Perché Israele ancora non ha invaso la striscia di Gaza? I motivi dello stallo

Alessandro Cipolla

19 Ottobre 2023 - 16:06

condividi

Da giorni Israele è pronto a invadere la striscia di Gaza dopo l’attacco subito da Hamas: ecco perché Netanyahu ancora non ha dato il via all’atto decisivo di questa guerra.

Perché Israele ancora non ha invaso la striscia di Gaza? I motivi dello stallo

Perché Israele ancora non ha invaso la striscia di Gaza? Sono passate ormai quasi due settimane dall’attacco di Hamas definito “il nostro 11 settembre” dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, ma l’annunciata operazione via terra ancora non è avvenuta.

Dopo aver risposto all’azione di Hamas ricacciando i miliziani palestinesi fuori dai confini dello Stato ebraico e aver ripreso possesso di tutte le postazioni perdute in un primo momento, Israele ha ammassato circa 300.000 uomini lungo i confini della striscia di Gaza.

Vista la portata dell’attacco subito, l’obiettivo di Israele questa volta sarebbe quello di sconfiggere una volte per tutte Hamas: in preparazione dell’invasione, da giorni gli israeliani stanno bombardando a tappeto la striscia di Gaza, con alcune località strategiche che sono state letteralmente rase al suolo.

L’operazione via terra che già la scorsa settimana sembrava essere imminente, ancora non ha preso il via nonostante la ferma volontà di “schiacciare” i nemici di sempre di Hamas. I motivi di questo ritardo sono diversi ma il sentore è che a breve dovrà essere presa una decisione, anche perché buona parte dei militari schierati sono riservisti che non possono mancare sine die dal proprio lavoro.

Israele e il ritardo nell’invasione della striscia di Gaza

Per Israele entrare con le proprie truppe nella striscia di Gaza significherebbe fare irruzione nel fortino di Hamas, con la guerra che diventerebbe un drammatico e insidioso scontro via per via e casa per casa.

Una battaglia del genere potrebbe essere un bagno di sangue anche per quanto riguarda i civili palestinesi, con decine di migliaia di persone che già hanno lasciato - o lo stanno provando a fare - la striscia di Gaza che, prima dell’inizio di questa guerra, contava 2,3 milioni di abitanti per la metà minorenni.

Da giorni le truppe israeliane sono schierate a ridosso del nemico aspettando solo l’ordine di dare il via all’invasione; al momento però non è arrivato il disco verde da parte del premier Benjamin Netanyahu.

Il primo motivo di questo temporeggiamento è la pressione degli Stati Uniti, che vorrebbero evitare azioni clamorose e su larga scala per non rischiare un intervento di altri Paesi, vedi Libano e Iran, in difesa dei “fratelli” palestinesi. Se il conflitto dovesse diventare regionale - e i rischi sono sempre maggiori dopo il bombardamento dell’ospedale le cui responsabilità ancora sono da chiarire -, a quel punto potrebbero scendere in campo anche gli Usa scatenando di fatto una sorta di guerra mondiale.

Vista la recente visita in Israele di Joe Biden e quella attuale del primo ministro britannico Rishi Sunak, inoltre l’avvio di un attacco durante simili appuntamenti diplomatici sarebbe una forte stonatura.

L’ultimo motivo di questa attesa è quello relativo ai 200 ostaggi - alcuni di questi di nazionalità americana - che al momento sono ancora nelle mani di Hamas. Per cercare di liberarli, si sussurra che Washington abbia mandato 2.000 marines in aiuto degli israeliani.

Per queste ragioni l’invasione via terra della striscia di Gaza ancora non sarebbe avvenuta, con tutti gli occhi del mondo che sono puntati su cosa deciderà di fare Israele visti i possibili risvolti, anche a livello mondiale, derivanti da un’operazione del genere.

Argomenti

# Guerra
# Hamas

Iscriviti a Money.it