Si sta diffondendo una nuova truffa, ti preleva quasi 100 euro alla volta a tua insaputa. Ecco come funziona.
Si sta diffondendo una nuova truffa con addebito diretto che sta rubando centinaia di euro ai cittadini tedeschi. I truffatori hanno ideato un altro sistema per sottrarre denaro ai malcapitati, prelevando i soldi direttamente dai loro conti correnti e riuscendo in poco tempo a generare profitti sostanziosi. Le autorità tedesche sono al lavoro per fermare l’azione dei criminali, ma nel frattempo è fondamentale imparare come prevenire il reato e difendersi tempestivamente.
I sistemi di truffa online vengono rinnovati molto spesso proprio per aggirare i controlli e la diffidenza delle persone, perciò è indispensabile restare aggiornati. Potrebbe essere soltanto questione di tempo prima che questo nuovo metodo si diffonda anche nel resto d’Europa, come spesso accade. In fondo, i meccanismi di base sono pressoché sempre gli stessi, quindi imparando a identificarli è più facile non farsi ingannare.
La nuova truffa dell’addebito diretto
Negli ultimi mesi moltissimi cittadini tedeschi stanno segnalando di aver subito addebiti non autorizzati della cifra di 89,90 euro in favore di una società chiamata Megatipp Emergency Call Services. La maggior parte delle vittime non conosceva neanche il nome di questa società, né ricordava di aver sottoscritto alcun contratto. Di fatto, i consumatori non avevano nemmeno mai ricevuto comunicazioni, contratti o aggiornamenti per il presunto servizio richiesto. Qualcuno ha anche ipotizzato di aver sottoscritto un’offerta per errore, accettando l’offerta con qualche click sbagliato su un banner pubblicitario.
Naturalmente, ci sarebbe comunque stato da spiegare l’inserimento dei dati bancari, ma il problema non si è posto perché i cittadini hanno potuto constatare di non aver mai acquistato nulla dall’azienda citata. Approfondendo la finalità dell’addebito, nel dettaglio, si sono accorti che veniva giustificato con l’acquisto di una tessera. Si tratta di un prodotto in cui indicare i contatti d’emergenza e i dati sanitari fondamentali, utile nel caso di incidenti o malori per avvisare i soccorritori. Sarebbe un articolo molto utile (e infatti ve ne sono moltissimi di legittimi) ma nessuna delle vittime l’ha ordinato, né peraltro ricevuto.
Si è trattato di una truffa a tutti gli effetti, con dati personali presumibilmente rubati attraverso le telefonate illecite - che quasi tutti hanno dichiarato di aver ricevuto in modo massiccio da parte di numeri stranieri - e l’inserimento dei dati sul web, attraverso portali truffaldini mascherati da siti legittimi. Basta infatti qualche dato per camuffare un contratto e imporre un addebito sul conto di cui si conoscono l’IBAN e l’intestatario. Naturalmente, è anche possibile attraverso la propria banca bloccare la transazione e impedire ai truffatori di effettuare ulteriori prelievi.
Così hanno fatto diversi dei centinaia di cittadini tedeschi che hanno subito la truffa, ma qualcuno non si è accorto in tempo del denaro mancante e non è più riuscito a recuperarlo. Le autorità hanno ricevuto diverse denunce, anche se non al livello di altre truffe telematiche, oltre ai reclami presentati dai tedeschi presso le associazioni per i consumatori. Non è neanche facile, come accade quasi sempre, indagare su questa truffa. L’azienda apparentemente responsabile degli addebiti ha sede in Turchia, ma il denaro proveniente dalle tasche dei consumatori confluisce a Malta, diventando così complicato da rintracciare.
In sintesi, è bene fare attenzione e controllare periodicamente i movimenti del conto corrente, assicurandosi di avere riscontro per ogni addebito (periodico o meno). In caso di anomalie bisogna rivolgersi immediatamente all’istituto di credito di riferimento per avere maggiori informazioni ed eventualmente bloccare la transazione, avendo cura di verificare i sistemi di sicurezza adottati per impedire le truffe. Di fatto, non è la prima “truffa IBAN” in Europa, per quanto il sistema sia più complesso di quanto sembri. In linea generale, non basta certo l’IBAN per autorizzare un pagamento, quindi il problema principale risiede per lo più nella moltitudine di dati personali.
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