Gli italiani dovrebbero lavorare di più. Troppe pensioni anticipate, troppo pochi i pensionati che continuano a lavorare. Ecco chi lo dice e perché.
Mentre gli italiani sono generalmente insoddisfatti del sistema pensionistico, sia per età che per requisiti, c’è chi suggerisce di restare al lavoro più tempo.
Si tratta dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che invita l’Italia a intervenire per promuovere la crescita economica. L’invecchiamento demografico è uno dei principali ostacoli in tal senso, insieme all’uscita precoce dal mercato del lavoro. Secondo l’Ocse, lo Stato italiano dovrebbe prolungare la durata della vita lavorativa, con un passaggio alla pensione più graduale e dicendo addio alla pensione anticipata, quando possibile, che non è una misura sostenibile. Resterà da capire se le indicazioni dell’Ocse verranno effettivamente seguite, anche perché non bacchettano l’Italia solo sull’età di pensionamento, ma pure sui salari reali, giudicati insufficienti.
L’Ocse dice addio alla pensione anticipata in Italia
L’ultimo rapporto Employment Outlook 2025 dell’Ocse non restituisce un quadro roseo dell’Italia. L’inattività e i tassi di disoccupazione alle stelle frenano la crescita del Paese, ben lontana dall’obiettivo di aumento dell’1,34% del Pil pro capite raccomandato dall’Organizzazione.
Una delle principali cause risiede nell’invecchiamento demografico, che si tramuterà in una perdita del 40% del Pil pro capite nell’area Ocse entro il 2060. Per contrastare questo fenomeno bisogna sicuramente agire all’origine, con misure a sostegno della natalità e favorendo l’immigrazione regolare, ma anche intervenire su salari e lavoro.
Continuando su questa strada, altrimenti, la situazione non farà che peggiorare. Tra il 2023 e il 2060 la popolazione in età lavorativa diminuirà del 34%, aumentando il numero di anziani a carico delle persone in età lavorativa fino a 0,76 (contro l’iniziale 0,41). Ciò significa che ci sarà un anziano a carico di appena 1,3 lavoratori. Contestualmente, diminuirà di 5,1 punti percentuali il rapporto tra occupati e popolazione totale.
La pensione anticipata non è sostenibile in questo contesto, soprattutto perché l’onere pensionistico aumenta drammaticamente, mentre la crescita del reddito rallenta sempre di più. Pur essendoci stato un certo miglioramento grazie al rinnovo di alcuni Ccnl, infatti, il livello dei salari è ancora inferiore del 7,5% rispetto all’inizio del 2021 e la perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione è stata compensata solo in minima parte.
Allungare l’età lavorativa, limitando quindi le pensioni anticipate, consentirebbe di compensare parzialmente gli effetti dell’invecchiamento demografico e diminuire il carico sui giovani lavoratori. L’Ocse ha infatti considerato che in molti Paesi, tra cui in primo luogo proprio l’Italia, esiste un eccessivo divario tra l’età media di uscita dal mercato del lavoro e l’età pensionabile. Nel Belpaese si tratta di 2 anni per le donne e 1 anno per gli uomini, di cui solo una minima parte continua a lavorare.
Perché dovresti restare al lavoro più tempo
L’Ocse invita l’Italia ad attivare “i lavoratori anziani in buona salute” e “mobilitare le risorse lavorative non sfruttate”, con un aumento della durata della vita lavorativa e promuovendo un pensionamento graduale. Tra i problemi italiani, infatti, non c’è soltanto la pensione anticipata, ma pure la scarsa percentuale di pensionati che continua a lavorare. I lavoratori tra i 50 e i 69 anni che continuano a lavorare dopo aver percepito per la prima volta un trattamento pensionistico sono pochi, il 9,9% del totale. Negli altri Paesi dell’area Ocse, invece, la media è più del doppio: il 22,4%.
Eppure, cumulare la pensione con il lavoro consente di salvaguardare il reddito.
L’Organizzazione, tuttavia, non colpevolizza i lavoratori, bensì invita l’Italia a garantire “luoghi di lavoro sicuri, pensionamenti flessibili e pratiche inclusive da parte dei datori di lavoro” per promuovere l’occupazione anche nelle ultime fasi della carriera. Allo stesso tempo, il pensionamento non dovrebbe essere necessariamente posticipato, sempre in riferimento alle ipotesi di anticipo, ma potrebbe essere previsto per gradi. Il trattamento pensionistico dovrebbe sostituire gradualmente il reddito da lavoro, salvaguardando il reddito del pensionato e alleggerendo l’onere sui lavoratori.
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