Made in Italy: il contributo dei migranti è di oltre il 25%

Massimiliano Carrà

26 Ottobre 2019 - 12:57

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Oltre il 25% delle prelibatezze del Made in Italy arriva nelle nostre tavole grazie al contributo dei migranti. Sono infatti 370.000 i lavoratori provenienti da 155 Paesi diversi che hanno trovato regolamente occupazione nell’agricoltura

Made in Italy: il contributo dei migranti è di oltre il 25%

Made in Italy a tinte straniere, almeno per quanto riguardo il settore agricolo. È questo emerge da un’analisi di Coldiretti in occasione della presentazione del rapporto Migrantes 2019 redatto da Idos.

Da quanto si evince proprio da questa ricerca, oltre il 25% delle prelibatezze del Made in Italy arriva nelle nostre tavole grazie al contributo dei migranti. Sono infatti 370.000 i lavoratori provenienti da 155 Paesi diversi che hanno trovato regolamente occupazione nell’agricoltura.

In base proprio a questi numeri, secondo Coldiretti, i migranti che lavorano nel campo dell’agricoltura forniscono il 27,3% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore stesso.

Ma non è tutto. La presenza di occupati stranieri nel settore dell’agricoltura italiana, non si limita solo alla coltivazione. Infatti, secondo Coldiretti, sono quasi 17.000 gli stranieri che guidano un’impresa agricola.

Made in Italy e migranti: comunità rumena in testa

Entrando più nel dettaglio, secondo quanto evidenziato da Coldiretti, la comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena. Essa infatti conta 107591 occupati.

Al secondo posto si piazza quella marocchina con 35013 lavoratori e quella indiana con 34043 occupati. Importanti però anche le presenza della comunità albanese che conta 32264 occupati.

Più distanti, ma comunque con numeri significativi, le altre comunità, ossia:

  • senegalesi: 14165 occupati,
  • polacchi: 13134 occupati,
  • tunisini: 13106 occupati,
  • bulgari: 11261 occupati,
  • macedoni: 10428 occupati,
  • pakistani: 10272 occupati,

Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani, mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.

Infine, sottolinea Coldiretti i migranti contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la sicurezza sul lavoro e la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro.

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