Morti sul lavoro per coronavirus: le stime di Inail

Anna Maria Ciardullo

30/04/2020

14/06/2021 - 15:04

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Inail ha pubblicato le stime relative alle morti sul lavoro per coronavirus. I dati di marzo e aprile.

Morti sul lavoro per coronavirus: le stime di Inail

Inail ha svelato i numeri delle morti sul lavoro per coronavirus. I casi letali denunciati in Italia nell’ultimo periodo sono stati in tutto 98, di cui 52 nel mese di marzo e 46 ad aprile.

Il bilancio dei decessi da COVID-19 pesa sul totale delle morti sul lavoro nello stesso periodo per il 40% e interessa soprattutto le professioni legate al settore sanitario, maggiormente esposte al rischio di contagio.

Morti sul lavoro per coronavirus: i numeri di Inail

Inail ha rilevato che il settore della Sanità e dell’assistenza sociale sono stati i più colpiti, con il 42,2% dei decessi e il 72,8% dei casi di contagio sul lavoro da Covid-19 denunciati all’istituto.

Avvicinando la lente d’ingrandimento all’interno dei due comparti emerge che la categoria più coinvolta è quella dei tecnici della salute con il 15% di morti sul lavoro, seguita da medici, operatori socio-sanitari e socio-assistenziali che condividono la stessa percentuale, 13% di casi.

Il 54,1% dei decessi denunciati si è verificato nel Nord Ovest, Lombardia in testa con il 36,7% dei casi letali. Nel Nord-Est la percentuale scende al 13,3% dove l’Emilia Romagna pesa per il 9,2%, scende ancora al 10% al Centro e tutto il resto del Sud è interessato per il 20,4%. Le isole hanno denunciato solo il 2% dei casi.

Incidenza per genere

Gli uomini si confermano più suscettibili agli effetti del coronavirus rispetto alle donne. Il 79,6% dei decessi ha interessato le persone di sesso maschile contro il 20,4% del genere opposto. Tuttavia, sul piano dei contagi, la percentuale si ribalta, le donne contagiate sul lavoro sono il 71,1% contro il 28,9% degli uomini.

Più di tre denunce di contagio su quattro interessano operatrici donne, in particolare per le professioni tecnico-sanitarie. Il 12,6% è relativo invece ai lavoratori stranieri, qui la percentuale delle donne sale all’80%.

Sui 98 decessi denunciati tra marzo e aprile, sono morti 78 uomini e 20 donne, l’età media è la stessa per entrambi i generi e si assesta a 58 anni. Il 68,4% del totale delle denunce riguarda, invece, il target 50-64 anni, seguito dagli over 64 (20,4%) e infine dai più giovani 35-49 anni (9,2%) e under 34 (2,0%).

I contagi sul lavoro

Oltre alle denunce di morti sul lavoro per coronavirus, Inail ha reso noti anche i dati relativi ai contagi. Tra la fine di febbraio e lo scorso 21 aprile si sono ammalati di COVID-19 sul posto di lavoro oltre 28.000 lavoratori.

Anche in questo caso, le professioni sanitarie risultano le più colpite, con il 45,7% di casi nella categoria dei tecnici della salute (come infermieri e fisioterapisti), il 18,9% tra gli operatori socio-sanitari, il 14,2% dei medici, il 6,2% degli operatori socio-assistenziali e il 4,6% del personale di servizio.

Tutti i dati riportati da Inail sono rappresentativi, ma provvisori, come ha precisato anche l’Istituto, poiché richiedono un confronto con quelli nazionali rilevati dall’ISS, una valutazione del contesto e soprattutto, riferiscono solo ai lavoratori assicurati Inail, escludendo di conseguenza alcune categorie, come i medici liberi professionisti e i farmacisti.

Infatti, il dibattito sull’ampliamento delle della platea Inail è tornato di grande attualità

Il governo promette sostegno

Relativamente al tema delle morti sul lavoro per coronavirus, il governo ha assicurato che sta lavorando in sinergia con Inail e le altre istituzioni per stabilire quali condizioni saranno necessarie affinché la ripresa non comporti nuovi rischi e nuovi decessi.

“Il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro firmato lo scorso 24 aprile è il caposaldo per poter lavorare in sicurezza nella fase 2. Allo stesso tempo andrà assicurato il massimo sostegno ai lavoratori che hanno contratto il virus, a partire dalle categorie più esposte, come gli operatori sanitari impegnati in prima linea per il contenimento della pandemia”

ha spiegato il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.

Purtroppo, però sono oltre tre milioni e mezzo i lavoratori che non hanno diritto ad alcun indennizzo in caso di problemi di salute collegati con il proprio impiego. Per questo, Inail si è detto disponibile a rivedere le norme di protezione sul lavoro, per aggiornarle e renderle più attuali, oltre ad aprire a nuove categorie la sua platea di assicurati.

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