Mosca vuole far saltare il casinò dell’oro di carta. E il Comex diventa un bancomat

Mauro Bottarelli

18/08/2022

18/08/2022 - 16:56

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La Russia propone la nascita del Moscow World Standard in diretta concorrenza con la LBMA, da tempo al centro di accuse per manipolazione al ribasso dei prezzi. E i prelievi di oro fisico esplodono

Mosca vuole far saltare il casinò dell’oro di carta. E il Comex diventa un bancomat

Colpo su colpo. La guerra sanzionatoria sta tramutandosi in un rilancio rialzista che punta tutto sul principio in base al quale ogni parte in causa abbia qualcosa da nascondere. Quindi, ogni mossa presuppone una reazione contraria in grado di far saltare l’altarino che la sottende. E tramutare in autogol ciò che si credeva una mossa strategica.

Se infatti Mosca ha visto il proprio oro bandito dai mercati internazionali dall’ultimo round di sanzioni, ecco che il ministero delle Finanze ha deciso di vedere il bluff e proporre la creazione di un nuovo standard internazionale, Moscow World Standard (MWS) in diretta concorrenza con quello della London Bullion Market Association (LBMA), da anni ormai al centro di accuse di manipolazione sistematica al ribasso dei prezzi. Al centro della disputa, tutta politica soltanto in superficie, l’annosa ambivalenza del mercato fra cosiddetto oro fisico composto da barre e lingotti e quello di carta dei futures, contratti che spesso e volentieri altro non sono che veicoli speculativi puri. E che, soprattutto, scontano un peccato originale che rappresenta il segreto di Pulcinella: la ratio fra nozionale di contratti derivati e sottostante oro fisico a loro garanzia è materia da unicorni, nel senso che si opera su una leva impressionante di incapacità ontologica alla consegna.

Insomma, chi opera sui paper gold sa che al 99% le sua scommessa non contempla affatto la garanzia di consegna finale dell’oro fisico trattato attraverso i derivati, semplicemente perché nei caveau londinesi o della Borsa ad hoc di New York, il COMEX, non è disponibile quella quantità di lingotti o barre. Tutti lo sanno e a tutti va bene. Per il semplice fatto che dietro l’oro c’è molto più di una mera speculazione finanziarie, un arbitraggio di prezzo: c’è l’eterna lotta fra moneta Fiat e bene rifugio per antonomasia che tesaurizza le aspettative di crisi sistemiche.

E se qualcuno ancora maledice quella decisione di Richard Nixon del 15 agosto 1971, la fine del gold standard di convertibilità aurea del dollaro, ecco che i regimi di QE strutturale cominciati dopo la crisi finanziaria del fallimento Lehman hanno acuito questa contrapposizione. Poiché l’operatività delle Banche centrali ha tramutato la valuta Fiat in asset moltiplicabile all’infinito attraverso un impulso elettronico, mentre l’oro fisico non è manipolabile. Bensì, contingentato. Insomma, chi ha paura di un altro 2008 (o addirittura 1929) legato al deprezzamento delle valute ormai tramutate in ciclostile per finanziare i deficit statali, compra oro. Fisico e non di carta. Oppure tentava la sorte in cripto.

Detto fatto, Mosca ha colto la palla al balzo. Cosa di meglio per colpire l’Occidente sanzionatore che andare a stuzzicarlo e minacciarlo nella sua dipendenza ormai esiziale dalla stamperia globale delle Banche centrali, vere e proprie finanziatrici di leverage? Ecco quindi la proposta del nuovo standard moscovita per l’oro, avanzata dal ministro delle Finanze, Anton Siluanov, al fine di normalizzare il funzionamento di un settore criticamente importante come quello del mercato dei preziosi. Le basi logistiche della nuova struttura avranno sede nel nuovo quartier generale di brokeraggio di Mosca, il quale dipenderà in toto dall’MWS.

Inoltre, verrà creato un comitato per il fixing dei prezzi dei metalli preziosi composto dalle Banche centrali e dai principali istituti di credito dei Paesi membri dell’Unione Economica Eurasiatica (Armenia, Bielorussia, Russia, Kazakhstan e Kyrgyzstan) che vantano una presenza nel mercato dei preziosi. Infine, a detta di Siluanov, il prezzo dei metalli preziosi verrà fissato sia nelle valute dei principali Stati membri della nuova struttura, sia attraverso l’utilizzo di nuove unità monetarie riconosciute nel commercio internazionale, ad esempio la nuova valuta-paniere dei Brics.

Insomma, tutto risponde a una logica da reset geopolitico epocale e non solo allo sgambetto rispetto allo schema Ponzi legato all’incolmabile - e potenzialmente letale, a livello finanziario - gap fra numero di contratti futures sull’oro e metallo fisico a loro garanzia di consegna. Ma queste immagini

Ammontare nozionale di contratti derivati su metalli preziosi Ammontare nozionale di contratti derivati su metalli preziosi Fonte: Office of the Comptroller of the Currency
Contratti derivati su metalli preziosi detenuti dalle «Big four» bancarie Usa al 31 marzo 2022 Contratti derivati su metalli preziosi detenuti dalle «Big four» bancarie Usa al 31 marzo 2022 Fonte: Office of the Comptroller of the Currency

mostrano plasticamente quale sia l’esposizione delle principali banche d’affari statunitensi (e mondiali) a quel giochino perverso, il tutto alla luce di un nozionale di derivati spaventoso e di un ruolo pressoché egemone di quattro dei soggetti finanziari statunitensi che, come si dice in gergo, call the shots a Wall Street. Le Big Four. E se JP Morgan e Citigroup da sole detengono il 90% di quei contratti derivati, ecco che l’ultimo report dell’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) parla chiaro: nel solo arco temporale intercorso fra il primo e il secondo trimestre di quest’anno, il nozionale di derivati legati ai metalli preziosi è salito del 520%, passando da un controvalore di 79,28 miliardi di dollari a 491,87 miliardi.

Sarà per questo che al COMEX, la Borsa dei metalli preziosi di New York, ultimamente ha preso vigore questo trend,

Andamento dei «prelievi» di oro fisico presso il COMEX di New York su medie variabili Andamento dei «prelievi» di oro fisico presso il COMEX di New York su medie variabili Fonte: CME Group/GoldCharts

ovvero una corsa pressoché senza precedenti al ritiro di oro fisico, quasi un assalto al bancomat di barre e lingotti in anticipazione del rischio che qualcuno, questa volta, faccia veramente saltare il banco del casinò. innescando la gold-run terminale? Per ora le quotazioni di fixing ufficiale paiono tranquillizzare rispetto a sommovimenti epocali. Ma attenzione, l’accusa generalizzata è proprio quella di manipolazione al ribasso dei prezzi. Magari per tenere nascosto un processo in atto, almeno fino a quando chi di dovere non abbia le spalle coperte.

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