Pensioni, arriva Quota 41 “per tutti” ma “flessibile”. Ecco cosa cambia

Simone Micocci

14 Giugno 2025 - 09:41

Quota 41 per tutti in arrivo nel 2026? Sì, ma si tratta della nuova opzione flessibile. Ecco come funziona.

Pensioni, arriva Quota 41 “per tutti” ma “flessibile”. Ecco cosa cambia

Iniziano a entrare nel vivo le discussioni riguardanti la riforma delle pensioni.

D’altronde, subito dopo l’estate si inizierà a ragionare su cosa mettere in legge di Bilancio 2026, dove al tema pensioni verrà dedicata un capitolo importante visto che il governo dovrà sciogliere le riserve su cosa intende fare per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile atteso nel 2027.

Ma si parlerà anche di flessibilità in uscita, dal momento che il prossimo anno non dovrebbe esserci la conferma di Quota 103 - come già anticipato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon - né tantomeno di Opzione Donna. Al loro posto, almeno secondo quelle che sembrano essere le intenzioni da parte della Lega, potrebbe esserci l’estensione di Quota 41 a un maggior numero di lavoratori, obiettivo che da parte del Carroccio tentano di raggiungere da anni (tanto che venne persino depositato un progetto di legge nel corso della legislatura passata).

Tuttavia, si è consapevoli dell’impossibilità di consentire a ogni lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi visto che una tale misura richiederebbe un costo che va dai 4 ai 5 miliardi di euro, a oggi insostenibile per le casse dello Stato.

Ecco quindi che si ragiona a un’alternativa quale appunto potrebbe essere la Quota 41 “flessibile” di cui tanto si sta parlando in queste ore. Vediamo come funzionerebbe e quali lavoratori ne potrebbero essere interessati.

Pensioni, i requisiti per Quota 41 ma “flessibile”

Oggi Quota 41 è riservata solamente ad alcune persone: disoccupati di lungo periodo, invalidi (con percentuale almeno del 74%), caregiver e addetti a mansioni usuranti o gravose. A loro viene data la possibilità di smettere di lavorare qualche mese, o anno, prima rispetto al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata.

Sono sufficienti, infatti, 41 anni di contributi a patto che un contributo settimanale risulti versato entro il 31 dicembre 1995, quindi prima dell’entrata in vigore del sistema contributivo.

L’intenzione è da sempre quella di estendere a ogni lavoratore la possibilità di andare in pensione con Quota 41, il che tuttavia - come ampiamente anticipato - si scontra con la necessità di garantire sostenibilità al sistema previdenziale.

Ecco perché nel progetto di estensione di Quota 41 depositato dalla Lega nella scorsa legislatura era previsto un ricalcolo contributivo dell’assegno per coloro che avrebbero fatto ricorso a questa misura. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di riscontrare con Quota 103, il ricalcolo contributivo rappresenta un disincentivo troppo forte capace di ridurre notevolmente la platea dei potenziali beneficiari.

Ecco perché l’alternativa potrebbe essere rappresentata da Quota 41 flessibile, dove il diritto ad andare in pensione in anticipo verrebbe esteso anche ai contributivi puri. Ma attenzione però: solo chi rientra nelle categorie che già oggi sono autorizzate ad accedere alla pensione con 41 anni di contributi il diritto a Quota 41 si acquisisce indipendentemente dall’età anagrafica. Altrimenti bisognerà aver compiuto i 62 anni di età come oggi previsto per Quota 103.

Le differenze nella penalizzazione

Ma a questo punto è lecito chiedersi: qual è la differenza tra l’attuale Quota 103 e Quota 41 flessibile per coloro che non appartengono ai profili che necessitano di una maggior tutela? Bisogna guardare alla penalizzazione in uscita, visto che sparisce il ricalcolo contributivo dell’assegno che è stato tra le ragioni del fallimento della misura.

Al suo posto ci sarebbe una penalizzazione in uscita per ogni anno di anticipo, una riduzione che secondo le prime indiscrezioni dovrebbe essere del 2%. Ma attenzione, perché allo stesso tempo ci sarebbe una condizione per evitare il taglio dell’assegno, il che rappresenterebbe una vera e propria novità per l’attuale sistema pensionistico.

Per la prima volta, infatti, si guarderebbe all’Isee. Secondo le prime anticipazioni su Quota 41 flessibile, infatti, il taglio del 2% non verrebbe applicato nei confronti di coloro che hanno un Isee inferiore a 35.000 euro.

Ovviamente ricordiamo che per il momento non c’è nulla di definito: siamo nelle fasi iniziali delle discussioni per la prossima riforma delle pensioni e immaginiamo che usciranno tante altre alternative valide a garantire maggiore flessibilità nel corso dei prossimi mesi.

Iscriviti a Money.it