Pensione d’invalidità: chi vive all’estero non ne ha diritto

Sara Catalini

29 Agosto 2016 - 16:20

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Il diritto alla pensione d’invalidità cessa nel momento in cui ci si trasferisce all’estero: ecco tutto quello che c’è da sapere in proposito.

Pensione d’invalidità: chi vive all’estero non ne ha diritto

Chi ha diritto alla pensione d’invalidità? Non chi si trasferisce all’estero per più di sei mesi.

A sottolinearlo le ultime notizie in merito alle pensioni d’invalidità: sono perse da tutti i cittadini italiani che vanno a vivere al’estero in quanto le prestazioni assistenziali erogate dall’INPS nei confronti degli invalidi civili non sono esportabili fuori dal nostro Paese.

Una bella doccia fredda per quanti progettano la fuga all’estero con la pensione d’invalidità, anche se si è trattato più di un ripasso che una novità vera e propria.

La pensione di invalidità, così come l’accompagno e tutte le prestazioni assistenziali erogate dall’INPS a vantaggio degli invalidi civili non si possono esportare fuori l’Italia, cosa possibile invece per le prestazioni legate ai contributi versati.

Tutto è nato da un caso presentato come interrogazione parlamentare e che ha riaperto la questione: una ragazza di 29 anni si era trasferita in Francia nel 2008 per proseguire gli studi all’estero mantenendo la residenza formale a Treviso.

L’ufficio INPS a marzo 2016 le aveva comunicato la sospensione degli 800 euro mensili della sua pensione di invalidità e aveva chiesto la restituzione di quanto la ragazza aveva percepito dal 2008 ad oggi.

L’episodio è stato ricordato dal sottosegretario al welfare Massimo Cassano in risposta ad alcuni commenti della Lega Nord in merito alle pensioni d’invalidità e alla loro esportazione all’estero.

Ma vediamo ora i dettagli sulle pensioni d’invalidità: che succede se si vive all’estero? Ecco tutti i chiarimenti del caso.

Pensione invalidità: la perde chi va all’estero, ecco cosa sapere

Nel nostro ordinamento le prestazioni economiche di invalidità civile presuppongono il requisito della residenza in Italia; quest’ultima deve essere il luogo in cui la persona ha la dimora abituale per ottenere il proprio assegno di invalidità.

Lo stesso è previsto dalla disciplina comunitaria, che stabilisce che per le prestazioni di sicurezza sociale di natura assistenziale - quindi le prestazioni per l’invalidità civile - vale il principio dell’inesportabilità.

In altre parole in Italia ed in Europa la pensione d’invalidità può essere erogata esclusivamente nello stato in cui gli invalidi civili risiedono, il tutto in base ai dettami del Paese di residenza e dell’istituto di previdenza sociale di riferimento.

Il limite consentito per vivere all’estero e percepire la pensione d’invalidità è di sei mesi: oltre questo arco di tempo, se non ci sono motivazioni sanitarie documentate, non si ha più diritto alla pensione.

Le prestazioni assistenziali non comprendono solo la pensione d’invalidità ma anche l’assegno sociale, le indennità per invalidi e mutilati, la pensione sociale, il trattamento minimo e così via.

Il divieto di esportazione dura solo per il periodo di permanenza in uno dei Paesi membri dell’UE.

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