Multe per chi ha una piscina fuori terra in giardino, ecco cosa rischi

Simone Micocci

25 Giugno 2025 - 15:34

Cosa rischia chi ha una piscina fuori terra in giardino e non rispetta le regole, le multe più sottovalutate.

Multe per chi ha una piscina fuori terra in giardino, ecco cosa rischi

La piscina fuori terra è una soluzione pratica, flessibile e soprattutto economica per svagarsi e combattere il caldo.

È arrivato il momento migliore dell’anno per approfittarne, facendo attenzione a non rovinarsi il relax con leggerezze che possono costare caro.

Chi ha una piscina fuori terra in giardino, infatti, rischia alcune multe. Queste sanzioni vengono spesso sottovalutate, eppure possono arrivare a importi piuttosto elevati. A tal proposito, ecco quali sono gli errori più comuni e come evitarli per salvaguardare il benessere nelle giornate d’estate.

Cosa rischi quando svuoti la piscina

L’aspetto in assoluto più sottovalutato da chi ha una piscina fuori terra in giardino è lo smaltimento dell’acqua, per esempio quando è il momento di cambiarla per le pulizie o la manutenzione. Moltissimi cittadini, per non dire la maggior parte, si limitano semplicemente a svuotare l’acqua nel giardino stesso: tuttavia, questa pratica, che peraltro è deleteria per la vegetazione e la fauna, è però vietata.

La materia è regolamentata dalla legge n. 319/1976 recante “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento” e dal decreto legislativo n. 152/1999. Queste norme, che inoltre sono affiancate da una massiccia e variegata serie di disposizioni locali, prevedono diverse regole sullo scarico delle acque. Sulla classificazione dell’acqua proveniente dalla piscina non esiste neanche una classificazione univoca, ma in generale è necessario smaltirla con attenzione.

La legge vieta infatti di scaricare in fognatura, sul suolo o nelle acque superficiali dell’acqua con una percentuale di cloro maggiore ad alcuni limiti: 0,2 mg/l per le acque superficiali e 0,3 mg/l per la fognatura pubblica. Chi vuole smaltire l’acqua in autonomia, senza affidarsi a una ditta specializzata, deve quindi ridurre la percentuale di cloro prima di procedere con lo scarico.

Questo passaggio può essere eseguito con diversi metodi a seconda della propria organizzazione. La cosiddetta declorazione può essere svolta attraverso prodotti appositi per il trattamento dell’acqua oppure lasciando decantare il liquido a lungo in una vasca d’accumulo. In ogni caso, è bene non gettare l’acqua prima di aver raggiunto questo risultato. Questo metodo dovrebbe essere seguito per tutte le acque di scarico della piscina, per evitare errori.

La normativa locale, tuttavia, può prevedere delle disposizioni specifiche differenti. Alcuni enti, in particolare, classificano le acque della vasca come acque domestiche e quelle del controlavaggio come acque industriale. Le prime possono quindi essere smaltite con una certa libertà, ma non si tratta di una regola valida su tutto il territorio nazionale. In caso di dubbio è quindi preferibile trattare l’acqua prima di smaltirla. A tal proposito, i regolamenti locali prevedono anche le specifiche sanzioni per chi infrange le regole. In linea generale, comunque, si può tener conto di quanto previsto dal Testo unico ambientale: l’ammenda da 3.000 a 30.000 euro (o l’arresto da 3 mesi a 1 anno).

Permessi per la piscina interrata

Un’altra causa di dubbio per i proprietari di piscine private riguarda i permessi edilizi e soprattutto la paura di commettere abusi.

Per quanto riguarda le piscine fuori terra, in alcuni casi non sono previste delle autorizzazioni, a patto che si tratti di una struttura temporanea o comunque amovibile facilmente, che non modifichi il territorio e che non sia composta da strutture che richiedono permessi di costruzione (come pedane e similari).

Sul punto bisogna però fare riferimento alle disposizioni del proprio Comune, che potrebbero prevedere una procedura diversa e in alcuni casi pretendere i permessi.

L’assenza di una norma univoca sul territorio nazionale impedisce di avere una regola uguale per tutti, perciò è essenziale verificare le regole locali, anche riguardo a eventuali vincoli sul territorio. In linea generale, l’autorizzazione è evitabile soltanto se si tratta di piscine amovibili, di dimensioni contenute e temporanee.

Attenzione a non disturbare

Infine, un’altra buona regola da osservare per evitare disagi è limitare schiamazzi e festeggiamenti in piscina in modo appropriato al luogo e all’orario.

Altrimenti, si potrebbe ricevere un’accusa per il reato di disturbo della quiete pubblica, punibile con l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 309 euro. Il reato si verifica quando il rumore è tanto elevato e prolungato da poter disturbare un numero indeterminato di persone. L’esempio più classico, è la festa in piscina che prosegue a tarda notte con musica e grida che impediscono la quiete dell’intero quartiere.

Anche su questo punto potrebbero essere previste disposizioni più specifiche dai regolamenti comunali, ma non bisogna dimenticare nemmeno quelli condominiali e le regole generali di vicinato. Le immissioni non devono superare la normale tollerabilità, in relazione all’intensità e alle circostanze.

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