A partire dal prossimo luglio i paesi nordici potrebbero introdurre un nuovo sistema di pagamento. Esigenza nata dopo il timore di attacchi cyber.
I Paesi nordici hanno da sempre avuto un certo feeling con i pagamenti digitali e sono infatti tra le nazioni europee con la più alta percentuale di transazioni effettuate con questo metodo. La Svezia, in particolare, è un leader globale nei pagamenti digitali, con una forte adozione di carte e applicazioni bancarie. Tuttavia, nel 2025 qualcosa sembra essere cambiato. Quest’anno, infatti, pare esserci stata un’inversione di tendenza, una vera e propria «retromarcia» sul cashless, con il ritorno del contante. Il motivo? Soprattutto ragioni di sicurezza informatica e il timore di attacchi cyber.
Si vive oggi in un clima di incertezza geopolitica, con guerre che non si combattono solo sul campo, ma anche attraverso cyber attacchi e sabotaggi. Un contesto che i Paesi nordici conoscono bene, visto quanto accaduto nel Mar Baltico, dove si sono verificati episodi di cavi sottomarini tranciati, con Mosca accusata di essere responsabile, anche se la Russia ha sempre negato ogni coinvolgimento.
La Svezia studia un nuovo mezzo di pagamento offline
Poiché il rischio di interruzione delle comunicazioni è elevato in un contesto geopolitico instabile, la Svezia, insieme agli altri Paesi nordici e all’Estonia, sta sviluppando un nuovo sistema di pagamento con carte bancarie accessibile offline. In pratica, sarà possibile pagare con le carte anche in assenza di connessione a Internet. La Riksbank ha dichiarato in un comunicato: «Per rafforzare la resilienza del sistema dei pagamenti, è urgentemente necessario poter pagare offline con le carte e utilizzare il contante per l’acquisto di beni essenziali».
Secondo la stessa Riksbank, l’obiettivo è rendere operativo questo nuovo sistema di riserva entro il 1° luglio 2026, un’infrastruttura che dovrà essere in grado di gestire interruzioni delle connessioni Internet fino a sette giorni. Ma come è possibile sviluppare un sistema del genere? Semplicemente basando i pagamenti offline su terminali che crittografano e memorizzano le transazioni fino al ripristino della connessione. È un meccanismo simile a quello già utilizzato sugli aerei, quando si effettuano pagamenti con la carta a bordo. I POS installati sugli aeromobili sono configurati per accettare transazioni offline, memorizzando i dati e processandoli successivamente, una volta tornati a terra e ristabilita la connessione.
Purtroppo, l’infrastruttura delle telecomunicazioni non è completamente sicura né impermeabile. Soprattutto nei Paesi nordici, i cavi in fibra ottica corrono sui fondali marini e possono essere bersaglio di attacchi o danneggiamenti accidentali causati da navi che trascinano le ancore. In passato si sono già verificati casi simili, con la conseguenza che la connessione Internet è stata interrotta in più Paesi. Da qui nasce la necessità di prevedere un’alternativa ai pagamenti digitali, che per funzionare richiedono necessariamente una connessione attiva.
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Addio dipendenza da Visa e MasterCard
Un altro tema sollevato riguarda la dipendenza dell’Europa dai colossi americani dei pagamenti, come Visa e MasterCard. Oggi la maggior parte delle carte utilizza circuiti statunitensi per le transazioni e, se un giorno negli Stati Uniti qualcuno decidesse di usare il sistema dei pagamenti come strumento di pressione o di «staccare la spina» all’Europa, i pagamenti digitali andrebbero offline. Per questo motivo è necessario individuare soluzioni alternative anche sotto questo profilo. Si sta valutando l’introduzione di un euro digitale, una valuta non fisica collegata all’euro ma con strumenti di pagamento controllati dalla Banca centrale europea. Questa soluzione è già allo studio e l’obiettivo è renderla operativa entro il 2029.
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