Omicron, ecco le sottovarianti: quali sono, cosa sappiamo e quanto sono pericolose

Luna Luciano

25/05/2022

26/05/2022 - 12:56

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Le sottovarianti Omicron destano non poche preoccupazione a causa della maggiore contagiosità. Ecco quali sono e quanto sono pericolose.

Omicron, ecco le sottovarianti: quali sono, cosa sappiamo e quanto sono pericolose

La diffusione delle subvarianti di Omicron desta non poche preoccupazioni. Mentre il mondo sta progressivamente abbandonando le misure anti-Covid, il virus Sars-Cov-2 continua a mutare e le nuove sottovarianti sono le responsabili dei nuovi contagi, generando nuovi focolai.

Mentre la pandemia di Covid-19 è ormai giunta al suo terzo anno, la copertura vaccinale ha dimostrato di proteggere i pazienti dalla sintomatologia più grave. Eppure, il virus e i suoi effetti continuano a gravare sul sistema sanitario mondiale e su quello economico, ulteriormente indebolito a causa della guerra in Ucraina.

Inoltre, i dati sembrerebbero dimostrare che le subvarianti siano in grado di mettere a rischio l’immunità di gregge - sia tramite vaccino che tramite guarigione. Gli esperti temono quindi che le sottovarianti possano continuare ad alimentare nuove ondate di infezioni. È opportuno in questo caso approfondire la notizia, cercando di capire quali sono, cosa si sa e quanto sono pericolose le nuove sottovarianti di Omicron. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Omicron, quali sono le sottovarianti: cosa si sa su BA.2.12.1, BA.4 e BA.5

Al momento sono 3 le sottovarianti di Omicron a destare maggiore preoccupazione:

  • la BA.2.12.1, figlia della sottovariante Omicron 2;
  • la BA.4, conosciuta anche come Omicron 4;
  • la BA.5, conosciuta come Omicron 5.

La comparsa e diffusione della contagiosa Omicron 1 a fine del 2021, è stata celermente sostituita da Omicron 2 (BA.2), la quale tutt’ora risulta essere la variante dominante del virus. A causa delle sue 53 mutazioni rispetto al virus originale, 29 delle quali nella proteina spike, Omicron 2 ha dimostrato una maggiore capacità a eludere le difese immunitarie, rivelando la propria elevata diffusività. Eppure BA.2 ha continuato a mutare e ottimizzarsi. La sua forma più recente, la BA.2.12.1, sembrerebbe essere altrettanto contagiosa se non di più.

La BA.2.12.1 avrebbe quindi la stessa capacità di replicarsi e trasmettersi da persona a persona e sembrerebbe essere destinata a diventare la variante dominante negli Stati Uniti nelle prossime settimane come ha spiegato la dottoressa Angela Branche, ricercatrice presso l’Unità di trattamento e valutazione dei vaccini del Centro Medico dell’Università di Rochester. Stando a quanto riportato dalle testate americane, al momento la BA.2.12.1 sembrerebbe costituire il 58% dei nuovi casi negli Stati Uniti.

Contemporaneamente, altre due varianti hanno preso piede e hanno destato la preoccupazione degli esperti. Le subvarianti sudafricane Omicron 4 e Omicron 5 sarebbero altrettanto contagiose. Basti pensare che in Sudafrica dopo un mese dai primi casi segnalati, le subvarianti rappresentano oltre il 70% dei nuovi casi individuati.

Al momento, in Italia sono già state rilevate sia Omicron 4, con alcuni casi a Bologna, sia di Omicron 5 a Perugia. Pochi casi ma che non lasciano ben sperare, considerando che in Sudafrica persone guarite da Omicron (1 o 2) in poche settimane hanno contratto Omicron 4 o 5.

Omicron, quanto sono pericolose le sottovarianti?

Al momento non si dispongono di sufficienti dati per poter rispondere univocamente alla domanda quanto queste sottovarianti siano pericolose.

Per quanto riguarda la BA.2.12.1 sono disponibili solo dati preliminari e non è quindi ancora possibile sapere se possa provocare una malattia più grave rispetto a Omicron; gli esperti ritengono che la subvariante possa avere una contagiosità tra il 20 e il 30% superiore a BA.2, che a sua volta era più trasmissibile di BA.1 e delle precedenti varianti del Sars-Cov-2. L’unica cosa che gli esperti evidenziano è che BA.2.12.1 sembrerebbe avere un vantaggio di crescita, con il rischio che diventi la variante dominante.

Lo stesso si può dire di Omicron 4 e 5, i dati non sono sufficienti per poter stabilire se queste subvarianti siano in grado di comportare sintomi più gravi.

Dagli ultimi dati sembrerebbe che le due sottovarianti mostrino un vantaggio di diffusione superiore alle precedenti: secondo le stime le persone contagiate da un singolo infetto (R0) superano quota 20, raggiungendo «livelli più alti mai verificati nella storia della medicina», superando i valori raggiunti da morbillo e varicella. Inoltre, anche queste due sottovarianti avrebbero dimostrato di poter eludere l’immunità acquisita, sia tramite vaccini che guarigione. Infatti, stando ai dati raccolti in Sudafrica, persone guarite da Omicron (1 o 2) in poche settimane hanno contratto Omicron 4 o 5.

Ciò che è sicuro è che l’immunità acquisita, per vaccino o per guarigione, vada scemando nel corso di mesi, ecco perché le persone che hanno ricevuto i loro vaccini possono ancora essere infettate e trasmettere il virus, anche se la stragrande maggioranza di loro non si ammala gravemente. Bisogna inoltre considerare che se il vaccino garantisce comunque una protezione dalla sintomatologia più grave, a oggi non è ancora aggiornato per le nuove sottovarianti che corrono più velocemente della ricerca.

Davanti a una simile situazione risulta evidente che l’allentamento delle misure anti-Covid sia in realtà un elemento che aumenta il rischio di diffusione, come sottolineato da diversi esperti più volte. Al momento sembra quindi che lo scenario dipenda dalla velocità del Sars-Cov-2 nel mutare e diffondersi e la velocità delle nazioni ad adottare nuove misure anti-Covid e nel ricercare nuovi vaccini, più specifici.

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