Morto un Reddito di cittadinanza se ne fa un altro: perché l’Italia non può restare senza sussidi

Simone Micocci

07/04/2023

07/04/2023 - 15:23

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Reddito di cittadinanza, ma quale cancellazione: ci sarà il cambio nome e qualche altra piccola novità. Ma gli occupabili continueranno a godere di un sussidio.

Morto un Reddito di cittadinanza se ne fa un altro: perché l’Italia non può restare senza sussidi

Giorgia Meloni lo aveva annunciato in campagna elettorale: “Cancelleremo il Reddito di cittadinanza” e così è stato. Con la legge di Bilancio 2023, infatti, tutte le disposizioni contenute tra l’articolo 1 e l’articolo 13 del decreto n. 4 del 2019 (convertito in legge n. 26 del 2019) vengono abrogate a partire dal 1° gennaio 2024.

Una decisione “politica” l’ha definita Giorgia Meloni, secondo la quale la povertà si contrasta con il lavoro e non con i sussidi. Ed è vero, ma questo vorrà dire che il governo dovrà impegnarsi nel supportare tutti coloro che un lavoro non lo hanno perché non lo trovano - un po’ perché non hanno le competenze per cercarlo e un po’ perché non hanno un profilo che risulta appetibile alle aziende - e non perché non vogliono lavorare.

La decisione di cancellare il Reddito di cittadinanza sembra però essere stata affrettata, e non solo per le conseguenze giuridiche dell’abrogazione visto l’addio al reato di appropriazione indebita del Rdc che già in queste settimane sta provocando non pochi disagi nelle aule di tribunale. Il governo Meloni, infatti, sembra essersi reso conto che l’Italia non può restare senza un sussidio al reddito, ragion per cui sta pensando d’introdurre una nuova Misura d’inclusione attiva che in tanti aspetti richiama il funzionamento del Reddito di cittadinanza.

Tant’è che sarebbe stato sufficiente - e sicuramente più semplice e veloce - intervenire direttamente modificando il suddetto decreto del 2019 anziché abrogarlo e approvarne uno nuovo. Al momento, infatti, sembra perlopiù un’operazione di rebranding, necessaria visto che il governo Meloni non vuole di certo legittimare quel Reddito di cittadinanza tanto sbandierato dal Movimento 5 stelle e attaccato da Fratelli d’Italia.

Nei fatti, però, rischia di cambiare molto poco rispetto a oggi: ma siamo certi che sarà diversa sarà la trattazione nei confronti di quelle persone che beneficeranno della Misura d’inclusione attiva che non verranno più bollati come “fannulloni” quanto più come persone bisognose di un supporto da parte dello Stato.

Perché la Misura d’inclusione attiva non sarà tanto diversa dal Rdc

In origine è stato il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), poi il Reddito di inclusione (Rei), adesso il Reddito di cittadinanza (Rdc) e domani la Misura d’inclusione attiva (Mia). Misure che condividono la stessa ratio: supportare le famiglie che si trovano in una condizione di difficoltà economica.

Specialmente con l’introduzione del Reddito di cittadinanza l’Italia si è proiettata sempre più verso un reddito minimo garantito, inteso come quell’integrazione riconosciuta a tutti gli individui che vivono al di sotto di una certa soglia di reddito al fine di garantire loro un tenore di vita dignitoso.

Con la Misura d’inclusione attiva si farà sicuramente un passo indietro, ma non sufficiente per pensare che tale prestazione sia così differente da Reddito di cittadinanza e dai suoi predecessori. Tant’è che a parte un taglio al limite Isee - che dovrebbe passare da 9.360 a 7.200 euro - non ci saranno particolari differenze per quei nuclei familiari in cui sono presenti minori, disabili oppure over 60: l’importo riconosciuto sarà infatti simile a quanto erogato con il Reddito di cittadinanza (con una maggiore valorizzazione dell’assegno unico), mentre la durata dopo il rinnovo verrà portata da 18 a 12 mesi.

E laddove nel nucleo dovessero esserci persone disoccupate ma ritenute occupabili sarà obbligatoria la partecipazione a una politica attiva nella quale saranno svolte attività di orientamento e ricerca del lavoro, come pure di formazione laddove necessarie per far acquisire al percettore le competenze necessarie per essere appetibile alle aziende in cerca di lavoratori.

Insomma, lo stesso percorso previsto dal Reddito di cittadinanza, il quale tuttavia - per una diversa serie di problemi - non ha funzionato come si sperava.

Per tutti gli altri nuclei invece ci sarà una leggera stretta: ad esempio il sussidio dovrebbe essere tagliato del 25%, mentre la durata verrà portata a 12 mesi. Come si può notare, però, il risultato è molto diverso dai toni che erano stati utilizzati in campagna elettorale, quando tutto lasciava pensare a una cancellazione totale del Reddito di cittadinanza.

Invece una misura simile ci sarà e tutto lascia pensare che ci saranno occupabili che continueranno a godere di un sussidio da parte dello Stato, seppur per un importo e una durata inferiori. E non è detto che nel periodo in cui percepiranno il sostegno saranno davvero attivati nella ricerca del lavoro: molto dipenderà dall’efficienza dei servizi per il lavoro, per i quali non sembrano esserci molte differenze rispetto a qualche anno fa. Gli organici continuano a essere sottodimensionati e in molte Regioni non sono stati banditi i concorsi finanziati con l’introduzione del Reddito (per più di 10.000 posti). Senza dimenticare l’addio ai navigator.

Vero che da parte del governo Meloni c’è stata l’apertura alle agenzie private per il lavoro, ma va detto che solitamente queste sono abituate a lavorare con profili diversi da quelli del beneficiario del Reddito di cittadinanza, che invece ha un titolo di studio spesso inadeguato e manca di competenze tecniche e trasversali che lo potrebbero rendere appetibile alle aziende.

Perché in Italia un sussidio non potrà mai mancare

Concordiamo con Giorgia Meloni quando dice che la povertà si contrasta con il lavoro e non con il sussidio. Ma la presidente del Consiglio è davvero convinta che tutti i beneficiari del Reddito di cittadinanza che secondo le norme di riferimento sono ritenuti occupabili possano trovare un lavoro nel breve periodo? Molto probabilmente no, ed è per questo che la Misura d’inclusione attiva non sarà tanto diversa dal Reddito di cittadinanza.

Si proverà a far meglio del Reddito di cittadinanza per quanto riguarda i risultati raggiunti dalla politica attiva, ma potrebbe non essere sufficiente: ecco perché per evitare un effetto boomerang, si sta pensando a una misura che verrà presentata come molto diversa dal Rdc - così da convincere coloro che tifavano per la sua cancellazione - quando in realtà non sarà così, in modo che gli svantaggi per coloro che perderanno il sostegno saranno comunque limitati.

Senza dimenticare poi il monito dell’Unione europea che da tempo si è espressa in favore di misure di sostegno al reddito dei cittadini finalizzate a garantire un reddito minimo: un appello che almeno per il momento sembra sia stato ascoltato, in quanto nonostante un piccolo taglio alla platea dei percettori continuerà a esserci “vita” dopo il Reddito di cittadinanza.

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