Patrimonio netto, definizione e come si calcola

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3 Giugno 2025 - 18:02

La guida per capire il calcolo e la definizione del patrimonio netto. Scopriamo insieme perché è così importante per la gestione aziendale.

Patrimonio netto, definizione e come si calcola

Il patrimonio netto rappresenta uno degli indicatori fondamentali per valutare la solidità economico-finanziaria di un’azienda. Si tratta di un concetto centrale nell’analisi di bilancio, in quanto riflette la capacità di un’impresa di creare valore per gli azionisti, sostenere la crescita e far fronte agli impegni finanziari nel medio-lungo periodo. Comprendere le sue componenti e saperne calcolare correttamente l’ammontare è essenziale per investitori, analisti, creditori e imprenditori.

A livello globale, secondo i dati del World Bank Enterprise Surveys, le imprese con un patrimonio netto positivo e stabile mostrano una probabilità di sopravvivenza del 70% superiore rispetto a quelle con indicatori patrimoniali negativi o volatili. Inoltre, in ambito europeo, il rapporto Annual Report on European SMEs della Commissione Europea evidenzia come le piccole e medie imprese (PMI) con un patrimonio netto solido abbiano un accesso più agevole al credito bancario, migliorando le proprie performance economiche e l’occupazione.

In termini tecnici, il patrimonio netto corrisponde alla differenza tra le attività e le passività di un’impresa, così come riportate nello stato patrimoniale. In altre parole, rappresenta ciò che rimane ai proprietari (azionisti o soci) una volta soddisfatti tutti i debiti aziendali. La sua definizione iniziale coincide, nella maggior parte dei casi, con il capitale sociale versato dai fondatori al momento della costituzione della società.

Tuttavia, il patrimonio netto non è un valore statico: può crescere o ridursi nel tempo in funzione degli utili o delle perdite d’esercizio, degli aumenti di capitale, delle riserve e di eventuali distribuzioni di dividendi. Per questo motivo, è importante comprenderne a fondo la struttura, conoscere la formula corretta per il suo calcolo e capire in quali contesti è utile o necessario analizzarlo.

La definizione di patrimonio netto

Il patrimonio netto rappresenta la quota del valore contabile dell’impresa attribuibile ai suoi proprietari, calcolata come differenza tra attività e passività. Secondo i principi contabili internazionali (IAS/IFRS), il patrimonio netto è definito come:

«l’interesse residuo negli attivi dell’entità dopo aver dedotto tutte le sue passività.» (IAS 1 – Presentazione del bilancio).

Esso comprende il capitale sociale, le riserve, gli utili non distribuiti e altre poste di varia natura come l’utile o perdita dell’esercizio.

Dal punto di vista della contabilità civilistica italiana, il patrimonio netto è riportato nello stato patrimoniale secondo l’art. 2424 del Codice Civile e riflette la struttura finanziaria dell’impresa, fondamentale per valutare l’equilibrio economico e la solvibilità.

Cosa si intende per patrimonio netto in senso pratico

In termini semplici, il patrimonio netto rappresenta ciò che “rimane” all’imprenditore o ai soci di un’azienda dopo aver sottratto tutti i debiti dalle attività complessive dell’impresa. È un po’ come fare un bilancio personale: se possiedi una casa, un’auto e dei risparmi (le attività), ma hai anche un mutuo e altre spese da pagare (le passività), il patrimonio netto è la differenza tra quanto possiedi e quanto devi. Lo stesso principio vale per le aziende.

Nel concreto, il patrimonio netto è composto da vari elementi: il capitale sociale (cioè il denaro inizialmente versato dai soci), le riserve (utili messi da parte nel tempo), l’utile o la perdita dell’esercizio e altri eventuali movimenti patrimoniali. Se un’azienda ha generato profitti e li ha reinvestiti, il patrimonio netto tenderà a crescere nel tempo, rafforzando la sua stabilità finanziaria. Se, invece, accumula perdite, il patrimonio netto può ridursi anche drasticamente, fino a diventare negativo.

Un patrimonio netto positivo e solido è spesso visto come un buon segnale per banche e investitori: indica che l’azienda è in grado di autofinanziarsi almeno in parte e che può affrontare con più sicurezza eventuali crisi o difficoltà. Ad esempio, molte imprese italiane di piccole e medie dimensioni con un elevato patrimonio netto hanno superato più agilmente le difficoltà legate alla pandemia, grazie alla loro struttura finanziaria meno dipendente dai debiti.

In sintesi, il patrimonio netto è come il “cuscinetto” di sicurezza di un’impresa. Più è spesso, maggiore è la capacità dell’azienda di affrontare il futuro con solidità. Conoscere e monitorare questo valore è fondamentale per capire se un’attività è davvero sana e sostenibile nel tempo.

Composizione del patrimonio netto: da cosa è dato?

Il patrimonio netto è formato da diverse componenti. Per quanto riguarda le imprese, esso si compone di un capitale sociale, delle riserve, delle perdite e degli utili accumulati, oltre che delle quote di pertinenza dei terzi.

  • Capitale sociale: per definizione, come anticipato, è il calcolo di quanto conferito dai soci nel momento di costituzione della società ed è diviso in quote assegnate in modo proporzionale a quanto versato. “Quanto mettono” gli azionisti, in sintesi.
  • Riserve: parliamo degli utili societari che non vengono distribuiti ma immagazzinati, sia come forma di autofinanziamento e reinvestimento e sia per far fronte a eventi imprevisti, come copertura di eventuali perdite future. Si distinguono in:
    • riserve legali: obbligatorie per legge e vincolate a determinati utilizzi;
    • riserve statutarie: previste dallo statuto e vincolate a specifiche finalità;
    • riserve straordinarie: accantonamenti effettuati a discrezione dell’azienda, spesso utilizzati per futuri investimenti o coperture.
  • Utili da destinare: sono utili che potrebbero essere sia incorporati nelle riserve sia distribuiti ai soci. Gli utili non distribuiti diventano parte del patrimonio netto, mentre quelli distribuiti sotto forma di dividendi ne riducono il valore complessivo.
  • Perdite in sospeso: riferibili sia alla perdita dell’ultimo esercizio sia a quella di esercizi precedenti in attesa di copertura.

Si ricordi che tale distinzione non è presente all’interno delle società individuali. Alla luce di tutti questi componenti, quali sono le modalità di calcolo del patrimonio netto?

Come calcolare il patrimonio netto: formula ed esempi pratici

Ora che abbiamo ben chiaro cos’è il patrimonio netto e quali sono definizione, significato e componenti, cerchiamo di capire come si calcola tale misura e perché è così importante.

Il calcolo del patrimonio netto avviene tramite la seguente formula generale:

  • Patrimonio netto = Attività totali − Passività totali

Che equivale a dire:

PN = capitale sociale + riserve + utili da destinare - perdite in sospeso

Dal calcolo del patrimonio netto societario possono emergere diverse opzioni.

  • Patrimonio netto = attività: se emerge che il suo valore corrisponde a quello delle attività significa che la società in questione non ha debiti e si autofinanzia.
  • Attività > passività: se invece emerge che le attività sono superiori alle passività, il calcolo del patrimonio netto avrà un risultato positivo.
  • Attività = passività: se invece le attività e le passività hanno lo stesso valore il patrimonio netto è pari a zero il che significa che l’azienda non ha fonti di autofinanziamento ma utilizza quelle di terzi.
  • Passività > attività: infine, se le passività sono maggiori delle attività allora si parla di patrimonio netto negativo, ossia di deficit patrimoniale.

Esempio: se un’azienda ha attività patrimoniali (immobilizzazioni + attivo circolante) pari a €1.391.900 e passività (a lungo termine + correnti) pari a €470.000, il calcolo del patrimonio netto sarà dato dalla seguente formula:

PN = €1.391.900 - €470.000 = 921.900 €

Significa che i mezzi di autofinanziamento della società sono pari a 921.900 euro.

Differenza tra patrimonio netto, capitale sociale e capitale proprio

Il patrimonio netto, quindi, risponde alla domanda «Quanto vale realmente l’azienda» e rappresenta il totale degli apporti dei proprietari e degli utili accumulati, meno eventuali perdite e distribuzioni di dividendi.

Ma quando si parla di finanza aziendale, i termini patrimonio netto, capitale proprio e capitale sociale possono sembrare simili, ma in realtà identificano concetti distinti. Dopo aver definito cos’è il patrimonio netto, analizziamo ciascuno di questi termini per capire meglio le loro differenze.

Il capitale sociale è la parte iniziale degli apporti dei soci o degli azionisti al momento della costituzione dell’azienda. Questo capitale iniziale, definito nello statuto della società, rappresenta un obbligo di legge per tutte le società di capitali e costituisce il fondamento su cui si basa la solidità della società.

Il capitale sociale è, dunque, una quota fissa e non varia (se non attraverso specifiche modifiche di statuto). Ribadiamo, inoltre, che all’atto di costituzione dell’azienda capitale sociale e patrimonio netto si equivalgono, ma con il passare del tempo tendono a divergere poiché nel calcolo entrano in gioco altri elementi evidenziati come utili, riserve e così via.

Il capitale proprio, o equity, invece, rappresenta il valore totale degli apporti fatti dai soci e degli utili trattenuti. È una misura più completa del capitale sociale poiché include non solo l’importo iniziale, ma anche gli eventuali aumenti di capitale e gli utili reinvestiti, meno eventuali perdite accumulate nel tempo. Si tratta, quindi, della vera risorsa di cui dispone l’azienda per affrontare le sue attività.

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