Nuovi codici Pronto Soccorso: dai colori si passa ai numeri

Simone Micocci

09/07/2019

Codici Pronto Soccorso: il Ministero della Salute chiede alle Regioni di sostituire i colori con i numeri. Ecco qual è il significato dei nuovi codici.

Nuovi codici Pronto Soccorso: dai colori si passa ai numeri

I codici del Pronto Soccorso potrebbero cambiare a breve: nel documento inviato dal Ministero della Salute alle Regioni contenente le linee guida sulle funzioni del triage (ossia la prima fase di smistamento al PS in base alla priorità dell’urgenza), infatti, viene confermata la sostituzione dei colori (bianco, verde, giallo e rosso) con i numeri (da 1 a 5).

Prima di vedere quale sarebbe il significato dei nuovi codici del Pronto Soccorso è bene chiarire che questa novità non è ancora operativa: le Regioni, infatti, hanno 18 mesi di tempo per accettare le linee guida del Ministero della Salute e nel frattempo possono chiederne anche delle variazioni.

L’obiettivo che il Ministero della Salute vuole raggiungere con i nuovi codici del Pronto Soccorso è quello di velocizzare le operazioni di triage: oggi, infatti, alla maggior parte dei pazienti viene assegnato il codice verde e questo non fa che creare confusione nella valutazione e disagi nella fase di attesa.

Secondo il Ministero, quindi, avere dei numeri al posto dei colori faciliterà l’accoglienza nel Pronto Soccorso, con gli infermieri che avranno a disposizione uno strumento più efficiente per la valutazione delle emergenze. Ma come cambia il significato dei codici del Pronto Soccorso con il passaggio dai colori ai numeri? Scopriamolo.

Codici Pronto Soccorso: significato numeri e colori a confronto

Nelle linee guida del Ministero della Salute sono diverse le novità per il comparto Sanità; tra le tante spicca quella del cambiamento dei codici del Pronto Soccorso che non verranno più classificati in base ai colori ma a seconda dei numeri.

Non più - quindi - bianco, verde, giallo o rosso per filtrare i pazienti che arrivano in ricerca di cure urgenti ma numeri; inoltre non saranno più 4 ma 5 i codici identificativi utilizzati a questo scopo.

Prima di vedere cosa cambia è bene ricordare qual è il significato dei codici a colori oggi utilizzati nella fase di triage. Come anticipato questi sono quattro e sono così suddivisi:

  • Codice verde: stato di salute non critico che non necessita di cure immediate;
  • Codice giallo: urgenza mediamente critica;
  • Codice rosso: urgenza critica, paziente potenzialmente in pericolo di vita.

Qualora le linee guida del Ministero della Salute dovessero essere accolte dalle Regioni verrà utilizzato un codice numerico, con numeri dall’1 al 5 ad indicare il grado dell’urgenza. Nel dettaglio, il significato dei nuovi codici sarebbe il seguente:

  • Codice 1: massima urgenza, il paziente ha immediato accesso alle aree di trattamento perché potenzialmente in pericolo di vita;
  • Codice 2: urgenza moderata, il paziente viene monitorato costantemente durante l’attesa ed entro 15 minuti ha diritto di accedere alle cure del PS;
  • Codice 3: urgenza differibile ma paziente non in pericolo di vita (per questo motivo non necessita di un intervento immediato). Il tempo di attesa è di massimo 60 minuti;
  • Codice 4: è il grado più basso di urgenza, con il paziente che può attendere anche 2 ore per accedere alle cure;
  • Codice 5: questo è l’equivalente dell’attuale codice bianco perché sta ad indicare la mancanza assoluta di urgenza. I tempi di attesa, quindi, possono essere molto lunghi, per un massimo di 240 minuti.

See and Treat per le urgenze minori

Ma i nuovi codici non sono l’unica misura pensata dal Ministero della Salute per ridurre i tempi di attesa nel Pronto Soccorso. Altra importante novità, infatti, è rappresentata dal See and treat un modello con il quale si punta di risolvere nel minor tempo possibile le urgenze minori, evitando quindi affollamenti nella sala d’aspetto.

Nel dettaglio, con l’introduzione di questo sistema il paziente arrivato al Pronto Soccorso con un’urgenza poco rilevante sarà preso in carico da un infermiere - o da un medico - che applicherà le procedure previste da protocolli condivisi e validati. In questo modo l’urgenza dovrebbe essere risolta al termine del trattamento senza la necessità che i pazienti con l’operatore che è autorizzato anche alla somministrazione di alcuni farmaci (indicati dai protocolli).

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