Pensioni, non è ancora finita. Ecco di quanto aumenterà ancora l’età per andarci

Simone Micocci

3 Novembre 2025 - 10:02

Pensioni, cambiano i requisiti per andarci. 5 mesi in più entro la fine del decennio.

Pensioni, non è ancora finita. Ecco di quanto aumenterà ancora l’età per andarci

Sta facendo molto discutere l’aumento dell’età pensionabile previsto dalla legge di Bilancio 2026, con la quale il governo ha recepito l’aggiornamento dell’Istat relativo alla variazione della speranza di vita.

Ricordiamo, infatti, che a decorrere dall’1 gennaio 2027 si andrà in pensione 1 mese più tardi, mentre nel 2028 i requisiti di pensionamento slittano di altri 2 mesi. Complessivamente, quindi, si andrà in pensione con 3 mesi di ritardo che diventano 6 per gli appartenenti alle Forze Armate e di Polizia per i quali la manovra prevede un ulteriore incremento - interamente dal 2027 - di 3 mesi.

Ma attenzione perché d’ora in avanti gli aumenti dell’età pensionabile rischiano di essere più frequenti di quanto si possa pensare. Come previsto dalla legge Fornero, infatti, l’adeguamento è biennale e se in questi anni ciò non ha comportato alcuna variazione (l’ultima c’è stata nel 2019) è solo a causa della pandemia che ha provocato una brusca riduzione delle aspettative di vita.

La tendenza di lungo periodo, però, è di crescita e di conseguenza anche i requisiti per andare in pensione cambieranno ancora dopo il prossimo adeguamento. Tanto che per il 2029 è già nota la cifra, per quanto comunque potrebbe essere oggetto di variazione.

Perché l’età pensionabile aumenterà ancora

Dobbiamo essere consapevoli che i requisiti richiesti oggi per andare in pensione non saranno gli stessi di domani. La tendenza di lungo periodo mostra infatti che, con il passare degli anni, le persone vivranno sempre più a lungo.

Si tratta certamente di una buona notizia, ma con risvolti significativi sul piano previdenziale: vivere più a lungo significa anche percepire la pensione per un numero maggiore di anni, aumentando così la spesa a carico dell’Inps. Per questo motivo è stato introdotto un meccanismo che collega l’aspettativa di vita ai requisiti di pensionamento, stabilendo che l’età pensionabile si innalzi progressivamente man mano che cresce la speranza di vita.

In questo modo, pur vivendo di più, resta pressoché invariata la durata media del periodo in cui si percepisce la pensione, senza incidere in modo rilevante sulle casse dello Stato. È un meccanismo che si aggiorna ogni due anni e che è stato adottato anche da molti altri Paesi europei con la stessa finalità.

Un sistema che può suscitare discussioni, ma che al momento appare impossibile da bloccare: basti pensare alle promesse del governo di evitare il prossimo aumento dell’età pensionabile, poi smentite nella legge di Bilancio, dove l’incremento è stato soltanto rinviato nel tempo.

Servirebbero infatti diversi miliardi di euro - tra i 4 e i 5 - per sospendere il meccanismo, con una spesa destinata a crescere ulteriormente negli anni successivi. L’età pensionabile, pertanto, è destinata ad aumentare: di 3 mesi per ora, ma con altri incrementi già programmati prima del 2030.

Di quanto aumenterà ancora l’età per andare in pensione

L’età per andare in pensione nel 2027 aumenterà di 1 mese, mentre dal 2028 l’incremento sarà di 2 mesi. Gli unici esclusi da questo adeguamento saranno i lavoratori che hanno svolto mansioni gravose o usuranti per almeno 6 anni negli ultimi 7, oppure per 7 anni negli ultimi 10, con almeno 30 anni di contributi. Va precisato, però, che per questi ultimi verrà meno la deroga che consentiva di accedere alla pensione con 66 anni e 7 mesi invece che a 67 anni, agevolazione valida solo fino al 31 dicembre 2026. Di fatto, quindi, anche per loro l’età pensionabile aumenterà di 5 mesi a partire dal 2027.

Nel complesso, l’incremento complessivo di 3 mesi si concretizzerà solo nel 2028, ma non finirà lì: secondo le proiezioni, dal 2029 è previsto un ulteriore aumento di altri 2 mesi. In altre parole, entro poco più di 3 anni potrebbe rendersi necessario lavorare circa 5 mesi in più rispetto a oggi, con la prospettiva di ulteriori adeguamenti biennali, stimati in due mesi per volta, in linea con l’andamento crescente della speranza di vita.

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