Pensione, come aumentarla e andarci prima grazie agli anni di studio (non solo la laurea)

Simone Micocci

16 Gennaio 2023 - 08:00

condividi

Aumentare l’importo della pensione grazie al riscatto degli anni di studio: quando è possibile? Di seguito l’elenco dei titoli riscattabili.

Pensione, come aumentarla e andarci prima grazie agli anni di studio (non solo la laurea)

Tra i fattori determinanti ai fini della pensione, tanto per la data di accesso quanto per l’importo dell’assegno, ci sono i contributi previdenziali. Solitamente versati negli anni di lavoro, per una parte a carico del datore di lavoro e per l’altra del dipendente stesso, i contributi vengono riconosciuti, non automaticamente, anche per gli anni di studio.

In tal caso, però, è l’interessato a chiedere che tali periodi vengano riconosciuti ai fini della pensione, ricorrendo al riscatto oneroso dei contributi. Sicuramente lo strumento più famoso in tal senso è il riscatto della laurea, ma è bene specificare che non c’è solo questo titolo di studio tra quelli che possono essere valorizzati ai fini della pensione.

Vediamo, quindi, quali sono gli anni di studio che - facendosi carico di un certo onere - possono essere determinanti ai fini dell’accesso, come pure per la quantificazione dell’importo, alla pensione.

Riscatto della laurea, due soluzioni possibili

Coloro a cui mancano contributi per accedere a una delle tante opzioni per il pensionamento (qui la guida al 2023) possono prendere in considerazione la possibilità di riscattare gli anni di studio universitario che hanno portato alla laurea.

Ciò per merito del riscatto agevolato della laurea, con il quale tale periodo - in cui non sono compresi eventuali anni di fuori corso - viene valorizzato ai fini pensionistici attraverso un onere ridotto rispetto a quello solitamente previsto. Chi vuole, infatti, può far valere gli anni di studio facendosi carico di un costo pari a 5.360,19 euro nel 2022 (leggermente più alto nel 2023 ma non ancora ufficializzato), in quanto viene determinato sul minimale degli artigiani e commercianti del’anno di presentazione della domanda, sul quale appunto vien applicata la relativa aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

Il riscatto della laurea agevolato vale però solo per i periodi di studio successivi al 1° gennaio 1996; anche quelli precedenti possono essere riscattati con un costo agevolato, ma solo qualora si scelga la liquidazione della pensione con il calcolo interamente contributivo, il che potrebbe comportare una penalizzazione sull’assegno.

Il problema di questa agevolazione è che dal momento che l’onere è ridotto anche gli effetti sull’assegno sono poco rilevanti. Si tratta, dunque, di un’opportunità da prendere in considerazione perlopiù per anticipare l’accesso alla pensione, mentre se si vuole investire per aumentare la pensione futura conviene ricorrere al riscatto ordinario della laurea.

Questo prevede, eccetto per gli inoccupati per i quali si utilizzano gli stessi parametri di calcolo previsti dal metodo agevolato, un costo maggiore, ma come anticipato si tratta di un investimento per il proprio futuro in quanto consente di aumentare l’importo della pensione.

Ma per quale motivo il riscatto ordinario costa di più? Perché in questo caso si utilizza un sistema di calcolo differente. Ad esempio, quando riferisce a un periodo successivo al 1° gennaio 1996, rientrando così nel regime contributivo, l’onere viene determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda alla retribuzione percepita negli ultimi 12 mesi.

Ad esempio, pensiamo a un dipendente che vuole riscattare 4 anni di laurea - dal 2002 al 2006 - nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Ago e che la domanda di riscatto sia stata presentata il 31 gennaio 2023. L’onere per ogni anno è pari al 33% della retribuzione annua lorda degli ultimi 12 mesi: consideriamo che sia stata pari a 35.000 euro, ne risulterà un esborso di 11.550 euro (più del doppio rispetto all’agevolato) per ogni anno.

Più complicato il calcolo per i periodi che si collocano nel sistema retributivo, per i quali l’onere viene quantificato utilizzando la cosiddetta riserva matematica, dove sono diverse le variabili che intervengono: dall’età al periodo da riscattare, fino al sesso, all’anzianità contributiva totale e alle retribuzioni percepite negli ultimi anni.

Quali titoli di studio possono essere riscattati

Tanto il riscatto ordinario quanto quello agevolato vale per i seguenti titoli di laurea:

  • diplomi universitari, per periodi almeno di 2 anni e comunque non superiori a 3 anni;
  • diplomi di laurea, per corsi di durata non inferiore a 4 anni e non superiore a 6;
  • laurea triennale, laurea specialistica e laurea magistrale.

A questi si aggiungono anche:

  • periodi di specializzazione successivamente alla laurea e al termine di un corso di durata non inferiore ai 2 anni;
  • dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge;
  • diplomi rilasciati dagli istituti di alta formazione artistica e musicale (Afam).

Non sono invece riscattabili i master universitari, così come quei periodi che rientrano in uno dei corsi suddetti ma per i quali l’interessato ha già una copertura assicurativa (ad esempio se mentre studiava ha lavorato).

Per quanto riguarda le lauree conseguite all’estero, invece, la regola vuole che possano essere riscattati solo quei periodi per i quali il titolo conseguito ha valore legale in Italia, o anche in quei Paesi che hanno sottoscritto con l’Italia un accordo bilaterale.

Iscriviti a Money.it