Instabilità geopolitica e sfiducia nei confronti degli asset USA rilanciano l’oro. Governi e banche centrali lo riscoprono come riserva strategica: è pronto a diventare “minerale critico”?
Negli ultimi decenni l’oro è stato visto principalmente come un asset rifugio, usato per proteggersi da inflazione e crisi geopolitiche. Tuttavia, recenti dinamiche economiche e politiche stanno modificando radicalmente la percezione del metallo giallo da parte di governi e investitori, al punto che potrebbe presto essere considerato tra i minerali critici, accanto a rame, terre rare e litio.
La recente ascesa del prezzo dell’oro, che ha raggiunto un record di 3.500,05 dollari l’oncia lo scorso aprile prima di stabilizzarsi attorno ai 3.357 dollari, riflette questa crescente fiducia. Un ruolo chiave è giocato dall’incertezza globale scatenata dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Le sue politiche fiscali aggressive, le critiche alla Federal Reserve e la tensione con gli alleati storici degli Stati Uniti stanno inducendo molti ad abbandonare i classici asset statunitensi, come i Treasury Bond, in favore dell’oro.
Secondo un recente rapporto del World Gold Council, il 95% delle banche centrali intervistate prevede di aumentare le proprie riserve auree nei prossimi 12 mesi: un segnale inequivocabile della crescente sfiducia verso l’economia USA e della rivalutazione dell’oro come bene strategico. Parallelamente, si assiste a un aumento delle operazioni di rimpatrio delle riserve da parte degli istituti centrali, spesso sottratte alla custodia statunitense. [...]
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