Pensioni, arriva il modello scandinavo: come funziona e a quanti anni si smette di lavorare

Simone Micocci

13 Settembre 2023 - 09:47

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Riforma delle pensioni, l’Italia guarda al modello scandinavo: uscita dal lavoro graduale e formazione del sostituto (e pochi costi per l’azienda).

Pensioni, arriva il modello scandinavo: come funziona e a quanti anni si smette di lavorare

La riforma delle pensioni si arricchisce di una nuova ipotesi: anticipare l’uscita dal mercato del lavoro utilizzando il modello scandinavo. Nel dettaglio, l’intenzione è di permettere al lavoratore, prossimo alla pensione, di lavorare con orario part-time negli ultimi anni, con l’azienda che nel frattempo potrà formare un lavoratore under 35 che possa sostituire il futuro pensionato.

Di questa possibilità ne ha parlato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il quale ha spiegato che già nei mesi scorsi era stata proposta al governo una norma che avrebbe facilitato la staffetta generazionale sul posto di lavoro, permettendo al pensionato di formare per 2 anni un giovane sotto i 35 anni, da assumere con contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, non si è potuto far nulla per le poche risorse a disposizione ma c’è la possibilità che se ne torni a discutere per la legge di Bilancio 2024.

La pensione anticipata con modello scandinavo potrebbe così affiancarsi alla conferma di Quota 103 e all’estensione dell’Ape Sociale, aggiungendo così una strada alternativa per il pensionamento già nel prossimo anno. Nell’attesa di capire cosa farà il governo a riguardo ovvero se nella prossima manovra ci saranno sufficienti risorse per introdurre una tale novità, vediamo come funziona il modello scandinavo e soprattutto di quanti anni andrebbe ad anticipare la data per il pensionamento.

Pensioni, cosa prevede il modello scandinavo

La proposta al vaglio del governo prende come esempio il modello scandinavo con il quale l’uscita dal mercato dal lavoro è graduale così che l’azienda possa avere il tempo necessario per formare un sostituto.

Con questo modello, infatti, l’accesso alla pensione avviene in due fasi: nella prima il pensionato continua a lavorare con orario part-time, percependo solamente una parte dell’assegno previdenziale. In questo lasso di tempo sarà punto di riferimento per la formazione di quello che sarà il suo sostituto, un giovane che l’azienda dovrà assumere con contratto a tempo indeterminato.

Dopodiché, trascorsa la prima fase, si diventa pensionati full time con il lavoratore formato che prenderà il posto di quello uscente.

Di quanti anni si anticipa la pensione

Per il momento è ancora presto per rispondere a questa domanda visto che sarà il governo a valutare in che modo ritagliare il modello scandinavo così da adattarlo alle esigenze del nostro Paese.

Il ministro Urso ha parlato di 2 anni, ciò significa che già al compimento dei 65 anni (oggi l’età per la pensione di vecchiaia in Italia è pari a 67 anni) si potrebbe andare in pensione “part-time”, percependo la metà dell’assegno previdenziale maturato.

Per l’altra parte andrebbe a percepire lo stipendio, arrivando così a un’entrata mensile adeguata; e nel frattempo continuerà ad avere piena copertura previdenziale, così che la pensione non subisca penalizzazioni.

Cosa cambia per l’azienda

Il modello scandinavo è simile al contratto di espansione, con la differenza che con quest’ultima misura i costi per l’azienda sono molto più alti visto che deve farsi carico tanto dell’indennità sostitutiva che spetta al lavoratore uscente quanto della sua copertura contributiva.

Con il modello scandinavo, invece, l’azienda dovrà solamente preoccuparsi dell’assunzione di un nuovo dipendente under 35 da affiancare al pensionato part-time: il che d’altronde rappresenta un investimento per il futuro, visto che in questo modo ci si assicura un valido sostituto una volta che terminerà il percorso che porta al pieno pensionamento.

E per risparmiare sui costi dell’assunzione ci dovrebbero essere degli appositi sgravi contributivi, così da rendere l’operazione piuttosto sostenibile per l’azienda.

I costi per lo Stato

Per attuare il modello scandinavo in Italia, però, servono sufficienti risorse: intanto perché lo Stato dovrà farsi carico di metà della pensione per i 2 anni di anticipo, così come di metà della contribuzione figurativa (così da non penalizzare il pensionato part-time).

Inoltre dovranno esserci risorse per incentivare le assunzioni dei lavoratori “apprendisti”, così da limitare il costo che grava sull’azienda.

Risorse che per il momento non è stato possibile recuperare, ma non è da escludere che - con tutte le difficoltà del caso - con la legge di Bilancio 2024 venga individuato un tesoretto da destinare a questa misura, introducendo così una vera e propria novità per il nostro sistema pensionistico.

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