Petrolio in tilt: il prezzo affonda, cosa succede al greggio?

Violetta Silvestri

22/06/2022

23/06/2022 - 11:03

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L’altalena del prezzo del petrolio non si ferma e le quotazioni vanno in profondo rosso, con perdite del 5%. Cosa succede al settore energetico e quali timori incombono sul mercato del greggio?

Petrolio in tilt: il prezzo affonda, cosa succede al greggio?

Petrolio affonda negli scambi del 22 giugno, spinto nel forte ribasso dalle probabili mosse di Biden per calmare i prezzi alla pompa di benzina e dalle ombre di recessione che si intensificano.

Nel dettaglio, le quotazioni sono crollate di oltre 6 dollari al barile nei primi scambi di mercoledì, oggi, a causa della volontà Usa di ridurre l’impennata dei costi del carburante e di aumentare la pressione sulle principali società energetiche del Paese affinché operino una riduzione dei prezzi per i conducenti durante il picco dei consumi estivi.

Non solo, le preoccupazioni per un potenziale rallentamento degli Stati Uniti, che potrebbe indebolire la domanda di energia, sono aumentate a dismisura negli ultimi giorni dopo che la Fed ha alzato i tassi. Tutti, dall’amministratore delegato di Tesla Elon Musk all’economista Nouriel Roubini, hanno avvertito della crescente probabilità che la più grande economia del mondo cada in recessione.

Il prezzo del petrolio è quindi affondato: quali prospettive?

Prezzo del petrolio precipita: cosa c’entrano gli Usa e quali previsioni

Alle ore 10.22 circa, le quotazioni del petrolio viaggiano in perdita. Il Brent scambia a 110 dollari al barile con un calo di oltre il 4% e i future WTI affondano del 4,48% a 104 dollari al barile.

Il mercato petrolifero appare nervoso e molto volatile. Se, infatti, ieri aveva mostrato segnali di rialzo nonostante la previsione di recessione che aleggia a livello globale e negli Usa soprattutto, oggi il greggio ha invertito la rotta.

Gli Stati Uniti, il più grande consumatore di petrolio del mondo, lottano per far fronte all’impennata dei prezzi della benzina e dell’inflazione. Il presidente dovrebbe chiedere la sospensione temporanea della tassa federale di 18,4 centesimi al gallone sulla benzina, ha riferito Reuters. Inoltre, sette compagnie petrolifere incontreranno Biden giovedì, sotto la pressione della Casa Bianca per abbassare i prezzi del carburante, mentre realizzano profitti record.

L’amministratore delegato della Chevron Michael Wirth, tuttavia, ha affermato che criticare l’industria petrolifera non è il modo per ridurre i costi per i consumatori di benzina.

C’è dunque tensione, tra tentativi di diminuire l’inflazione energetica e le incertezze su domanda e offerta. Il petrolio, in queste ore, sta reagendo con un crollo dei prezzi.

Nonostante le preoccupazioni per l’inflazione, la domanda è ancora sulla strada per la ripresa ai livelli pre-COVID e si prevede che l’offerta ritarderà a equilibrarsi con i consumi, mantenendo il mercato stretto, come segnalato questa settimana dal colosso commerciale Vitol e da Exxon Mobil Corp.

Da qui, un risultato più probabile è un ampliamento del premio Brent rispetto al WTI, ha affermato in una nota Jeffrey Halley, analista della società di consulenza energetica OANDA, aggiungendo che il Brent è il benchmark scambiato a livello internazionale e nel mondo reale le forniture rimangono scarse.

Dall’altra parte, però, c’è chi vede il petrolio destinato a una perdita mensile, poiché le preoccupazioni per un ampio rallentamento economico compensano le ricadute della guerra in Ucraina e i segni di condizioni ancora tese. La volatilità rimane la sola certezza dei mercati delle materie prime. Oggi, infatti, il rame e il minerale di ferro sono entrambi diminuiti.

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