L’inflazione dell’Eurozona scende sotto il target del 2% della BCE e i gestori internazionali iniziano a comprare i bond a lungo termine dell’area euro
L’inflazione nell’Eurozona ha registrato giugno un rallentamento superiore alle aspettative, scendendo al di sotto dell’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea e rafforzando gli argomenti a favore di ulteriori riduzioni dei tassi di interesse da parte della BCE. Sul processo disinflattivo in zona euro ne scriviamo da tempo come imminente, ma stavolta iniziano ad arrivare i primi numeri significativi. Il dollaro debole e la discesa dei prezzi del petrolio hanno contribuito certamente alla discesa della inflazione, ma non bisogna trascurare anche un rallentamento della domanda interna in ambito Eurozona.
I prezzi al consumo sono aumentati dell’1,9% su base annua a maggio, in calo rispetto al 2,2% di aprile e al di sotto della stima mediana del 2% in un sondaggio Bloomberg tra gli economisti. L’indicatore “core”, cioè che esclude elementi volatili come cibo ed energia, si è moderato al 2,3%, mentre le pressioni nel settore dei servizi (affitti, consulenze, pubblicità ecc), attentamente monitorato, si sono raffreddate notevolmente.
È la prima volta in otto mesi e solo la seconda da metà 2021 che l’inflazione generale non superava il fatidico target del 2% della BCE. Pensate che dopo l’invasione russa dell’Ucraina, e la successiva crisi energetica, aveva raggiunto un record del 10,6% nell’ottobre 2022. I dati arrivano proprio alla vigilia della riunione sui tassi della BCE domani, 5 giugno. Con l’inflazione sotto controllo e le tensioni commerciali tra il Presidente Donald Trump e l’Europa che offuscano le prospettive economiche di crescita, un altro taglio di un quarto di punto del tasso sui depositi, cioè dal 2,25% al 2%, è quasi completamente scontato. [...]
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