Pensioni, rivalutazione 2024: ecco di quanto potrebbero aumentare gli assegni

Simone Micocci

4 Luglio 2023 - 10:12

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Si va verso un nuovo aumento delle pensioni: ecco le prime previsioni sulla rivalutazione attesa a inizio 2024.

Pensioni, rivalutazione 2024: ecco di quanto potrebbero aumentare gli assegni

Superato il primo semestre dell’anno possiamo cominciare a fare le prime previsioni sulla rivalutazione che verrà, ossia sul prossimo adeguamento delle pensioni al costo della vita.

Ricordiamo, infatti, che ogni inizio anno l’importo delle pensioni, nonché dei trattamenti assistenziali come l’assegno sociale o la pensione d’invalidità, viene adeguato all’andamento del costo della vita registrato negli ultimi 12 mesi, un meccanismo nato per contrastare la svalutazione annua delle prestazioni.

In realtà in un primo momento le pensioni vengono adeguate tenendo conto di un tasso di rivalutazione provvisorio, e solo nell’anno successivo verrà applicato quello definitivo: semmai i due valori dovessero essere differenti ci sarà quindi un conguaglio, con il ricalcolo della pensione che decorre dal gennaio dell’anno prima (e quindi con il riconoscimento degli arretrati). Ad esempio, è questa la ragione per cui a inizio gennaio 2024 è atteso un conguaglio delle pensioni, con il riconoscimento della differenza dello 0,80% che c’è tra il tasso provvisorio del 7,3% applicato per l’ultima rivalutazione e quello poi effettivamente registrato pari all’8,1%.

A ciò bisognerà aggiungere l’aumento per la rivalutazione 2024, per la quale bisognerà guardare al tasso d’inflazione medio registrato nell’anno in corso. Inflazione che continua a essere molto alta, ma meno rispetto allo scorso anno quando appunto il tasso registrato è stato pari all’8,1%.

Rivalutazione pensioni 2024, l’andamento dell’inflazione

L’inflazione sta rallentando: dopo la forte crescita di fine anno, e il piccolo rialzo di aprile, a maggio e giugno continua la discesa tanto da passare dal 10% al 6,4% nel giro di un semestre.

A tal proposito, ecco i valori certificati dall’Istat per l’inflazione, su base annua, nel primo semestre del 2024:

  • Gennaio 2023: 10% su base annua;
  • Febbraio 2023: 9,1% su base annua;
  • Marzo 2023: 7,6% su base annua;
  • Aprile 2023: 8,2% su base annua;
  • Maggio 2023: 7,6% su base annua;
  • Giugno 2023: 6,4% su base annua (valore provvisorio)

A oggi il valore medio dell’inflazione sarebbe quindi pari all’8,15% più o meno lo stesso dello scorso anno. Ma la tendenza al ribasso ci dice che alla fine dell’anno questo valore dovrebbe essere più basso: nel Documento di economia e finanza viene previsto un valore pari al 5,4%, ma è molto probabile che verrà ritoccato - al rialzo - con la prossima nota di aggiornamento del Def (da approvare entro la fine di settembre).

Dovendo fare una previsione, possiamo dire che il tasso d’inflazione medio oscillerà tra il 5,5% e il 6%, garantendo così un aumento notevole delle pensioni dopo quanto già registrato a inizio 2023.

Di quanto possono aumentare ancora le pensioni?

Ricordiamo che anche per il 2024 si applicherà il “sistema Meloni” per la rivalutazione degli assegni. Quindi, il tasso pieno si utilizzerà solamente per le pensioni il cui importo è inferiore a 4 volte il trattamento minimo (circa 2.100 euro stando ai valori attuali), mentre sopra questa soglia verrà effettuata una rivalutazione parziale:

  • all’85% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo;
  • al 53% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo;
  • al 47% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo;
  • al 37% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo;
  • al 32% del tasso di rivalutazione per gli assegni superiori alle 10 volte il trattamento minimo.

Quindi, semmai dovesse esserci effettivamente una rivalutazione tra il 5,5% e il 6%, per una pensione di 1.000 euro ne scatterebbe un aumento che va dai 55 ai 60 euro. Per un assegno di 1.500 euro, invece, l’incremento sarebbe compreso nella forbice tra gli 82 e i 90 euro. Per una pensione di 2.000 euro l’incremento sarebbe a tre cifre: dai 110 ai 120 euro.

Dopodiché scatterebbe la rivalutazione parziale, con una percentuale che come possiamo vedere sopra va dall’85% del tasso al 32%. Ad esempio, per una pensione di 2.500 euro la rivalutazione sarebbe tra il 4,67% e il 5,1%, con aumenti quindi compresi tra i 116 e i 127,50 euro.

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