia un nuovo appello dopo aver ricevuto il rifiuto dal premier:

Tenteremo di tutto per ottenere un porto sicuro prima di Natale, perché il 25 dicembre il meteo peggiorerà, quindi invitiamo i Paesi europei a trovare una soluzione nelle prossime 24 ore

Insomma, la Ong sembra determinata nel trovare una soluzione alternativa per i migranti a bordo, col fine di garantire loro la salvaguardia della propria vita e cercare di farli scappare da ciò che potrebbe accadere una volta rientrati nel loro paese di origine.

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