Pensioni, nuova pace contributiva 2024: a cosa serve, costi e quando conviene

Simone Micocci

29 Ottobre 2023 - 07:30

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Pensioni, nella legge di Bilancio 2024 riedizione della pace contributiva: come funziona, quanto costa e perché può essere conveniente.

Pensioni, nuova pace contributiva 2024: a cosa serve, costi e quando conviene

Nell’ultima bozza della legge di Bilancio 2024 figura una riedizione della pace contributiva che già era stata introdotta con il decreto legge n. 4 del 2019 (lo stesso con cui vennero introdotte Quota 100 e il Reddito di cittadinanza).

Si tratta di uno strumento molto importante in quanto si rivolge a chi ha dei periodi scoperti da contribuzione rischiando così di non poter raggiungere il requisito minimo per l’accesso alla pensione o comunque di doversi accontentare di un importo molto basso. La pace contributiva è infatti quella misura che permette di riscattare (a titolo oneroso) ai fini pensionistici i periodi non lavorati e scoperti da contribuzione, purché siano compresi tra 2 periodi lavorativi e fino a un massimo di 5 anni.

La nuova pace contributiva varrà per il biennio 2024-2025 e questa volta non sarà possibile portare in detrazione (50%) la spesa sostenuta; per il resto non ci sono differenze rispetto a quella attuata per il triennio 2019-2021, come ad esempio per quanto riguarda la possibilità per i datori di lavoro di farsi carico dell’onere previsto per la copertura contributiva, come pure per la possibilità di rateizzare i costi.

Ecco tutto quello che serve sapere a riguardo.

Cos’è

Grazie a questo strumento i lavoratori dipendenti, così come gli autonomi, potranno coprire i periodi di vuoto contributivo effettuando il versamento volontario degli importi dovuti presentando domanda all’Inps. La pace contributiva si rivolge soltanto ai soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e che non siano già titolari di pensione. Il riscatto potrà avvenire esclusivamente per i periodi non soggetti a obbligo contributivo e che non siano già coperti da alcun tipo di contribuzione (ad esempio presso casse di categoria).

Un chiarimento importante è che sarà possibile, con la pace contributiva, valorizzare esclusivamente i periodi di buco contributivo non coperti da obbligo, ma non l’omesso versamento dei contributi. Nonostante il nome simile, si tratta quindi di una misura ben diversa dalla pace fiscale.

Sarà possibile riscattare al massimo 5 anni, versando i relativi contributi che saranno equiparati alla contribuzione ordinaria da lavoro.

Costi della pace contributiva

L’onere da pagare varia a seconda dell’ultima retribuzione percepita dall’interessato; così come il riscatto della laurea ordinario, infatti, si prende come riferimento l’ultima retribuzione annua percepita al momento in cui se ne fa richiesta, e la si moltiplica per l’aliquota IVS del 33%. Di conseguenza più si guadagna e maggiore è il costo da pagare per il riscatto di ogni anno non lavorato. Per questo motivo, ricorrere alla pace contributiva è più conveniente quando l’ultimo stipendio non è particolarmente elevato.

È possibile pagare l’onere previsto rateizzandolo, fino a un massimo di 120 rate (10 anni). L’importante è che l’importo di ogni singola rata non sia inferiore ai 30 euro.

Quando conviene?

Ma per quale motivo bisognerebbe ricorrere alla pace contributiva? I vantaggi di questa misura sono due: da una parte riscattando fino a un massimo di 5 anni di contributi e incrementando la propria posizione contributiva è possibile raggiungere più velocemente il diritto alla pensione. Ci sono delle forme di accesso alla pensione - come la pensione anticipata e Quota 41 precoci - che “premiano” coloro che hanno maturato molti anni di contributi consentendogli di smettere di lavorare prima del raggiungimento dell’età pensionabile, oggi pari a 67 anni ma che in futuro potrebbe aumentare per effetto dei prossimi adeguamenti con le speranze di vita.

Quindi se volete “investire” nel vostro futuro e pensate che questi 5 anni di contributi potrebbero esservi utili per anticipare l’accesso alla pensione vi consigliamo di ricorrere alla pace contributiva. Ed eventualmente c’è un secondo vantaggio da considerare: incrementando il montante contributivo si hanno dei benefici anche sulla pensione futura, visto che se ne aumenta l’importo.

I vantaggi sono notevoli: tutto però dipende dal costo che in alcuni casi può essere particolarmente elevato. Nel decidere se conviene ricorrere alla pace contributiva, dunque, dovete per prima cosa capire se gli anni di contributi vi saranno utili per anticipare l’accesso alla pensione. Ad esempio, se pensate che complessivamente i 5 anni riscattati vi faranno arrivare a un massimo di 30 anni di contributi vi sconsigliamo di ricorrere a questa misura, poiché non sono abbastanza per ricorrere a nessuna delle opzioni di pensione anticipata di cui vi abbiamo parlato in precedenza.

Se il costo non dovesse essere elevato potete sempre ricorrere a questa misura per aumentare l’importo della pensione futura; contrariamente, potrebbe essere più conveniente investire in una pensione integrativa, per la quale c’è comunque un vantaggio fiscale visto che il costo sostenuto è deducibile al 100%.

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