Pensione con 41 anni di contributi anche nel 2024, ma salta Opzione donna: ecco i piani del governo

Simone Micocci

03/05/2023

03/05/2023 - 14:26

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In pensione anche nel 2024 con 41 anni di contributi? Sì secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Ma Opzione donna rischia di saltare definitivamente.

Pensione con 41 anni di contributi anche nel 2024, ma salta Opzione donna: ecco i piani del governo

Per la riforma delle pensioni nel 2024 ci sono ancora speranze: ne è convinto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale in un’intervista rilasciata a La Stampa ha fatto chiarezza su cosa può succedere il prossimo anno, in particolare soffermandosi su Quota 103, Quota 41 e Opzione donna.

In particolare, dopo mesi in cui il futuro di Opzione donna è stato quantomai incerto, le parole di Durigon sembrano mettere la parola “fine” annunciando di fatto nuove soluzioni per le lavoratrici già con la riforma in programma - almeno secondo le indicazioni del sottosegretario - il prossimo anno.

Andrà meglio, invece, a chi spera che 41 anni di contributi siano sufficienti per andare in pensione: in un modo o nell’altro, infatti, anche nel 2024 verrà data loro la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione.

Riforma delle pensioni, ecco cosa succederà

Nelle scorse settimane abbiamo avuto modo di soffermarci sul perché una riforma delle pensioni nel 2024 sembra essere di difficile attuazione. Troppo poche le risorse a disposizione del governo per la prossima manovra, mentre gli interventi “promessi” sono diversi: dalla conferma del taglio del cuneo fiscale che da solo costerà circa 10 miliardi di euro, più altri 6 miliardi per l’Assegno d’inclusione, il nuovo Reddito di cittadinanza. Senza dimenticare poi gli interventi sulle bollette, nonché le risorse da destinare all’aumento dell’Assegno unico e delle pensioni per effetto dell’inflazione che continua a correre.

Ecco perché sembra essere complicato per il governo Meloni recuperare le risorse per una riforma delle pensioni già nel 2024. Ma per il sottosegretario Claudio Durigon (Lega), ci sono comunque buone possibilità di consentire anche nel 2024 l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi.

Nel dettaglio, le ipotesi sono due:

  • prorogare e migliorare Quota 103, l’opzione introdotta dalla legge di Bilancio 2023 per consentire il pensionamento a coloro che hanno compiuto i 62 anni di età e hanno maturato almeno 41 anni di contributi;
  • puntare direttamente a Quota 41, consentendo a tutti - e non solo ad alcuni precoci come funziona oggi - l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età anagrafica.

Quest’ultima misura consentirebbe di fatto di superare quanto stabilito dalla legge Fornero per la pensione anticipata, per la quale ricordiamo sono necessari invece 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, uno in meno per le donne.

La prima ipotesi non è da scartare: d’altronde, secondo i dati forniti da Durigon, circa 50 mila persone potranno andare in pensione con Quota 103 nel 2023, e continuare a prevedere anche per il prossimo anno un limite anagrafico aiuterà a contenere i costi.

Ma non è da escludere l’estensione della platea dei beneficiari di Quota 41. Nonostante il costo che una tale riforma richiederebbe, infatti, Durigon si dice “fiducioso”: il fatto che con il passare degli anni si vada sempre più incontro a un sistema di calcolo contributivo pieno, visto che la quota calcolata con il retributivo si assottiglia sempre di più, costituisce un aiuto per rendere “più semplice l’adozione di una Quota 41 per tutti”.

Va detto che il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, è di un’altra idea: questo, infatti, ritiene che non debba essere favorito il pensionamento alla luce del fatto che in un prossimo futuro il rapporto tra pensionati e lavoratori - essenziale per garantire sostenibilità al sistema - rischia di essere di 1 a 1.

E Opzione donna?

Meno possibilità di una conferma per Opzione donna, già coinvolta dalla stretta della legge di Bilancio 2023 che di fatto ne ha ridotto notevolmente la platea delle potenziali beneficiarie.

Riguardo a Opzione donna Durigon ha ammesso di non essere un estimatore della misura dal momento che non ritiene congruo il taglio del 30% (in media) dell’assegno per coloro che scelgono di anticipare l’accesso alla pensione tra i 58 e - visti i nuovi requisiti - i 60 anni.

Di fatto, anziché pensare a una soluzione per Opzione donna, si potrebbero individuare misure ad hoc per favorire il pensionamento delle lavoratrici: anche perché ricordiamo che per le donne è solitamente più complicato raggiungere i 41 anni di contributi, quindi queste rischiano di essere tagliate fuori da Quota 103 e Quota 41.

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