Occupazione, nel 2020 in Italia mezzo milione di posti di lavoro in meno

Mario D’Angelo

26/05/2020

21/09/2021 - 17:48

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L’Anpal stima che il coronavirus riporterà i livelli occupazionali a quattro anni fa

Occupazione, nel 2020 in Italia mezzo milione di posti di lavoro in meno

Mezzo milione di posti di lavoro in meno nel 2020. La crisi economica causata dal coronavirus avrà un impatto duraturo sul mondo dell’occupazione, afferma il presidente dell’Anpal Mimmo Parisi in audizione al Senato.

L’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro stima infatti che gli occupati, a fine anno, saranno 500.000 in meno, e il rimbalzo del 2021 non basterà a colmare il gap con i livelli pre-crisi.

Lavoro, nel 2020 brusco aumento disoccupazione

Intervenuto in audizione in Parlamento, il presidente di Anpal Parisi non ha chiarito quali sono i posti più a rischio. Per via del blocco di cinque mesi ai licenziamenti istituito dal Governo, si può tuttavia supporre che i più penalizzati, ricorda l’Ansa, saranno i rapporti di lavoro a tempo determinato, gli stagionali e i lavoratori autonomi.

Questi ultimi, soprattutto, saranno ulteriormente danneggiati dal calo dei consumi e dall’incremento dei costi dovuti alle misure anti epidemia.

Anpal, coronavirus riporta il mondo del lavoro al 2016

Particolarmente difficile sarà tornare ai livelli occupazionali dell’anno scorso, ovvero a quota 23,36 milioni: tre anni, quindi non prima del 2023. L’anno prossimo, ha stimato l’Anpal basandosi sul Def, dovrebbero tornare al lavoro circa 240.000 persone.

Secondo Parisi sarà vitale l’utilizzo dei fondi europei previsti per il 2021-2027, che ammontano a circa 38 miliardi di euro, che saranno “un’ulteriore opportunità di finanziare misure adeguate a fronteggiare la crisi”.

Il coronavirus, in ogni caso, riporterà l’Italia ai livelli occupazionali del 2016, indietro di quattro anni, quando gli occupati erano 22,83 milioni.

Qualche giorno fa, l’Anpal segnalava sul proprio sito che le assunzioni di lavoro dipendente a tempo determinato e indeterminato, fra l’1 gennaio e il 23 aprile 2020, hanno segnato “una brusca contrazione”, manifestatasi “in concomitanza con i primi provvedimenti di contrasto alla crisi pandemica”.

L’impatto era stato riscontrato in maniera importante soprattutto nelle Regioni del Centro-Nord, ma “progressivamente gli effetti” si sono “estesi all’intero territorio nazionale coinvolgendo trasversalmente tutti i settori economici”.

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