PepsiCo è stata individuata come la principale responsabile del preoccupante fenomeno in Himalaya, ecco cosa significa

Ilena D’Errico

21 Giugno 2025 - 22:29

PepsiCo, con le sue bibite, è considerata la maggiore responsabile del grave fenomeno ambientale (anche) in Himalaya.

PepsiCo è stata individuata come la principale responsabile del preoccupante fenomeno in Himalaya, ecco cosa significa

PepsiCo è stata individuata come la principale responsabile del preoccupante fenomeno in Himalaya. Una delle bellezze naturali più famose di tutto il mondo, un tempo incontaminata, sempre più danneggiata dall’inquinamento e dai rifiuti. La plastica abbonda preoccupantemente sul territorio indiano, compromettendo l’ecosistema, la flora e la fauna. I contenitori in plastica monouso per cibi e bevande rappresentano addirittura l’84% dei rifiuti in plastica che inquina la regione. Si evince da una recente analisi della Zero Waste Himalaya Alliance, secondo cui più del 70% della plastica raccolta non è riciclabile e non ha alcun valore di mercato. In altre parole, danneggia e basta.

Il marchio più presente tra i rifiuti, peraltro per il terzo anno consecutivo, è proprio PepsiCo. Le bottiglie di plastica della Pepsi sono così le maggiori responsabili del grave inquinamento che sta colpendo la regione dell’Himalaya. Si tratta peraltro una delle zone “eco-sensibili” secondo il ministero dell’Inquinamento e delle Foreste indiano, che tenta di tutelare l’equilibrio ecologico e preservare la biodiversità di queste aree protette. Il problema sta raggiungendo proporzioni davvero drammatiche e servono interventi su vari fronti per limitarne le conseguenze, ma la scarsa collaborazione delle aziende non fa che peggiorare la situazione.

PepsiCo inquina l’Himalaya

Nel 2024, come negli anni precedenti, migliaia di volontari si sono occupati della raccolta dei rifiuti inquinanti in diversi Stati indiani. Come anticipato, si tratta perlopiù di plastica non riciclabile e priva di valore, dannosa e pericolosa. Sarebbe eccessivamente riduttivo addossare la colpa alle cattive abitudini dei consumatori, che certo non contribuiscono a invertire la rotta ma non potrebbero neanche farlo. La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono carenti sotto tutti i punti di vista e devono fare i conti con sfide sempre più complesse. L’afflusso turistico, la diffusione di prodotti confezionati in plastica monouso e l’aumento delle temperature (che porta a un maggiore consumo di bibite) mettono in seria difficoltà i centri di raccolta e smistamento locali, già piuttosto contenuti. Oltretutto, tanto i turisti quanto i residenti contribuiscono all’inquinamento di plastica danneggiando tutta l’area.

Parte della responsabilità, però, si deve anche a PepsiCo, almeno secondo quanto considerato da Kapil Chhetri, di Zero Waste Himalaya. L’azienda, infatti, è il principale produttore della stragrande maggioranza dei rifiuti in plastica raccolta dai volontari, con marchi come Lays, Uncle Chips, Bingo e Kurkure. Le bottiglie di Sting, inoltre, sono raddoppiate nell’ultimo biennio, rappresentando ad oggi più del 20% di tutte le bottiglie in plastica trovate. I più attenti potranno considerare che queste bottiglie sono normalmente in Pet, ma Chhetri ha spiegato che le difficoltà di gestione dei rifiuti fanno accumulare anche questo tipo di plastica, che affolla le discariche e anche la natura.

Quali responsabilità?

Il ruolo di PepsiCo, tuttavia, non si limita a una coincidenza. Se si tratta di uno dei marchi preferiti è ovvio che sia anche tra i più presenti tra i rifiuti, ma secondo Chhetri la questione è più complessa:

  • la logica del riciclo mal si sposa con la continua produzione di imballaggi monouso;
  • continuano a essere presenti molti elementi non riciclabili, come cannucce, sacchetti e similari;
  • serve un’innovazione a monte della catena per impedire il sovraccarico dei sistemi di smaltimento e offrire alternative ecologiche.

Pare che l’associazione abbia scritto sia a PepsiCo che a PepsiCo India a tal proposito, senza ricevere alcuna risposta. In ogni caso, di è di fronte a una vera e propria crisi, in cui sono in qualche modo coinvolti tutti i marchi più famosi del mondo, come pure i governi locali a cui si chiede maggiore impegno. Dal comunicato stampa congiunto di GAIA-Asia Pacific e Break Free:

Negli ultimi sei anni, i dati hanno indicato che la crisi dei rifiuti himalayani è fondamentalmente un problema di produzione e di sistemi piuttosto che un difetto di gestione dei rifiuti post-consumo. Mentre il ruolo del cambiamento comportamentale individuale è stato riconosciuto ed enfatizzato, la necessità di interventi sistemici a livello politico e di un cambiamento di paradigma dai sistemi centralizzati di estrazione dei rifiuti è stata vista come fondamentale.

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