Mutui: fino a quanto può salire il tasso variabile?

Claudia Cervi

21 Maggio 2023 - 11:51

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Le previsioni della Bce indicano ulteriori aumenti dei tassi di interesse nel 2023. Ecco fino a quanto può salire il tasso variabile dei mutui e quali conseguenze sulle rate mensili.

Mutui: fino a quanto può salire il tasso variabile?

Come sta cambiando il mercato dei mutui a tasso variabile? Fino a che punto potranno salire le rate? Queste sono domande cruciali per coloro che stanno considerando un mutuo e per le oltre 3 milioni e mezzo di famiglie che hanno acquistato una casa attraverso questa forma di finanziamento. L’ultimo rialzo dei tassi Bce, avvenuto il 4 maggio, ha suscitato ulteriori preoccupazioni poiché comporta un aumento delle rate mensili per coloro che hanno un mutuo a tasso variabile.

La presidente Christine Lagarde ha alzato l’asticella e anticipato un ulteriore aumento a giugno. Chi sta valutando di aprire un mutuo, deve conoscere i vantaggi e gli svantaggi dei tassi variabili e valutare attentamente i rischi connessi. Quale sarà l’effetto di queste politiche sulla rata mensile?

In questo articolo esamineremo i fattori da considerare per prendere decisioni finanziarie informate quando si tratta di scegliere un mutuo a tasso variabile in un contesto in continua evoluzione.

Fattori che influenzano la variazione del tasso di interesse

I mutui a tasso variabile sono strettamente legati all’andamento dei tassi di interesse nel mercato finanziario. Diversi fattori possono influenzare la variazione del tasso di interesse e, di conseguenza, avere un impatto significativo sui mutui a tasso variabile in Italia.

Uno dei principali fattori che influenzano la variazione del tasso di interesse è la politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea (Bce). La Bce è responsabile della gestione della politica monetaria nell’area dell’euro, e le sue decisioni possono determinare i livelli dei tassi di interesse. Quando la Bce adotta politiche monetarie espansive, riducendo i tassi di interesse di riferimento, i mutui a tasso variabile tendono ad essere più convenienti per i mutuatari. Al contrario, un’azione restrittiva della Bce, con l’aumento dei tassi di interesse di riferimento, comporterà un aumento delle rate dei mutui a tasso variabile.

Oltre alla politica monetaria, l’andamento generale dell’economia nazionale e internazionale può avere un impatto significativo sui tassi di interesse. Se l’economia italiana è in crescita e la domanda di prestiti è elevata, i tassi di interesse tendono ad aumentare. D’altra parte, in periodi di recessione economica o bassa domanda di prestiti, i tassi di interesse possono diminuire.

È importante sottolineare che gli istituti di credito possono anche tenere conto di altri fattori, come il rischio di credito e le aspettative di inflazione, nella determinazione dei tassi di interesse per i mutui a tasso variabile. Questi fattori possono variare da banca a banca e possono influenzare le condizioni specifiche offerte ai mutuatari.

Andamento attuale del tasso di interesse

L’aumento dei tassi di interesse ha portato a un aumento di almeno il 50-60% delle rate del mutuo a tasso variabile, spingendo molti a chiedersi fino a che punto potranno salire. Dopo l’ultimo rialzo dei tassi Bce, il tasso fisso sembra essere più conveniente rispetto al tasso variabile.

Secondo le analisi di Facile.it, il 18,6% dei richiedenti mutui che avevano i requisiti l’anno scorso non li avrebbe più oggi, a causa dell’incremento del rapporto rata/reddito utilizzato dalle banche come criterio di selezione. Questo dato riflette l’aumento del costo del denaro e potrebbe aumentare ulteriormente se i tassi continueranno a salire.

Le rate più elevate hanno reso più difficile per gli aspiranti mutuatari accedere al credito, con una diminuzione del 22% del loro potere di acquisto nel corso dell’ultimo anno. Per ottenere un finanziamento per l’acquisto di una casa, oggi è necessario avere un reddito superiore del 27% rispetto a dodici mesi fa o considerare immobili con requisiti più adattabili al potere d’acquisto attuale.

Facciamo un esempio al fine di comprendere meglio l’evoluzione dei tassi di interesse e l’impatto sui mutui a tasso variabile. Consideriamo un mutuo a tasso variabile sottoscritto a gennaio 2022 per un importo di 150.000 euro della durata di 25 anni. La rata di partenza, calcolata con un tasso (TAN) dello 0,67%, era di 543 euro circa.

Dopo i sette aumenti dei tassi da parte della Bce, a partire da luglio 2022, il tasso del mutuo variabile tipo è salito notevolmente, arrivando a superare il 5% (Euribor a 1 mese al 3,15% + 2% di spread). La rata è passata da 543 euro a 875 euro, con un aumento del 61%.

Previsioni e scenari futuri per i mutui

Il tasso di interesse sui mutui continuerà a crescere nel corso del 2023 e forse anche nel 2024 come conseguenza dell’aumento del tasso di riferimento della Banca Centrale Europea che vuole arginare l’inflazione.

Questo significa che chi vuole aprire un mutuo deve fare i conti con rate più alte, avendo così minori possibilità di accedere al credito.

Secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI), dopo il rialzo dei tassi Bce di maggio, sia i mutui a tasso fisso che quelli a tasso variabile vedranno un aumento significativo delle rate.

La FABI spiega che per i mutui a tasso fisso, le rate sono destinate a raddoppiare, mentre per i mutui a tasso variabile legati all’Euribor, si prevede un incremento mensile del 50-60%. Per comprendere meglio l’impatto di queste previsioni, consideriamo alcuni esempi concreti.

Ad esempio, un mutuo a tasso fisso di 200.000 euro con una durata di 25 anni e un tasso medio superiore al 5% comporta una rata mensile di circa 1.218 euro. Nel caso di un prestito di 100.000 euro con le stesse caratteristiche, la rata mensile è invece di circa 597 euro con un tasso del 5,1%.

Per i mutui già esistenti, non ci sono differenze significative per quelli a tasso fisso. Tuttavia, le rate dei mutui a tasso variabile hanno già subito aumenti fino al 65%. A fine febbraio 2023, il valore totale dei mutui per l’acquisto di abitazioni in Italia raggiungeva i 426 miliardi di euro, registrando un aumento di 50 miliardi rispetto alla fine del 2017 (+13,5%).

Le proiezioni future indicano che i tassi potrebbero continuare a salire. Gli esperti prevedono che l’Euribor a 3 mesi raggiungerà il suo picco intorno al 3,76% a settembre 2023. Ciò comporterebbe un tasso di mutuo superiore al 5,5%, con una rata mensile di circa 920 euro, ovvero un aumento di oltre 370 euro rispetto a gennaio 2022.

Tuttavia, le aspettative indicano anche una possibile inversione di tendenza. Le quotazioni per giugno 2024 stimano un Euribor a 3 mesi intorno al 3,22%, corrispondente a una rata mensile di 698 euro.

Nel contesto italiano, su un totale di 25,7 milioni di famiglie, circa 3,5 milioni possiedono un mutuo, mentre 6,8 milioni di cittadini sono indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali. Questi dati sottolineano l’importanza di valutare attentamente le previsioni e gli scenari futuri per i mutui a tasso variabile al fine di prendere decisioni finanziarie informate e garantire la sostenibilità dei pagamenti nel lungo termine.

Consigli per gestire un mutuo a tasso variabile

Gestire un mutuo a tasso variabile richiede attenzione e pianificazione. Ecco alcuni consigli utili da considerare prima di aprire il mutuo:

  • monitorare l’andamento dei tassi,
  • pianificare la durata del mutuo,
  • scegliere la soluzione più adatta tra tasso fisso o variabile in base alle proprie esigenze,
  • considerare le spese accessorie,
  • leggere attentamente le condizioni generali del contatto e compararle ad altre offerte di mutui,
  • creare un budget adeguato,
  • avere un fondo di emergenza,
  • considerare opzioni come la surroga o la rinegoziazione nel caso si avesse già un mutuo.

Tutti questi elementi possono contribuire a gestire in modo efficace un mutuo a tasso variabile e garantire una situazione finanziaria stabile nel lungo termine.

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