Pensioni, ecco quanto spetta con le nuove regole dopo 35 anni di lavoro

Simone Micocci

22 Maggio 2024 - 10:06

Quanto si prende di pensione con 35 anni di lavoro? Attenzione alle nuove regole di calcolo descritte dal sistema contributivo.

Pensioni, ecco quanto spetta con le nuove regole dopo 35 anni di lavoro

Ritirarsi dal mercato del lavoro con 35 anni di contributi potrebbe non bastare per assicurarsi una pensione dall’importo adeguato a sostenere il bilancio familiare.

Le “nuove” regole utilizzate per il calcolo della pensione, disciplinate dalla legge Dini con la riforma Fornero che successivamente ne ha esteso l’applicazione a partire dall’1 gennaio 2012, ci dicono infatti che per assicurarsi un importo soddisfacente bisogna aver percepito uno stipendio più o meno alto per la maggior parte della carriera. E a incidere è anche la data in cui si va in pensione. Con il cosiddetto metodo contributivo, infatti, viene utilizzato un coefficiente di trasformazione per calcolare come stipendi e anni di lavoro si traducono in pensione, il quale è tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.

Non è detto quindi che una lunga carriera garantisca da sola un importo di pensione elevato, per quanto ovviamente rappresenti un fattore importante: più sono gli anni lavorati, infatti, e per più tempo sono stati versati quei contributi che successivamente verranno trasformati in pensione. Molto però dipende da qual è stato il guadagno percepito, specialmente nei primi anni di carriera quando solitamente lo stipendio è più basso.

Vediamo perché facendo una proiezione su quanto spetta dopo 35 anni di lavoro in base all’importo della busta paga e alla data di pensionamento.

Come si calcola la pensione con le nuove regole

Attualmente le pensioni, almeno per la parte successiva al 1 gennaio 1996 (o 1 gennaio 2012 per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 possono vantare 18 anni di contributi), vengono calcolate con il metodo contributivo.

Capire come funziona è molto semplice: per periodo lavorato va calcolata la quota di contributi versata all’Inps o al fondo di appartenenza (nel caso dei liberi professionisti) tenendo conto della relativa aliquota prevista dalla gestione di riferimento. Ad esempio, nel caso dei lavoratori subordinati è pari al 33% dello stipendio lordo, mentre per gli iscritti alla Gestione Separata è solitamente del 35% (ma può variare in base a diversi fattori).

I contributi versati vengono rivalutati periodicamente in base al costo della vita, e così facendo si accumulano nel cosiddetto montante contributivo, il quale a sua volta diventa pensione attraverso l’applicazione del coefficiente di trasformazione.

Come anticipato, questi sono tanto più vantaggiosi per coloro che ritardano l’accesso alla pensione. Nel dettaglio, i tassi utilizzati per il biennio 2023-2024 sono i seguenti:

EtàCoefficiente 2023-2024
57 4,270%
58 4,378%
59 4,493%
60 4,615%
61 4,744%
62 4,882%
63 5,028%
64 5,184%
65 5,352%
66 5,531%
67 5,723%
68 5,931%
69 6,154%
70 6,395%
71 6,655%

Quanto spetta di pensione dopo 35 anni di lavoro

Non c’è quindi un importo uguale per tutti dopo 35 anni di lavoro, in quanto sono diversi i fattori a incidere. Possiamo però fare un esempio per comprendere al meglio come funzionano le nuove regole che con il passare degli anni vengono applicate su un numero crescente di persone.

Ad esempio, consideriamo Tizio che per i primi 10 anni di lavoro si è dovuto accontentare di stipendi molto bassi, in media di 1.000 euro al mese. Ha quindi versato 4.290 euro di contributi ogni anno, 42.900 euro complessivi.

Dopodiché la sua carriera ha iniziato a regalargli le prime soddisfazioni, percependo nei 10 anni successivi uno stipendio medio di 2.000 euro al mese, aggiungendo così 85.800 euro al montante contributivo.

Una carriera in crescendo che per i successivi 15 anni l’ha portato a guadagnare uno stipendio di 2.500 euro, con 10.725 euro di contributi l’anno, 160.875 euro in totale.

Sommando i vari periodi, arriviamo a un totale di 289.575 euro di contributi. Mettiamo il caso che con la rivalutazione si arrivi a un montante contributivo di 300.000 euro: quanto spetta di pensione? Per scoprirlo bisogna prendere il coefficiente di trasformazione previsto per l’età del pensionamento: Tizio ci va a 67 anni con la pensione di vecchiaia, con un tasso quindi del 5,723%: applicato sul montante contributivo restituisce una pensione di 17.169 euro l’anno, quindi circa 1.320 euro al mese. Una notevole differenza rispetto all’ultimo stipendio percepito, con il pensionato che quindi sarebbe costretto a rivedere le proprie spese oppure a svolgere una nuova attività lavorativa per arrotondare.

Non sono bastati infatti gli ultimi 15 anni di lavoro con stipendio medio di 2.500 euro per assicurargli una pensione più alta, con i primi anni di lavoro che sono risultati determinanti ai fini del risultato finale. Non sarebbe stato così, invece, con le “vecchie” regole per il calcolo della pensione: con il metodo retributivo, infatti, venivano presi in considerazione solamente gli ultimi anni di lavoro, assicurando così un tasso di trasformazione (la differenza che c’è tra l’ultimo stipendio percepito e la pensione) migliore rispetto a quello solitamente previsto con il calcolo contributivo (52% nel caso descritto dall’esempio).

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