Permessi per votare alle elezioni: come funzionano e retribuzione

Redazione

9 Maggio 2023 - 17:29

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Dalla retribuzione alle differenze tra dipendenti pubblici e privati: come funzionano i permessi per andare a votare in occasione delle elezioni.

Permessi per votare alle elezioni: come funzionano e retribuzione

Per andare a votare alle elezioni è possibile prendere un permesso dal lavoro per recarsi alle urne. Alle prossime elezioni amministrative, previste per il 14 e il 15 maggio, si voterà di domenica e anche di lunedì, fino alle ore 15. Se qualche elettore fosse impossibilitato ad andare a votare di domenica o dovesse lavorare in quella giornata, potrebbe aver bisogno di ricorrere a un permesso elettorale.

Per i lavoratori dipendenti del settore pubblico e quelli del settore privato valgono regole diverse. Per i lavoratori dei comparti pubblici la legge prevede permessi retribuiti per recarsi fuori dall’ordinaria sede di servizio ed esercitare il diritto al voto.

Il dipendente che lavora nel privato e che vuole esercitare il proprio diritto di voto durante un giorno lavorativo dovrà chiedere invece al datore di lavoro di fruire di permessi eventualmente disponibili per altre ragioni, oppure di poter fruire di giorni di ferie maturati in costanza di rapporto, al fine di raggiungere il proprio comune di residenza.

Il lavoratore del settore privato può soltanto usufruire degli sconti sui trasporti per tornare a casa in occasione delle elezioni. La normativa di riferimento per le assenze dal lavoro dovute alle elezioni è contenuta nella legge n.69 del 29 gennaio 1992, nella legge n.53 del 21 marzo 1990, e nel d.p.r. n.361 del 30 marzo 1957.

Vediamo di quanti giorni di permesso possono usufruire i dipendenti pubblici, come fare domanda, quali sono le procedure se si lavora nei seggi e le tempistiche da rispettare in vista delle prossime elezioni.

Permessi per andare a votare

Il diritto di voto è previsto dalla Costituzione ed esistono diverse forme per incentivare i cittadini a votare. Per i dipendenti pubblici la legge prevede permessi retribuiti per recarsi al Comune di origine ed esercitare il diritto di voto. Questo perché molti lavoratori hanno la residenza nel luogo in cui sono nati e non in quello in cui sono impiegati.

Nel dettaglio il permesso per andare a votare spetta a:

  • dipendenti pubblici che votano in un Comune differente da quello di servizio;
  • chi è stato trasferito in prossimità della data delle elezioni;
  • chi ha chiesto il trasferimento della residenza ma la pratica del Comune non è stata ancora ultimata.

Il numero di giorni di permesso dipende da quanto è distante il Comune di residenza, precisamente:

  • 1 giorno di permesso per distanze comprese tra 350 e 700 chilometri;
  • 2 giorni di permesso per distanze superiori ai 700 chilometri e per i spostamenti da e per le isole.

La concessione del permesso retribuito per recarsi a votare in un comune diverso da quello della sede di servizio, ai sensi dell’art. 118 del d.p.r 30.3.1957, n. 361, è previsto solo nell’ipotesi in cui il lavoratore risulti trasferito di sede nell’approssimarsi delle elezioni il quale, anche se abbia provveduto nel prescritto termine di 20 giorni a chiedere il trasferimento di residenza, non abbia ottenuto in tempo l’iscrizione nelle liste elettorali della nuova sede di servizio.

Chi non lavora nella Pubblica amministrazione, invece, formalmente non ha diritto ad alcun permesso retribuito per votare e quindi dovrà usufruire delle ore di permesso o delle ferie a sua disposizione.

Permessi per chi lavora nel seggio elettorale

In occasione delle elezioni, il lavoratore che svolge funzioni specifiche nell’ambito del collegio elettorale ha diritto ad assentarsi dal lavoro per l’intero periodo corrispondente alla durata delle operazioni di voto e di spoglio.

Chi è stato scelto come scrutatore, segretario o incaricato come presidente di seggio per le operazioni di voto, ha sempre diritto a un’assenza retribuita, a prescindere che lavori in un’azienda privata o nel settore pubblico.

L’attività degli scrutatori, dei segretari e dei presidenti di seggio, infatti, è considerata a tutti gli effetti lavorativa e come tale va retribuita e dà diritto al riposo compensativo (due giorni in caso di settimana di lavoro corta e un giorno in caso di settimana di lavoro lunga).

Secondo la legge, i permessi elettorali devono essere concessi ai lavoratori pubblici e privati (sia con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato che determinato) chiamati ad assumere ruoli nei seggi elettorali qualora ricoprano le seguenti figure:

  • presidente di seggio;
  • segretario;
  • scrutatore;
  • rappresentante di lista, di gruppo, di partiti;
  • in caso di referendum, rappresentante del partito, del gruppo politico o del comitato promotore della consultazione referendaria.

La giurisprudenza ha precisato che in caso di svolgimento di operazioni che occupino anche solo una parte della giornata il diritto ad assentarsi debba valere per l’intero giorno lavorativo (Cass. Sez. Lav., sent. n. 8712 del 17 giugno 2002).

Per esempio, se uno spoglio termina alle due del mattino di lunedì, si conferisce al lavoratore il diritto ad astenersi per l’intera giornata e di percepire l’intera retribuzione.

Adempimenti dei lavoratori che operano nel seggio

I lavoratori dipendenti chiamati a operare presso i seggi elettorali hanno diritto:

  • ad assentarsi dal lavoro per tutto il periodo in cui sono tenuti a presenziare alle operazioni elettorali, previa richiesta scritta al datore di lavoro;
  • al pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta alla ordinaria retribuzione mensile, ovvero a riposi compensativi, per i giorni festivi o non lavorativi eventualmente compresi nel periodo di svolgimento delle operazioni elettorali, oltre al compenso erogato dallo Stato.

Il lavoratore chiamato a svolgere funzioni al seggio è tenuto a osservare una serie di adempimenti dovuti sulla base dei principi di correttezza e buona fede insiti nel rapporto di lavoro.

Prima di tutto dovrà comunicare tempestivamente l’assenza al proprio datore di lavoro, e consegnare il certificato dell’Ufficio elettorale del Comune di residenza dove risulta l’incarico appena ricevuto.

Poi, una volta ultimate le operazioni di voto, al rientro in ufficio dovrà consegnare al datore di lavoro copia della documentazione attestante l’indicazione dei giorni e delle ore occupate nella funzione svolta presso il seggio elettorale rilasciata dal presidente del seggio.

La documentazione da produrre al rientro in ufficio può essere diversa a seconda che il lavoratore abbia assunto il ruolo di scrutatore, segretario, presidente o rappresentante di lista.

I permessi richiesti per motivi elettorali concessi per tutto il tempo necessario all’adempimento delle funzioni presso gli uffici elettorali (politiche, amministrative, europee, referendum nazionali e regionali) sono considerati dalla legge, a tutti gli effetti, giorni lavorativi e per questo motivo al datore di lavoro non è consentito richiedere prestazioni lavorative nei giorni coincidenti con quelli richiesti per le operazioni elettorali, anche se eventuali esigenze di servizio dovessero collocarsi in orario diverso da quello di impegno ai seggi.

Permessi per partecipare alla campagna elettorale

Non sono previsti specifici permessi per il caso in cui un lavoratore intenda partecipare ad attività riconducibili alla campagna elettorale.

Per i lavoratori del pubblico impiego, ove siano riconosciuti contrattualmente giorni di permesso retribuiti “per motivi personali”, la possibilità di svolgere attività di supporto alla campagna elettorale è generalmente ammessa.

Agevolazioni per gli elettori pendolari

Si ricorda che il diritto di voto è, a norma dell’art. 48 della Costituzione, dovere civico ed è tutelato e garantito dalle disposizioni generali dell’ordinamento in materia di esercizio dei diritti politici, per cui sarebbero illegittimi eventuali comportamenti miranti a ostacolarlo.

Pertanto, anche se i lavoratori del settore privato non hanno diritto a dei giorni di permesso retribuiti per le elezioni possono comunque beneficiare - così come gli statali - di agevolazioni per le spese di viaggio sostenute.

Si tratta di tariffe agevolate per chi prende treni, navi o aerei per andare nel Comune di residenza nel periodo delle elezioni.

Per usufruire di queste agevolazioni è necessario presentare la tessera elettorale o in alternativa si può firmare un’autocertificazione. L’importante è che una volta adempiuto al proprio dovere di elettore venga presentata nuovamente la tessera elettorale che naturalmente sarà timbrata con il sigillo della sezione presso la quale si è votato.

Per ulteriori informazioni sulle agevolazioni e sugli importi delle tariffe ridotte vi consigliamo di consultare il sito della compagnia di trasporti che utilizzerete per spostarvi.

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