Pensione con Quota 41 per tutti ma con ricalcolo contributivo, quanto spetta di assegno?

Simone Micocci

23 Agosto 2023 - 10:07

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Pensione con Quota 41 per tutti ma con penalizzazione: quanto si perde di assegno in caso di ricalcolo interamente contributivo? Le cifre.

Pensione con Quota 41 per tutti ma con ricalcolo contributivo, quanto spetta di assegno?

Quota 41 per tutti continua a essere una possibilità ma solo a una condizione: che all’uscita anticipata ne segua un ricalcolo contributivo della pensione.

Solo in questo modo sarà possibile contenere i costi di una riforma che senza penalizzazione in uscita costerebbe oltre 5 miliardi di euro.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato le ragioni per cui alle condizioni attuali, ossia con un tasso di natalità molto basso, qualsiasi riforma delle pensioni non è sostenibile nel breve-lungo periodo. Dichiarazioni che spengono ogni speranza di superare la legge Fornero, obiettivo dichiarato di una parte del Centrodestra, così come di passare a Quota 41 per tutti entro la fine della legislatura in modo da consentire a ogni lavoratore (e non solo ai precoci come previsto oggi) la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi.

Tuttavia, c’è chi ancora non si arrende all’idea che la promessa di passare a Quota 41 per tutti non potrà essere mantenuta e per questo motivo sta cercando un modo per renderla sostenibile. A tal proposito, viene rispolverato il disegno di legge già depositato dalla Lega nella scorsa legislatura, dove alla possibilità di andare in pensione con Quota 41 viene affiancato il ricalcolo contributivo dell’assegno, operazione che nella maggior parte dei casi comporta un taglio della pensione facendo così pesare sull’interessato il costo dell’uscita anticipata.

Ma la domanda è: come cambierebbe l’assegno in caso di ricalcolo contributivo? Facciamo chiarezza.

Quota 41 con ricalcolo contributivo l’unica possibilità per la riforma

Nella legge di Bilancio 2024 non ci saranno sufficienti risorse da stanziare per le pensioni, ecco perché il governo conta di limitarsi a pochi interventi: ad esempio la proroga di Quota 103, possibile grazie a quanto risparmiato lo scorso anno visto che gli accessi effettivi sono stati inferiori a quelli preventivati. E ancora, la conferma dell’Ape sociale con la possibilità di estenderne la platea, mentre per Opzione donna il destino appare incerto.

A queste condizioni estendere a tutti la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età, con 41 anni di contributi, non è possibile visto che costerebbe oltre 5 miliardi di euro.

Ma c’è una possibilità: come anticipato si potrebbe stabilire che per coloro che accedono a tale opzione ne consegue un ricalcolo contributivo dell’intero assegno, anche per la parte che rientra nel regime retributivo.

Retributivo e contributivo, le differenze

È stata la legge Dini a introdurre il sistema di calcolo contributivo della pensione così da rendere la spesa più sostenibile. Con il retributivo, infatti, vengono valorizzate le ultime retribuzioni, quelle solitamente più alte, delle quali se ne prende una certa percentuale (solitamente il 2%) per ogni anno di contribuzione, mentre con il contributivo si guarda esclusivamente ai contributi versati in carriera che vengono trasformati in pensione applicando un apposito coefficiente che è tanto più vantaggioso quanto più si ritarda il collocamento in quiescenza.

La legge Fornero ha poi completato questo passaggio, applicando a tutti i pensionati il calcolo contributivo. Ne risulta quindi che:

  • il calcolo retributivo si applica per i periodi antecedenti al 31 dicembre 1995, oppure al 31 dicembre 2011 per chi al 31 dicembre 1995 poteva vantare 18 anni di contributi;
  • il calcolo contributivo si applica per i periodi successivi al 1° gennaio 1996, oppure al 1° gennaio 2012 per chi al 31 dicembre 1995 poteva vantare 18 anni di contributi.

Per le ragioni sopra indicate, ossia per il fatto che con il retributivo vengono solitamente prese in considerazione le migliori retribuzioni percepite in carriera, nella maggior parte dei casi da questo ne risulta un assegno migliore rispetto a quello che sarebbe stato calcolato con il contributivo. Ecco perché un ricalcolo interamente contributivo, che comprenderebbe anche la quota che diversamente sarebbe stata calcolata con il più vantaggioso retributivo, comporterebbe una penalizzazione.

Quanto si perde col ricalcolo contributivo?

L’ammontare della penalizzazione varia di caso in caso: sarà maggiore, ovviamente, per coloro che hanno una quota di retributivo più rilevante.

Facciamo un esempio.

Tizio raggiunge 41 anni di contributi nel 2023, così maturati:

  • 14 anni entro il 31 dicembre 1995, e quindi nel retributivo;
  • 27 anni successivamente, e quindi nel contributivo.

Negli ultimi 10 anni di lavoro ha percepito uno stipendio medio di 35.000 euro l’anno, il che significa che per la parte calcolata con il retributivo gli verrà riconosciuto il 28% di tale importo, ossia il 2% per ogni anno di contributi. Ne risulta, quindi, una pensione calcolata con il retributivo pari a 9.800 euro, alla quale va aggiunta la quota del contributivo.

Se invece anche i primi 14 anni venissero calcolati con il contributivo, quale sarebbe l’importo? In tal caso bisognerà considerare il montante contributivo maturato in quegli anni, solitamente pari al 33% di quanto guadagnato. Considerando quindi che per ogni anno di lavoro questo ha accantonato 11.550 di contributi, per 14 anni ne risulta un montante di 161.700 euro (al netto della rivalutazione).

A questo punto bisogna guardare all’età del pensionamento, visto che a seconda degli anni c’è un differente coefficiente di trasformazione. Mettiamo il caso, ad esempio, che questo abbia approfittato di Quota 41 per andare in pensione a 60 anni, con un coefficiente che quest’anno è pari al 4,615%: in tal caso, la pensione maturata sarebbe pari a 7.462,45 euro, circa 2.340 euro in meno rispetto a quanto spettava con il retributivo.

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