Petrolio balza a $120 al barile: Cina e non solo spingono il greggio

Violetta Silvestri

30 Maggio 2022 - 08:29

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Il prezzo del petrolio in decisa rimonta stamane, con la spinta cinese delle riaperture a dare forza al mercato energetico. Intanto, c’è attesa per la decisione europea sull’embargo al greggio russo.

Petrolio balza a $120 al barile: Cina e non solo spingono il greggio

I prezzi del petrolio aumentano, toccando il massimo da oltre due mesi, mentre i trader aspettano di vedere se l’Unione Europea raggiungerà un accordo sul divieto delle importazioni di greggio russo per sanzionare Mosca.

La maggiore spinta al settore petrolifero è arrivata dalla Cina: l’hub chiave di Shanghai ha consentito a tutti i produttori di riprendere le attività da giugno, mentre i funzionari hanno affermato che l’epidemia di coronavirus di Pechino è sotto controllo.

Il fattore domanda, quindi, sta tornando determinante con il dragone che ritorna alla normalità.

Alle ore 8.06 circa, il greggio Brent scambia a 116 dollari al barile con un rialzo dello 0,74%, dopo aver toccato un picco di 120 dollari al barile. La quotazione WTI mostra un +0,83% a 116 dollari al barile.

Perché il prezzo del petrolio sta salendo di nuovo

Il petrolio è salito all’apertura della settimana, quando la Cina ha allentato i blocchi anti-Covid e l’Ue si è riunita per trovare un piano e vietare le importazioni di greggio russo.

Il greggio Brent ha superato i 120 dollari al barile, poi ha ridotto alcuni guadagni, dopo che il benchmark è balzato di oltre il 6% la scorsa settimana per registrare la chiusura più alta in due mesi.

Il petrolio è sulla buona strada per una sesta salita mensile consecutiva che sarebbe la corsa più lunga in più di un decennio. La corsa è stata guidata dalle ricadute della guerra in Europa, nonché dall’aumento della domanda man mano che più economie tornano alla normalità dalle restrizioni legate al Covid. Negli Stati Uniti, la stagione di guida estiva è iniziata nel fine settimana, con prezzi al dettaglio della benzina a un record.

L’impennata dei prezzi dell’energia ha contribuito a una forte ripresa del ritmo dell’inflazione, spingendo i banchieri centrali a muoversi verso una politica monetaria più restrittiva.

Si guarda all’Europa poiché qualsiasi ulteriore divieto sul petrolio russo inasprirebbe un mercato del greggio già teso per l’offerta, a causa dell’aumento della domanda di benzina, diesel e carburante per aerei prima del picco della stagione estiva della domanda negli Stati Uniti e in Europa.

Per questo, le quotazioni sono schizzate con la Cina che comincia a riaprire e a mandare ancora più in alto le aspettative della domanda.

Occorre anche considerare che l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e gli alleati tra cui la Russia, OPEC+, sono pronti a respingere le richieste occidentali di accelerare gli aumenti delle loro aggiunte di produzione di petrolio quando si incontreranno giovedì 2 giugno. Si atterranno ai piani esistenti per aggiungere 432.000 barili al giorno a luglio, secondo indiscrezioni.

Non solo, l’Iran venerdì ha affermato che la sua marina militare aveva sequestrato due petroliere greche come rappresaglia per la confisca del greggio iraniano da parte degli Stati Uniti a una petroliera trattenuta al largo delle coste greche.

“Ciò solleva lo spettro di ulteriori interruzioni ai flussi di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz, che trasporta un terzo del commercio mondiale”, hanno affermato in una nota gli analisti di ANZ Research.

Tutti questi fattori fanno presagire ulteriori balzi del prezzo del petrolio. Il greggio è stato sostenuto anche da un calo del dollaro Usa, poiché gli investitori hanno ridotto le aspettative per aumenti aggressivi dei tassi statunitensi e i timori di una recessione globale si sono attenuati. Un dollaro più debole rende il petrolio meno costoso per gli importatori che detengono altre valute.

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