La Norvegia ha scoperto che gli autobus Made in China possono essere fermati da remoto

Ilena D’Errico

7 Novembre 2025 - 21:36

Gli autobus cinesi preoccupano la Norvegia (e non solo), secondo cui possono essere fermati e controllati da remoto, violando le norme di sicurezza.

La Norvegia ha scoperto che gli autobus Made in China possono essere fermati da remoto

L’attenzione sui prodotti Made in China, specialmente nel settore tecnologico, è ai massimi livelli viste le tensioni globali. Moltissimi produttori cinesi sono accusati di operare in modo poco trasparente, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai dati, la loro elaborazione e il controllo degli apparecchi. Adesso, nel mirino degli europei ci sono gli autobus Made in China. La Norvegia ha scoperto che possono essere fermati da remoto, lanciando un allarme che si è rapidamente diffuso anche negli altri Paesi europei, a partire dalla Danimarca.

Entrambe le nazioni fanno ampio affidamento su autobus elettrici di fabbricazione cinese, che si sono rivelati indispensabili per sostenere la flotta di trasporto necessaria, ma ora eseguendo dei test sotterranei hanno rilevato ostiche anomalie. Le aziende cinesi, ovviamente, negano le accuse e anzi assicurano di essere perfettamente in regola con le normative locali. In ogni caso, però, è probabile che verranno condotti ulteriori accertamenti ed eventualmente un’indagine delle autorità.

Gli autobus cinesi possono essere fermati da remoto

Il (presunto) problema degli autobus elettrici di fabbricazione cinese deriva dall’allerta lanciata da Rüter, uno dei maggiori operatori di trasporto pubblico della Norvegia. L’azienda ha condotto alcuni test sul funzionamento dei propri autobus, rilevando delle anomalie sui veicoli prodotti da Yutong Group. Secondo Rüter, l’azienda cinese avrebbe la possibilità di interagire da remoto con i propri veicoli ed eventualmente fermarli e controllarli a distanza.

Queste conclusioni vengono da alcune prove effettuate in un circuito situato su miniere sotterranee, al fine di rimuovere qualsiasi segnale esterno o interferenza che avrebbe potuto influenzare i risultati. In queste condizioni gli autobus prodotti da aziende olandesi non sono riusciti a ricevere aggiornamenti Ota (Over the air), mentre quelli cinesi sì. I test, peraltro, sono stati eseguiti sia su autobus Yutong sia su veicoli nuovi, che hanno mostrato risultati analoghi.

Come spiegato da Rüter “il produttore ha accesso digitale diretto a ogni singolo autobus per gli aggiornamenti software e la diagnostica”. Il Ceo Bernt Reitan Jenssen vuole quindi che vengano incrementate le misure di sicurezza per proteggere gli autobus da qualsiasi attività indesiderata, oltre che ovviamente dall’hacking, cui sono maggiormente esposti.

D’altro canto, Yutong - che esporta decine di migliaia di veicoli in tutto il mondo - afferma di aver rispettato le leggi in ogni Paese in cui circolano i propri autobus e anche che i dati crittografati sono “utilizzati esclusivamente per la manutenzione, l’ottimizzazione e il miglioramento relativi ai veicoli per soddisfare le esigenze di assistenza post-vendita dei clienti”.

Un problema più grande

Le preoccupazioni della Norvegia hanno avuto un’eco immediata in Danimarca, dove la più grande compagnia di trasporto pubblico - Movia - vuole condurre dei test simili a quelli norvegesi. Movia, che utilizza svariati autobus Yutong, è stata informata riguardo ai risultati delle analisi della Norvegia, allertando anche l’Agenzia danese per la protezione civile. Quest’ultima ha chiarito che per il momento non ci sono prove che attestino la possibilità di fermare gli autobus da remoto, ma è comunque turbata dalle vulnerabilità dei sistemi che usano la connessione internet (includendo telecamere, microfoni e Gps).

Il presidente della Danish China-Critical Society, Thomas Rohden, è molto preoccupato per i risultati emersi e si mostra piuttosto critico sulla dipendenza danese dai veicoli di produzione cinese, dovuta principalmente dalla lentezza di adeguamento tecnologico da parte della Danimarca. Un rapporto del genere “con un Paese con valori così diversi” è troppo rischioso.

Ribadiamo comunque che Yutong nega le accuse e ha anche ribadito di custodire tutti i dati relativi ai veicoli operanti nell’Unione europea in un data center Aws a Francoforte. Comunque, il problema del controllo da remoto dei veicoli è molto più esteso, tanto che negli Stati Uniti è stata aperta un’indagine su Tesla. Il peso dell’incertezza è incombente in un mondo nel quale la disparità nel settore tecnologico, sempre più centrale, è così elevata.

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