I pensionati possono sorridere: in arrivo un ulteriore aumento grazie alla rivalutazione dello 0,8%. Ma c’è incertezza per i tempi di pagamento.
Come noto ai più, le pensioni sono state rivalutate del 7,3% a inizio gennaio, anche se per coloro che prendono più di 4 volte il trattamento minimo, quindi circa 2.100 euro, gli aumenti verranno riconosciuti solamente con la mensilità di febbraio poiché l’Inps ha avuto bisogno di tempo per adeguare il sistema di calcolo alle ultime novità introdotte dalla legge di Bilancio 2023.
Tuttavia, come più volte sottolineato, la rivalutazione è stata effettuata su un tasso provvisorio: il 7,3%, infatti, è il valore medio dell’inflazione calcolato a novembre, mentre quello di fine anno - reso noto dall’Istat in questi giorni - è leggermente più alto, pari all’8,1%.
Manca uno 0,8% quindi, che non potrà essere perduto anche perché nel frattempo i prezzi, vedi la benzina, continuano ad aumentare e di conseguenza le pensioni, così come pure gli stipendi, perdono potere d’acquisto.
A questo punto le soluzioni possibili sono due: la regola vuole che a inizio 2024 debba esserci un conguaglio della pensione con cui verrà riconosciuto lo 0,8% di rivalutazione non applicata per tutte le mensilità precedenti - quindi da gennaio a dicembre 2023 più la tredicesima - ma non è da escludere che il governo Meloni segua quanto già fatto da Mario Draghi disponendo un anticipo del suddetto conguaglio.
Rivalutazione effettiva all’8,1%, cosa succede adesso
Quindi, all’aumento delle pensioni riconosciuto grazie al meccanismo della cosiddetta rivalutazione manca quasi un punto. A confermarlo è l’Istat, che ha reso noto la variazione media dell’inflazione registrata per il 2022: non il 7,3%, come rilevato a metà novembre, bensì l’8,1%, valore più alto dal 1985.
Come detto sopra, però, non serve preoccuparsi perché prima o poi la percentuale di rivalutazione mancante verrà applicata sulla pensione, e in ogni caso con decorrenza da gennaio 2023. Le opzioni possibili, come anticipato, possono essere due:
- a inizio 2024 verrà effettuato un conguaglio con decorrenza da gennaio 2023, con il quale su tutte le tredici mensilità pagate nel corso dell’anno precedente verrà riconosciuto lo 0,8% mancante. Ovviamente anche per questa ulteriore parte di rivalutazione si seguiranno le regole come modificate dalla legge di Bilancio 2023, con la quale viene disposto che il 100% del tasso si applica solamente per coloro che hanno una pensione, lorda, d’importo non superiore a 4 volte il trattamento minimo;
- Giorgia Meloni potrebbe decidere, per contrastare il potere d’acquisto delle pensioni, di anticipare questa operazione. Il conguaglio verrebbe quindi effettuato in anticipo rispetto a gennaio 2024. In sostanza poco cambia: in ogni caso il pensionato riceverà quanto gli spetta, con la differenza che nel primo caso bisognerà attendere un anno per l’arrivo dei soldi mentre nel secondo il pagamento sarà anticipato di qualche mese.
Ma quali sono i segnali che arrivano dal governo? Per il momento non c’è una presa di posizione a riguardo, ma nelle scorse settimane l’esecutivo ha assicurato che decisioni in favore di lavoratori e pensionati verranno prese qualora l’inflazione nei primi mesi dell’anno dovesse restare elevata.
Di quanto aumentano le pensioni con l’ulteriore 0,8% di rivalutazione?
A questo punto non resta che farsi un’idea di quale sarà l’aumento spettante una volta che verrà effettuata anche la rivalutazione mancante per lo 0,8% del tasso.
Come detto sopra, le regole utilizzate sono le stesse di quelle riviste dalla manovra, dove la rivalutazione piena, al 100% del tasso, viene riconosciuta solamente agli assegni il cui importo lordo non supera di 4 volte il trattamento minimo. Solamente le pensioni il cui valore è pari o inferiore a 2.101,52 euro godranno di un ulteriore aumento dello 0,8%, per un incremento massimo quindi di 16,81 euro.
Di conseguenza, per una pensione di 1.000 euro l’incremento sarebbe di 8 euro al mese, 96 euro annui, mentre per chi ne prende 1.500 euro ne spettano 12 al mese, 156 euro l’anno.
Sopra le quattro volte il trattamento minimo, invece, si applicano le percentuali come riviste dalla legge di Bilancio 2023, ossia:
- tra 2.101,53 e 2.626,90 euro: 85% del tasso, quindi l’aumento sarà dello 0,68%. Ad esempio, una pensione di 2.500 euro godrà di un ulteriore incremento di 17 euro;
- tra 2.626,91 e 3.152,28 euro: 53% del tasso, quindi dello 0,424%. Chi ha una pensione di 3.000 euro, ad esempio, avrà diritto a 12,72 euro in più;
- tra 3.152,29 e 4.203,04 euro: 47% del tasso, quindi 0,376%. L’incremento definitivo per chi prende 3.500 euro di pensione sarà di 13,16 euro;
- tra 4.203,05 e 5.253,80 euro: 37% del tasso, quindi 0,296%. Chi ha una pensione di 5.000 euro godrà quindi di un incremento di 14,80 euro al mese;
- sopra i 5.253,81 euro: 32% del tasso, che quindi scende allo 0,256%. L’incremento, per chi prende una pensione di 6.000 euro, è di 15,36 euro al mese.
Attenzione, tutte le suddette cifre vanno considerate al lordo delle tasse: l’importo netto che quindi verrà riconosciuto effettivamente sul cedolino sarà più basso ovviamente.
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