Cassazione: commette reato l’infermiere che non informa il medico delle condizioni del paziente

Simone Micocci

10 Gennaio 2018 - 13:13

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La Corte di Cassazione ha dichiarato colpevole di omicidio colposo un infermiere che non ha avvertito il medico del peggioramento delle condizioni di un paziente. Le motivazioni della sentenza.

Cassazione: commette reato l’infermiere che non informa il medico delle condizioni del paziente

L’infermiere che non informa il medico dell’evoluzione clinica di un paziente commette un reato; lo ha stabilito la Corte di Cassazione in una recente sentenza.

Il 2018 si apre con un’importante pronuncia sulla responsabilità professionale degli infermieri: con la sentenza 5/2018, infatti, la Suprema Corte ha dichiarato colpevole di omicidio colposo un infermiere che non ha informato il medico del peggioramento delle condizioni cliniche di un paziente, poi deceduto.

Una sentenza molto importante anche perché fa chiarezza sul rapporto che c’è tra medici e infermieri, con quest’ultimi che - secondo la Corte di Cassazione - vanno considerati come dei veri e propri professionisti sanitari.

Il caso di specie

Prima di vedere quali sono state le motivazioni che hanno portato la Corte di Cassazione a confermare la condanna, ecco alcuni dettagli sulla vicenda.

Il caso di specie riguarda un paziente che in seguito ad un intervento chirurgico ha accusato una crisi ipotensiva che l’ha portato alla morte. Secondo l’accusa l’infermiere pur essendosi reso conto del peggioramento delle condizioni di salute del paziente non l’ha comunicato al medico, provocando così una “irrimediabile degenerazione” del quadro clinico.

La prima condanna per la colpevolezza dell’infermiere è arrivata nel primo grado di giudizio; questa è stata confermata anche dalla Corte d’Appello, la quale tuttavia non ha potuto procedere per avvenuta prescrizione. Nessuna condanna penale quindi per l’infermiere colpevole di omicidio colposo, il quale comunque è stato soggetto ai risvolti civilistici del caso.

L’uomo ha poi impugnato la sentenza della Corte d’Appello dinanzi alla Cassazione; la Suprema Corte, analizzata la vicenda, non ha potuto che confermare la sua colpevolezza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Secondo la Cassazione ci sono gli estremi per dichiarare l’infermiere colpevole del reato di omicidio colposo, disciplinato dall’articolo 589 del Codice Penale. Qui si legge che “chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Ogni infermiere infatti ha il dovere di informare il medico dell’evoluzione clinica di un paziente. Un dovere che deriva dalla posizione ricoperta dall’infermiere, il quale si pone come una figura di garanzia nei confronti del paziente, del tutto autonoma rispetto a quella assunta dal medico.

Per la Suprema Corte quindi l’infermiere non va inteso come un semplice collaboratore del medico, ma come un professionista sanitario autonomo nel salvaguardare la salute del paziente.

Per farlo, l’infermiere ha il dovere di svolgere diversi compiti, tra i quali figura quello di vigilare il decorso post-operatorio del paziente, così da rendersi conto di quando è necessario un intervento immediato del medico.

Per chi non adempie a queste responsabilità ci sono conseguenze sia in ambito civile che penale: quando a causa della propria omissione il paziente muore, infatti, l’infermiere può essere accusato di omicidio colposo.

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