Pavel Durov, fondatore di Telegram, lascia la sua fortuna di 20 miliardi di euro ai suoi 106 figli

Ilena D’Errico

20 Giugno 2025 - 22:41

Il fondatore di Telegram lascia tutta l’eredità ai figli. Una fortuna da 20 miliardi di euro divisa tra 106 eredi.

Pavel Durov, fondatore di Telegram, lascia la sua fortuna di 20 miliardi di euro ai suoi 106 figli

Pavel Durov lascia la sua fortuna di 20 miliardi di euro ai suoi 106 figli. L’eccentrico fondatore di Telegram ha infatti una progenie molto numerosa a cui vuole riservare un trattamento equo. Non bisogna però passare troppo facilmente a un paragone con Elon Musk, altro genio ricchissimo famoso per la famiglia nutrita e in continua crescita. Due scelte personali e insindacabili, ma molto diverse tra loro, come ha fatto notare lo stesso Durov. Quest’ultimo ha infatti spiegato di essere effettivamente il padre di 6 figli, avuti da 3 donne differente. L’altro centinaio di discendenti, almeno dal punto di vista biologico, derivano dalla donazione di sperma.

Si tratta di una procedura anonima, perciò i futuri ereditieri non sanno ancora dell’incredibile patrimonio che li attende, come nemmeno i loro genitori. Pavel Durov vuole però che anche i bambini nati grazie alla donazione, con i quali non ha legami parentali riconosciuti legalmente, abbiano accesso all’eredità come i suoi 6 figli. Anche se l’imprenditore russo è piuttosto giovane per pensare al testamento, ha già provveduto a organizzare tutto, per evitare future controversie ereditarie e anticipando qualsiasi tipo di evenienza. Ecco cosa sappiamo.

La fortuna da 20 miliardi di euro di Durov

Pavel Durov è un imprenditore di enorme successo e notorietà. Un personaggio controverso per certi aspetti, ma senza dubbio unico nel suo genere e molto differente da tanti colleghi. Spesso si tende infatti a esasperare le stime sul patrimonio e il potere, contribuendo a un’aura di grande effetto sul pubblico. Un misto di invidia e riverenza che può sempre tornare utile. Per il fondatore di Telegram, invece, è meglio perseguire la strada opposta. Durov ha infatti spiegato che dovrebbe avere un patrimonio compreso tra 15 e 20 miliardi di euro secondo le stime, sottolineando che si tratta appunto di ipotesi teoriche e nient’affatto rilevanti.

Come potrebbero delle cifre simili essere definite poco rilevanti? Semplicemente, si tratta del valore oggi attribuito a Telegram, che è appunto volubile e soggetto a variazioni in parte imprevedibili. Oltretutto, Durov non ha alcuna intenzione di vendere la piattaforma, quindi il suo valore non rappresenta in maniera attendibile il suo patrimonio. Questo è ciò che afferma l’imprenditore, dicendo che queste stime elevate non corrispondono a soldi di cui può disporre sul proprio conto bancario. Si tratta di un’evidente semplificazione, ma è quanto dichiarato di recente da Pavel Durov.

Quest’ultimo ha inoltre affermato che la propria liquidità effettiva e disponibile, molto inferiore a queste ipotesi, non proviene nemmeno da Telegram. La vera ricchezza di Durov sarebbe invece addebitabile a un fortuito investimento in Bitcoin del 2013. Per quanto il fondatore di Telegram voglia minimizzare sull’attendibilità delle stime, si tratta comunque di uno degli uomini più ricchi del mondo, poco inferiore al 100° posto nelle classifiche di Forbes.

Il patrimonio ai 106 figli di Durov

Curiosamente, anche la definizione di 106 figli è più una stima che un dato effettivo. Visto che le donazioni di sperma sono anonime e regolamentate, infatti, neanche Pavel Durov conosce con esattezza l’identità dei bambini che condividono parte del suo Dna. Pare però che la clinica di fertilità e procreazione a cui si è affidato, inizialmente per “aiutare un amico” gli abbia raccontato che le sue donazioni hanno permesso un centinaio di nascite in 12 Paesi diversi.

Un risultato di tutto rispetto, che tuttavia non comporta veri e propri vincoli per l’imprenditore russo. È quindi una sua scelta personale quella di riservare un trattamento equo, senza differenze tra i suoi 6 figli e la progenie solo biologica nata grazie alle donazioni. Durov ha raccontato di farlo anche per evitare liti a seguito della propria morte, ma soprattutto perché “sono tutti miei figli e avranno pari diritti”.

Come molti altri ricchissimi, tuttavia, ha deciso di porre delle condizioni per evitare che il troppo denaro influisca negativamente nella crescita e nella maturità degli eredi. Questi ultimi potranno accedere all’eredità soltanto dopo 30 anni, in particolare a partire dal 19 giugno 2055, un tempo considerato congruo per permettere loro di crescere come persone comuni, impegnarsi e acquisire autostima. Questo è quanto l’imprenditore ha reso noto del testamento da poco redatto, peraltro a soli 40 anni “perché il mio lavoro comporta dei rischi”.

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