Permessi per malattia e lutto degli animali domestici, cosa spetta e quando

Simone Micocci

9 Ottobre 2025 - 12:36

Arrivano i permessi per malattia e lutto di cani e gatti? Allo studio in Parlamento una proposta di legge ad hoc. Ecco cosa spetta nel frattempo.

Permessi per malattia e lutto degli animali domestici, cosa spetta e quando

In Italia potrebbero presto arrivare i permessi - o congedi, comunque li si voglia chiamare - per malattia degli animali domestici, siano essi cani o gatti. Dopo il bonus per animali domestici introdotto con la legge di Bilancio 2024, le cui modalità di erogazione sono state demandate alle singole Regioni, si profilano infatti nuove tutele anche per i lavoratori dipendenti che si prendono cura dei propri animali.

Del resto, che cani e gatti rappresentino per molte persone veri e propri componenti della famiglia è ormai un fatto riconosciuto. Basti pensare, ad esempio, a quanto accaduto in questi giorni al pilota di Formula 1 Lewis Hamilton, che ha rinunciato ai test al Mugello per assistere il suo cane gravemente malato, poi purtroppo deceduto.

Lo stesso vale per molti lavoratori che, magari senza figli, considerano i propri animali come membri della famiglia: prendersene cura diventa una necessità, soprattutto quando sono affetti da patologie che richiedono un intervento tempestivo.

E poi c’è il dolore per la perdita di un animale.

Se oggi in Italia i permessi per lutto vengono concessi alla morte di un familiare entro il secondo grado, perché non estendere la stessa possibilità anche a chi perde un animale con cui condivide la vita quotidiana?

A questo proposito, negli ultimi anni alcune sentenze hanno già riconosciuto, in parte, il diritto dei proprietari di animali a usufruire degli strumenti di tutela previsti dal nostro ordinamento. Nel frattempo, però, si lavora a una normativa chiara e uniforme, che possa garantire a tutti i lavoratori la possibilità di prendersi cura dei propri animali domestici nei momenti più delicati.

Malattia o morte animali domestici, cosa spetta oggi ai lavoratori

Come anticipato, oggi in Italia non esiste ancora una normativa specifica che disciplini i permessi per malattia o lutto dell’animale domestico. Tuttavia, grazie a un’importante pronuncia della Corte di Cassazione, la sentenza n. 15076/2018, si è aperto uno spiraglio significativo in favore dei lavoratori che si trovano a dover assistere il proprio cane o gatto in condizioni di emergenza sanitaria.

Nel dettaglio, con questa decisione la Suprema Corte ha riconosciuto la possibilità per i dipendenti di assentarsi dal lavoro con permesso in caso di necessità urgente legata alla salute del proprio animale domestico, equiparando, almeno in alcune circostanze, l’assistenza a un animale malato a quella prestata a un familiare.

La Corte, infatti, ha interpretato la nozione di “gravi motivi personali e familiari” in modo più ampio e aderente alla realtà sociale, riconoscendo il valore affettivo e relazionale che lega molte persone ai propri animali.

Ricordiamo che oggi in Italia esiste un apposito congedo per gravi motivi familiari, disciplinato dall’articolo 4 della legge n. 53 dell’8 marzo 2000, un’astensione non retribuita dal lavoro concessa per eventi che richiedono la presenza del dipendente, come la cura di un familiare malato o la gestione di situazioni personali di particolare gravità. Senza poi dimenticare quei settori dove i contratti nazionali prevedono dei veri e propri permessi retribuiti per gravi motivi.

Servono tuttavia precise condizioni affinché il grave motivo familiare possa essere riconosciuto anche per gli animali domestici.

In particolare, è necessario presentare una certificazione veterinaria che attesti la gravità e l’urgenza della malattia, nonché l’impossibilità di delegare ad altri la cura dell’animale. In questi casi, il datore di lavoro è tenuto a concedere il permesso, anche per evitare che il lavoratore sia costretto a violare l’articolo 727 del Codice penale, che punisce l’abbandono di animali.

Niente da fare, invece, in caso di lutto, visto che i permessi oggi riconosciuti si limitano alle persone, più precisamente ai parenti entro il secondo grado, con alcune possibili deroghe - sempre a vantaggio del lavoratore - di alcuni contratti collettivi.

Cosa cambia con la legge in discussione in Parlamento

Finalmente, anche per evitare che possano esserci di nuovo degli interventi della giurisprudenza a intervenire su un aspetto poco chiaro, il Parlamento sembra pronto a colmare un vuoto normativo.

In questi giorni, infatti, alla Camera è in esame una proposta di legge che punta a introdurre permessi retribuiti specifici per chi deve occuparsi del proprio animale domestico, un passo che renderebbe finalmente omogeneo sul piano nazionale ciò che finora è stato lasciato alla sensibilità delle singole aziende o ai giudici.

Nel dettaglio, il disegno di legge prevede due nuove forme di tutela: fino a 3 giorni di congedo retribuito in caso di morte dell’animale e 8 ore all’anno da utilizzare per malattia o urgenze veterinarie.

Al momento, però, il provvedimento riguarda esclusivamente cani e gatti, poiché sono gli unici animali d’affezione per i quali esiste un obbligo di microchip e di iscrizione all’Anagrafe nazionale degli animali da compagnia. Tuttavia, non si esclude che in futuro la tutela possa essere estesa anche ad altre specie.

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