Nato, ok allo scudo aereo antimissile: l’Italia non ha aderito, ecco perché

Alessandro Cipolla

14 Ottobre 2022 - 16:00

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Quattordici paesi Nato hanno firmato l’accordo per l’European Sky Shield Initiative, uno scudo aereo antimissile: l’Italia però ha scelto di non aderire al pari della Francia.

Nato, ok allo scudo aereo antimissile: l’Italia non ha aderito, ecco perché

L’annuncio è arrivato a margine del vertice dei ministri della Difesa della Nato: quattordici Paesi hanno firmato una lettera di intenti per lo sviluppo della European Sky Shield Initiative, uno scudo antimissile che dovrà proteggere i cieli europei.

Da quando si apprende, si tratta di un sistema di difesa aerea e missilistica che si basa su l’acquisizione comune di apparecchiature di difesa aerea e missili. L’intento è quello di rafforzare la difesa aerea e missilistica integrata della Nato.

A volere fortemente l’European Sky Shield Initiative è stata la Germania, mentre poi hanno aderito anche Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia, Slovenia, Romania e Regno Unito.

Una mossa questa inevitabilmente legata alla guerra in Ucraina, vista la minaccia di missili russi che potrebbero colpire anche dei Paesi dell’Alleanza atlantica.

Questo impegno oggi è ancora più importante - ha spiegato in uno nota il vice segretario generale della Nato, Mircea Geoana - Poiché assistiamo agli attacchi missilistici spietati e indiscriminati della Russia in Ucraina, che uccidono civili e distruggono infrastrutture critiche. In questo contesto, accolgo con favore la leadership tedesca nel lancio dell’iniziativa European Sky Shield”.

Scudo antimissile Nato, perché l’Italia non c’è

Scorrendo l’elenco dei quattordici paesi Nato che hanno aderito al progetto di sistema comune di difesa aerea e missilistica, balza all’occhio la mancata presenza di Italia, Francia, Spagna, Polonia e Grecia.

Ricordiamo che in questo momento, come ha spiegato a Money.it il generale Landi, l’Italia non sarebbe coperta nel caso dovesse essere oggetto del lancio di missili balistici che, potenzialmente, possono trasportare anche una testata nucleare.

In materia di difesa aerea, la Francia sembrerebbe aver deciso di fare per conto proprio con un sistema di difesa terra-aria a medio raggio che già sarebbe integrato a quello Nato.

La Polonia invece da tempo avrebbe stretto una solida partnership con Stati Uniti e Regno Unito in materia di difesa antimissilistica. E l’Italia? Il nostro Paese starebbe lavorando ad altri sistemi insieme a Francia e Regno Unito.

In particolare ci sarebbe il progetto Twister (Timely warning and Interception with space-based theater) che dovrebbe entrare in funzione entro il 2030. L’obiettivo si legge su Startmag sarebbe quello di “rispondere sia a obiettivi convenzionali come aerei da caccia di prossima generazione sia a minacce provenienti da missili balistici di manovra con distanze intermedie, missili da crociera ipersonici o supersonici, alianti ipersonici”.

Visti i tempi che corrono, meglio fare in fretta.

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