Pensioni, che caos: riforma in alto mare, dal prossimo anno si smetterà più tardi di lavorare?

Simone Micocci

29 Giugno 2022 - 12:26

condividi

Pensioni, l’accordo per la riforma è lontano: cosa succederà davvero nel 2023? Facciamo chiarezza.

Pensioni, che caos: riforma in alto mare, dal prossimo anno si smetterà più tardi di lavorare?

La riforma delle pensioni è in alto mare.

Alla vigilia dell’approvazione della legge di Bilancio 2022 i sindacati erano sul piede di guerra per la mancanza di una misura adeguata a prendere il posto di Quota 100. Alla fine il Governo ha optato per Quota 102, con la promessa di finanziare una misura di maggior flessibilità con la legge di Bilancio 2023.

A oggi ci troviamo nella situazione in cui Quota 102 si è dimostrata, come già avevamo anticipato, una misura non in grado di rendere più flessibile il sistema pensionistico italiano, tant’è che sono poco più di 3.000 le persone che ne hanno fatto domanda. Nel frattempo, sul fronte riforma delle pensioni tutto tace, anche perché nel frattempo le priorità del Governo sono cambiate, con la preoccupazione maggiore che riguarda la crisi energetica conseguente allo scoppio della guerra in Ucraina.

Nel Def non ci sono risorse e a queste condizioni sembra impossibile pensare a una riforma strutturale che preveda delle strade per il pensionamento anticipato.

Cosa succederà allora? Dal 2023 rischiamo di andare in pensione più tardi? Facciamo chiarezza.

Riforma delle pensioni, che caos: impossibile cancellare la legge Fornero

Prima o poi il Governo Draghi dovrà essere chiaro su ciò che intende fare sul fronte pensioni. Ai sindacati era stato detto che per il 2023 ci si sarebbe seduti intorno a un tavolo per discutere di come migliorare il sistema pensionistico italiano, intervenendo finalmente con misure strutturali.

A oggi però non sono stati fatti passi in avanti e il rischio che le parti non raggiungano un accordo è alto. D’altronde, i sindacati continuano a chiedere misure impossibili da realizzare, come ad esempio Quota 41 per tutti che pur cancellando quanto stabilito dalla legge Fornero per la pensione anticipata comporterebbe un notevole aumento della spesa pensionistica che in questo particolare periodo storico non ci possiamo permettere.

La riforma Fornero, seppur criticata da più parti, ha contribuito a generare un risparmio di oltre 80 miliardi di euro, ragion per cui - e questo Mario Draghi lo ha sottolineato più volte - non è possibile intervenire per modificarla completamente.

Semmai si potrà pensare a delle misure che prevedono una penalizzazione per chi sceglie di anticipare l’accesso alla pensione: in tal senso, l’opzione avanzata dal presidente dell’Inps - Pasquale Tridico - riguardante la possibilità di dividere la pensione in due quote riconoscendone solamente una parte (quella maturata nel contributivo) negli anni di uscita anticipata, sembra essere quella con maggiori chance.

Senza riforma andremo in pensione più tardi?

In queste settimane Matteo Salvini ha parlato più volte della riforma delle pensioni, minacciando il Governo di barricate qualora le richieste della Lega non dovessero essere ascoltate. Salvini ha spiegato che farà il possibile per opporsi al ritorno della legge Fornero, come ad annunciare un aumento dell’età pensionabile nel 2023 qualora la legge di Bilancio 2023 non dovesse finanziare delle nuove misure di flessibilità in uscita.

È bene spiegare, però, che non è così: senza riforma, infatti, non ci saranno cambiamenti per l’età in cui si va in pensione, visto che di fatto già oggi le regole di accesso - sia per quanto riguarda la pensione di vecchiaia che anticipata - sono quelle definite dalla riforma Fornero del 2011.

Il rischio riguarda perlopiù misure come Opzione Donna e Ape Sociale, in scadenza a fine anno, ma per queste un accordo non dovrebbe essere complicato da raggiungere, specialmente per l’anticipo pensionistico.

Nel 2023, inoltre, non ci sarà neppure l’aumento dell’età pensionabile dovuto alla variazione dell’aspettativa di vita, visto che negli ultimi due anni, specialmente a causa del Covid, questa si è persino ridotta.

Riassumendo: nonostante il caos sulla riforma delle pensioni, non c’è il rischio di un aumento dell’età pensionistica. Nel peggiore dei casi, e anche il più probabile, nel 2023 i requisiti per l’accesso alla pensione saranno gli stessi di quest’anno.

Argomenti

Iscriviti a Money.it