Pensione per chi ha 40 anni, come stanno davvero le cose

Simone Micocci

12 Luglio 2023 - 10:49

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Pensioni, nulla di fatto nell’ultimo incontro con i sindacati. Per il momento non ci sono buone notizie per i quarantenni.

Pensione per chi ha 40 anni, come stanno davvero le cose

Il governo Meloni ha preso un impegno molto importante: intervenire sulle pensioni future, salvaguardando coloro che hanno l’assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.

Se si vuole evitare una “bomba sociale”, infatti, bisogna tutelare chi ha meno di 40 anni in quanto avendo iniziato a lavorare dopo il 1996 - data che ha segnato il passaggio dal retributivo al contributivo - rischiano di arrivare all’età della pensione avendo maturato un assegno molto basso, inadeguato per vivere, o ancora peggio di non essere neppure riusciti a raggiungere i requisiti per andarci.

Per questo motivo Giorgia Meloni ha posto in cima alla sue priorità un tema di cui da anni si parla, senza però aver mosso passi importanti in tal senso: la pensione di garanzia. Un argomento citato persino nel discorso di insediamento alla Camera dei Deputati (dove invece non ha parlato di flessibilità) a conferma che il governo intende puntarci molto distinguendosi così da chi l’ha preceduto.

Come dice il detto, però, “tra il dire e il fare…”: lo sanno bene i sindacati che proprio nella giornata di ieri sono stati ricevuti dall’Osservatorio istituito dal governo per raccogliere i dati necessari - e avanzare proposte - per la riforma delle pensioni che verrà.

Il quarto incontro sul tema pensioni che si tiene da inizio anno, tutti con lo stesso epilogo (almeno ascoltando le dichiarazioni di Cgil e Uil, con Cisl che invece sembra essere maggiormente attendista): nulla di fatto.

Com’è andato l’ultimo incontro tra Osservatorio e sindacati

L’argomento del giorno era appunto “pensione di garanzia”, ossia l’individuazione di quelle misure necessarie per far sì che i quarantenni di oggi, nonché le prossime generazioni, non paghino caro il conto del passaggio integrale al sistema contributivo.

Un sistema che oggi non riconosce neppure la possibilità di avere una pensione minima, come invece garantita a coloro che hanno almeno un contributo accreditato entro il 31 dicembre 1995.

L’incontro però non è andato come si sperava visto che non sono stati fatti passi in avanti. Insoddisfatte Cgil e Uil, meno Cisl che ritiene che “l’importante è discuterne”.

Un incontro prettamente tecnico e limitato alle proiezioni di spesa, senza quindi fornire alcuna risposta alle richieste dei sindacati né tantomeno pensare a una soluzione che eviti quello scoppio della bomba sociale tanto temuto da Giorgia Meloni.

Tant’è che Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil con delega alle pensioni, ha definito l’incontro come “imbarazzante”, in quanto non è stato neppure possibile esporre le proposte sindacali. E chiede alla ministra Calderone - che non era presente - di far capire cosa questo governo intende fare sul lavoro per i giovani e per chi ha delle fragilità contributive.

Quali novità possono esserci per la pensione per i contributivi puri

Anche l’iter che dovrebbe portare a definire i contorni di una pensione di garanzia, quindi, parte a rilento, al pari di quello per la flessibilità (per la quale è in programma un incontro il 18 luglio).

Ma nel frattempo sono emerse le prime proposte: ad esempio, i sindacati chiedono di intervenire sul requisito economico richiesto per accedere alla pensione anticipata contributiva, ossia quella che consente il collocamento in quiescenza all’età di 64 anni (e con 20 anni di contributi).

Dal momento che per i trentenni di oggi l’orizzonte della pensione sarà a 70 anni, in quanto bisognerà tener conto degli adeguamenti con le aspettative di vita, bisognerà agevolare l’accesso alla suddetta misura intervenendo per abbassarne il requisito economico che ne limita l’accesso a coloro che hanno maturato una pensione almeno pari a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale (quindi 18.319,02 euro annui nel 2023). Una condizione che in futuro potrebbe essere molto complicata da soddisfare, considerando le difficoltà del mercato del lavoro e le regole del contributivo, e che quindi - secondo i sindacati - va assolutamente rivista.

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