La vicenda di Alitalia prima e Ita poi è un capitolo importante dell’economia italiana: quanto soldi ha speso lo Stato per salvare l’azienda? La cronistoria.
Il caso di Alitalia, poi diventata Ita Airways e oggi nelle mani di Lufthansa per il 41%, è una parte di storia economica e industriale del nostro Paese davvero importante.
Alitalia, la storica compagnia di bandiera italiana, ha operato dal 1946 al 2021, ma per anni ha sofferto pesanti difficoltà finanziarie. Dopo vari tentativi di salvataggio e ristrutturazione, il governo italiano ha deciso di creare una nuova compagnia per sostituirla: Italia Trasporto Aereo S.p.A. (ITA).
Ita è nata ufficialmente il 25 novembre 2020, ma ha iniziato a volare il 15 ottobre 2021, lo stesso giorno in cui Alitalia ha cessato le operazioni. La compagnia si è presentata con il nome commerciale ITA Airways e ha acquistato alcuni asset dalla vecchia compagnia di bandiera, tra cui il marchio “Alitalia”, che ha mantenuto in proprietà ma non usa operativamente.
Nel 2023 Lufthansa ha firmato un accordo per acquisire una quota significativa di Ita Airways, con l’obiettivo di integrarla nel proprio gruppo e rafforzare la rete di collegamenti europei. L’operazione è stata completata con l’acquisizione di una quota del 41 % di Ita Airways mediante un aumento di capitale da 325 milioni di euro. Il 59% restante continua a essere posseduto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) italiano.
La storia, in sintesi, finisce qui. Tuttavia, raccontare il caso Alitalia, oggi ITA, significa soprattutto fare i conti nelle casse dello Stato, ripercorrendo la vicenda di un’azienda che perdeva miliardi e che è stata salvata da soldi statali.
Da Alitalia a Ita, storia della compagnia di bandiera
Il passaggio ufficiale da Alitalia a Ita, la newco che ha sostituito la storia compagnia di bandiera, è avvenuto il 15 ottobre 2021, con queste premesse:
- 52 aerei che entro il 2025 diventeranno 105, compresi 81 aeromobili di nuova generazione;
- numero di personale assunto sarà di 2.750-2.950 e poi, a fine 2025, crescerà fino a 5.550-5.700 unità;
- sul fronte rotte, Ita si concentrerà sull’hub di Fiumicino e sull’aeroporto di Milano Linate. All’inizio saranno coperte 45 destinazioni con 61 rotte ed entro il 2025 si arriverà a 74 destinazioni e 89 rotte;
- nel lungo raggio, la newco ha garantito voli su New York (da Roma e Milano), Tokyo Haneda, Boston e Miami (da Roma), poi i collegamenti su San Paolo, Buenos Aires, Washington e Los Angeles;
- il piano industriale prevede un fatturato di 3.329 milioni di euro nel 2025
Il bilancio finanziario del 2024 ha evidenziato una forte crescita dei ricavi e ritorno in utili operativi (EBIT), grazie a maggiore numero di voli (+11%) e passeggeri (+19%). I ricavi totali sono stati di circa 3,1 miliardi di euro, in aumento del 26% rispetto al 2023. Di questi, 2,7 miliardi di euro provengono dal traffico passeggeri. Il risultato netto ha visto una perdita di 227 milioni di euro penalizzata da svalutazioni su cambi e oneri finanziari legati ai leasing. La cassa ha una disponibilità liquida di 476 milioni di euro.ù
In futuro, il supporto di Lufthansa e l’ingresso in Star Alliance nel 2026 potrebbero consolidare i risultati e portare all’utile netto nel 2025-2026.
L’ingresso di Lufthansa
Lufthansa ha investito 325 milioni di euro per il 41% di Ita, con l’opzione di acquisire progressivamente il 100% entro il 2033, per un totale potenziale di circa 829 milioni di euro.
L’operazione include significativi obblighi antitrust e punta a integrare Ita nella rete, flotta e sistema fedeltà del Gruppo Lufthansa, trasformandola in una componente strategica dell’aviazione europea e italiana.
La Commissione europea ha approvato l’acquisizione nel luglio 2024, subordinata a misure anti-monopolio, con questi impegni:
- cessione di slot aerei su rotte strategiche da Roma e Milano verso l’Europa settentrionale;
- apertura di rotte verso Nord America a competitor come EasyJet, Air France-KLM e IAG
Ita Airways è diventata la quinta compagnia di rete del Gruppo Lufthansa, affianco a Lufthansa, SWISS, Austrian e Brussels Airlines. Sono state accelerate le cooperazioni commerciali:
- Codici condivisi (codeshare);
- Integrazione del programma frequent flyer in Miles & More (da metà 2025);
- Accesso reciproco alle lounge
Ita inoltre lascerà SkyTeam per entrare in Star Alliance nel 2026. Da precisare che il MEF mantiene ancora il controllo: il processo di privatizzazione è graduale, con l’obiettivo di valorizzare l’asset strategico rappresentato dalla compagnia di bandiera.
Da Alitalia a Ita: il conto salato per l’Italia. Quanti miliardi sono stati spesi?
Uno dei capitoli più complessi e rilevanti della lunga e travagliata storia di Alitalia, poi diventata Ita, è quello riguardante il conto salato pagato dallo Stato per tentare di salvare la compagnia.
Si tratterebbe di una cifra totale degna di nota: 10 miliardi di euro sborsati in circa 45 anni. Un report di Mediobanca di qualche anno fa ha cercato di chiarire i numeri. Gli anni ’90 sono quelli emblematici, qundo inizia ad allungarsi il conto dello Stato:
al 1995 l’Italia aveva già pagato 591 milioni di euro;
tra il 1996 e il 2005 si arriva a 2,34 miliardi, con un totale di soldi pubblici per Alitalia a 2,94 miliardi circa;
i contributi pubblici per l’addestramento dei piloti sono pari a 245 milioni di euro;
167 milioni di euro sono l’aumento di capitale riservato a Fintecna per rilevare il 51% di Alitalia Servizi e per la successiva ricapitalizzazione;
il totale diventa di 5,397 miliardi di euro e a questa cifra si devono togliere gli introiti da collocamento (972 milioni), delle imposte sul reddito (862 milioni) e dai dividendi (242 milioni).
Al 2007 il buco per lo Stato italiano è di 3,32 miliardi di euro.
Un nuovo capitolo inizia nel 2008. Il Governo Berlusconi blocca la cessione ad Air France nell’ossessione dell’italianità della compagnia ed elargisce un prestito ponte di Stato da 300 milioni di euro. Nel 2014, col governo Renzi Poste investe 75 milioni di euro e via indiretta entra a far parte nel capitale azionario della compagnia.
In totale, dal 2007 al 2014 lo Stato sborsa 7,4 miliardi di euro. Poi, nel 2017 il governo Gentiloni dà il via libera a due prestiti ponte da 900 milioni di euro e il conto per lo Stato sale a 8,3 miliardi di euro. 400 milioni di euro sono poi concessi nel 2018 dal Governo M5S e PD.
Da calcolare, infine, 1,35 miliardi stanziati per la newco Ita Airways con il via libera della Commissione UE e 350 milioni di euro previsti come residuo del decreto «Cura Italia».
La storia finanziaria si chiude, quindi, con uno straordinario totale da 10,40 miliardi di euro pagati dallo Stato per la defunta Alitalia, oggi Ita e presto in mano ai teeschi di Lufthansa.
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