Nuovo slot di titoli di Stato senza cedola dal Tesoro e in scadenza ai primi del 2026

Stefano Vozza

25 Agosto 2025 - 17:03

L’obbligazione senza cedola è una diretta concorrente sia del denaro liquido infruttifero puro che di altri strumenti del reddito fisso

Nuovo slot di titoli di Stato senza cedola dal Tesoro e in scadenza ai primi del 2026

Venerdì 22 il Dipartimento del Tesoro MEF ha diffuso il Comunicato relativo all’asta dei BOT in calendario per mercoledì 27. Si tratta di una nuova tranche a 6 mesi (ma con vita residua a 5) in scadenza per fine gennaio dell’anno prossimo.

Presentiamo i dettagli dell’offerta e quanto renderebbero le principali alternative di mercato al momento disponibili e in sottoscrizione. Dunque, nuovo slot di titoli di Stato senza cedola dal Tesoro e in scadenza ai primi del 2026.

I dati tecnici del Buono Ordinario del Tesoro

Si tratta della terza tranche del BOT a 6 mesi emesso meno di un mese fa e già giunto al 3° slot in offerta. Precisamente, la data emissione è il 31 luglio, mentre quella di scadenza il 30 gennaio 2026 per una vita fruttifera di 183 giorni in origine. Ora tuttavia ne residuano solo 154, dato che la data di regolamento della tranche prossima a venire è per venerdì 29.

Il titolo è già scambiato e negoziato sul circuito MOT di Borsa Italiana, con matricola identificativa IT0005664484. Il prezzo di chiusura della scorsa ottava è stato a 99,15 centesimi, per un rendimento effettivo a scadenza dell’1,99% annuo lordo (dati: Borsa Italiana). Tuttavia, l’investimento è a 5 mesi per cui il payout effettivo va parametrato alla vita utile del titolo. Nel pragmatico, per sottoscrivere 1.000 € di nominale, che è il taglio minimo di ingresso sull’investimento, servono 991,50 € più le spese di commissioni bancarie.

A scadenza l’emittente rimborserà invece 1.000 € al netto della ritenuta fiscale del 12,50% sulla plusvalenza, che poi sarebbe il ritorno prodotto dal bond. Non staccano la cedola (c.d. zero coupon bond) mentre ripagano sullo scarto tra i prezzi di carico/scarico del titolo.

L’importo in offerta in settimana è di 3 mld di €, per aggiudicarsi i quali le domande da parte del pubblico dovranno pervenire entro martedì 26. L’asta vera e propria si terrà il giorno dopo, poi il 28 ci sarà quella supplementare e il 29 si regoleranno tutti i titoli assegnati.

Conto corrente o BOT a 5 mesi

Il Buono Ordinario del Tesoro rientra tra gli asset liquidi al pari dei contanti sul c/c o sul libretto, i depositi bancari, i fondi monetari e i titoli di Stato di brevissimo respiro. Cioè la velocità e la facilità di conversione di tali strumenti in denaro contante li connota, appunto, come “simil-liquidi”.

Mettiamoci nei panni del correntista che detenesse una cifra “consistente” liquida e infruttifera in attesa di una spesa e/o di decidere sul come impegnarla. Tenerla comunque ferma nel frattempo o provare a farla fruttare?

Nel primo caso ci sarebbe da conteggiare l’imposta di bollo pro-tempore, ossia i 34,20 €/annui rapportati su 154 giorni per una spesa di 14,43 € circa. Poi ci sono i 5 mesi di canone bancario, al netto dei conti gratuiti, per un esborso che a spanne potrebbe oscillare tra i 25 e i 60 € circa, tutto dipende da banca a banca. Infine ci sarebbe la perdita di potere d’acquisto legata all’inflazione di periodo e il mancato incasso data dalla prima alternativa disponibile, ossia il c.d. costo-opportunità. Insomma, restare liquidi non si rivela mai vincente, anzi, specie quando le cifre coinvolte dalla scelta riguardano quelle eccedenti il fondo di emergenza.

Nuovo slot di titoli di Stato senza cedola dal Tesoro e in scadenza ai primi del 2026

Tra i prodotti più stretti concorrenti del BOT vediamo quanto offrono oggi le banche più generose sui loro conti deposito liberi e vincolati. I secondi rendono in genere più dei primi e forse, data la breve durata di 6 mesi (e non di 154 giorni come per il BOT in esame) si lascia preferire a quelli liberi. Cioè chi oggi dispone di una certa cifra X potrebbe dire con un buon margine di sicurezza se la stessa verrà impiegata o meno da qui a febbraio ’26 (sei mesi, appunto).

Bene, i conti depositi liberi a 6 mesi al momento più redditizi offrono tra il 3 e il 3,2% lordo annuo, quindi tra l’1,5% e l’1,6% sul mezzo anno. Poi si scende in area 2% annuo lordo o ancora meno a seconda dell’intermediario di turno. Sui depositi a vincolo, invece, si parte anche qui dal 3% e si va progressivamente a scalare.

In tutti i casi la ritenuta fiscale è del 26%, mentre in genere gli emittenti non prevedono spese di gestione. Tuttavia, il vero dilemma del prodotto, libero e non, sta nel comprendere a chi è destinata l’offerta, cioè se solo ai correntisti dell’emittente o a tutti. Nel primo caso, infatti, vuol dire che occorre aprire (per chi già non lo si dispone) l’associato c/c, per cui le valutazioni dei suoi costi di gestione vanno anteposte al tasso attivo offerto sul vincolo.

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