Pensionati discriminati dallo Stato: nessun aiuto per chi ha chiuso l’attività

Antonio Cosenza

17/04/2020

Il Governo ha escluso i pensionati dalla possibilità di richiedere il bonus 600 euro. Una decisione che non ha senso; ecco perché.

Pensionati discriminati dallo Stato: nessun aiuto per chi ha chiuso l’attività

Chi ha una pensione - e continua a lavorare - è stato discriminato dallo Stato nell’ambito degli aiuti economici riconosciuti con il Decreto Cura Italia di marzo, in particolar modo con il bonus di 600,00 euro.

La parola discriminazione è forte ma rappresenta quanto successo il mese scorso, quando il decreto Cura Italia ha escluso chi ha una pensione dalla possibilità di richiedere il bonus di 600,00 euro. Una decisione che ad una prima analisi potrebbe sembrare sensata in quanto un pensionato lavoratore autonomo ha già un reddito al quale appoggiarsi in questo periodo di chiusura forzata dell’attività.

Lo Stato, quindi, potrebbe aver deciso di escludere dalla possibilità di beneficiare di un aiuto economico tutti coloro che hanno comunque di cui vivere così da concentrarsi su coloro che invece potrebbero essere maggiormente in difficoltà a causa della sospensione dell’attività.

Tutto ciò, però, potrebbe aver senso qualora lo Stato avesse previsto dei requisiti più restrittivi per il riconoscimento del bonus da 600,00€. Perché è inutile negare che ad averlo percepito sono anche imprenditori che seppur avendo subito un danno dalla chiusura forzata dell’attività (come tra l’altro è stato per qualsiasi lavoratore autonomo) non avrebbero di certo bisogno dei 600,00€ per sopravvivere.

Qual è la ratio di questo bonus allora? Riconoscere ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi un indennizzo per la chiusura forzata dell’attività o dare alle famiglie un sostegno di cui vivere? Qualunque sia la risposta c’è stato un errore da parte del Governo, in quanto in ogni caso è stato discriminato colui che ha una pensione e decide di continuare a lavorare (continuando a versare i contributi) come lavoratore autonomo.

Bonus 600 euro: è un indennizzo per la chiusura forzata dell’attività?

Nel caso in cui l’intenzione del Governo fosse stata quella di riconoscere con il bonus di 600,00€ una sorta di indennizzo per coloro ai quali è stata imposta la chiusura dell’attività, allora non avrebbe alcun senso la decisione di escludere i pensionati da questa categoria.

Anche chi ha una pensione (in molti casi di un importo minimo), infatti, ha subito un danno economico a causa delle restrizioni adottate dal Governo per limitare la diffusione del coronavirus. Chi ha un’attività e una pensione potrebbe avere delle spese maggiori da affrontare, come ad esempio l’affitto del locale o anche tasse e imposte relative alla propria attività.

Senza dimenticare poi che per il periodo in cui l’attività è chiusa si continuano a versare i contributi previdenziali (seppure in forma ridotta rispetto ad un lavoratore autonomo non pensionato).

Perché quindi un pensionato che ha deciso di continuare a lavorare dopo la pensione, nel pieno rispetto delle norme vigenti, dovrebbe essere penalizzato? Specialmente alla luce del fatto che il bonus di 600,00€ è stato riconosciuto anche chi non ha dovuto chiudere la propria attività e paradossalmente potrebbe persino aver guadagnato di più in questo periodo.

Bonus 600 euro: è un aiuto economico per permettere alle famiglie di sopravvivere?

il senso di questo bonus potrebbe essere un altro: dare ai lavoratori quel di cui sopravvivere nel periodo in cui l’attività è stata sospesa per cause di forze maggiori.

Tuttavia, anche nel caso in cui il Governo avesse deciso di riconoscere il bonus al fine di dare liquidità alle famiglie - in questo periodo in cui potrebbero venire a mancare altre forme di reddito - ne sussisterebbe una discriminazione per chi ha una pensione.

Perché se si escludono i pensionati allora bisognerebbe fare altrettanto per coloro che hanno patrimoni tali da non necessitare di un piccolo sostegno economico.

Alle condizioni in cui il bonus lavoratori autonomi è stato riconosciuto, infatti, questo è stato richiesto anche da coloro che in realtà non ne avrebbero bisogno. Ad esempio, ha potuto richiedere un bonus un grosso imprenditore con diverse centinaia di migliaia di euro di risparmio in banca mentre questa possibilità è stata negata ad un piccolo artigiano costretto a chiudere bottega e restare in casa con una pensione di 500 o 600 euro.

La speranza è che questa discriminazione venga meno con il Decreto Cura Italia di aprile, quando il Governo ha promesso nuovi aiuti.

Aiuti che speriamo non vengano negati a qualche piccolo lavoratore autonomo solo per il fatto che questo percepisce una pensione.

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