Pedofilo libero grazie alla prescrizione: la giustizia italiana funziona così

Simone Micocci

21 Febbraio 2017 - 10:13

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Pedofilo a piede libero grazie alla giustizia italiana: condannato a 12 anni, ma reato caduto in prescrizione.

 Pedofilo libero grazie alla prescrizione: la giustizia italiana funziona così

Abusi su una bambina, uomo libero grazie alla prescrizione: nonostante la condanna a 12 anni di carcere il carnefice di una bambina di sette anni resterà a piede libero.

Ha dell’incredibile quanto successo ad un uomo accusato per aver violentato, ripetutamente, una bambina di sette anni nel 1997: nella giornata di ieri l’attentatore è stato prosciolto, ma non perché non ha commesso il fatto ma perché è trascorso troppo tempo dai reati contestati. Infatti, visto che sono passati 20 anni dai fatti contestati è scattata la prescrizione, quindi il pedofilo adesso potrà circolare liberamente come se nulla fosse mai accaduto.

Una vicenda che ha sconcertato perfino il giudice che ha emesso la sentenza, Paola Dezani della Corte di Appello, che ha sottolineato come questo sia “un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano”.

Il motivo di questo ritardo nella sentenza è legato ad una serie di intoppi giudiziari che, come vedremo di seguito, hanno fatto sì che il processo si dilungasse oltre il termine della prescrizione.

Basterà questa vicenda per far capire allo stato l’urgenza di una riforma del processo penale che possa snellire la durata dei processi, così da evitare che si ripetano fatti come questi? Lo speriamo, perché così di certo non si può andare avanti dal momento che la sentenza di ieri conferma che spesso in Italia il “tempo” ha la meglio sulla “giustizia”.

Pedofilo libero grazie alla prescrizione: i fatti

Per fare chiarezza sulla vicenda dobbiamo partire dall’inizio, nel lontano 1997, quando una bambina di sette anni fu trovata per strada in condizioni precarie dopo essere stata violentata ripetutamente dal convivente della madre.

La bambina fu trasportata all’ospedale dove le furono riscontrati non solo traumi di abusi ma anche infezioni trasmesse sessualmente.

L’accusa per maltrattamenti e violenza sessuale partì dalla procura di Alessandria; nell’udienza preliminare venne chiesta l’archiviazione per parte delle accuse e ciò ha fatto sì che l’uomo fu condannato solamente per maltrattamenti.

Il giudice però dispose il rinvio degli atti in procura affinché si potesse procedere anche per la violenza sessuale. Gli anni passano e dell’inchiesta ancora nulla, fino a quando non si arriva al primo grado di giudizio dove l’uomo, se così si può chiamare, venne condannato a 12 anni di carcere.

C’è però da attendere il passaggio in secondo grado, per cui paradossalmente bisognerà attendere più di 9 anni. Nel 2016, il presidente della Corte d’Appello Arturo Soprano, preoccupato dal ritardo di questo e di altri procedimenti giudiziari provò a fare una redistribuzione dei fascicoli, togliendo circa 1.000 processi alla Corte d’Appello assegnandoli a tre diverse sezioni.

Ma non è bastato per evitare l’intervento della prescrizione sul caso della bambina di sette anni violentata dall’uomo.

Pedofilo libero grazie alla prescrizione: è questa la “giustizia italiana”?

Nell’aula della Corte d’Appello che ha prosciolto il pedofilo c’era imbarazzo.

Imbarazzo causato dall’ennesimo caso di malagiustizia nel nostro Paese. Una sentenza purtroppo già scritta, nonostante i giudici si siano chiusi a lungo in camera di consiglio per trovare un cavillo con cui condannare l’uomo. Alla fine non c’è stato nulla da fare, è stato il tempo a vincere sulla giustizia.

La bambina abusata, che oggi è una donna di 27 anni, non era presente al processo, dicendo di voler “solo dimenticare”. Ma quasi sicuramente non ci riuscirà e adesso che sa che il suo aguzzino è ancora libero sarà ancora più difficile farlo.

La stessa Corte D’Appello ha condannato aspramente i risvolti della vicenda; il presidente Arturo Soprano, ad esempio, ha dichiarato che “la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema”.

La speranza adesso è che questa assurda vicenda possa far capire allo Stato l’importanza di dotare il Paese di un sistema giudiziario che funzioni, affinché nessun colpevole possa più essere graziato dal “tempo”.

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